«I contadini hanno vinto, noi abbiamo perso. Perderemo sempre.» Sono le parole disilluse di Yul Brynner a chiudere l’epopea de I Magnifici 7, film del 1960 che occupa un posto singolare nella storia del cinema americano: a metà strada tra i western classici e la successiva rilettura crepuscolare, racconta il tramonto del Mito e l’alba di un mondo nuovo, dove gli avventurieri e i pistoleri lasciano il posto a una società più civilizzata. Il remake firmato da Antoine Fuqua è invece figlio dell’attuale momento storico, sia in termini cinematografici sia dal punto di vista storico-sociale, e le conseguenze risultano evidenti sin dal prologo, per poi riverberarsi lungo tutto l’arco del film.
Bartholomew Bogue, l’infernale villain interpretato da Peter Sarsgaard, semina tempesta fra i cittadini di Rose Creek con la certezza di aver ricevuto un’investitura divina, in una nazione dove «La democrazia equivale al capitalismo, e il capitalismo equivale a Dio». Il suo obiettivo è estorcere i terreni ai pacifici abitanti della città per sfruttarne le risorse aurifere, affermandosi come un pioniere del neocapitalismo più violento e brutale, agevolato da una Legge che gli consente di spadroneggiare sugli inermi: «Se Dio non avesse voluto che li tosassimo, non li avrebbe fatti pecore» dice Bogue, citando il Caldera del film originale. Per fortuna esistono i samurai del Vecchio West, cowboy imperfetti e fallibili, ma con un grande senso dell’onore. Sam Chisolm (Denzel Washington) viene ingaggiato da due cittadini di Rose Creek per difendere il villaggio, e la ricerca di altri eroi porta alla formazione di una squadra che intraprende questa missione disperata: fra di essi ci sono Josh Faraday (Chris Pratt), simpatico ubriacone con un debole per le carte e i giochi di prestigio, ma imbattibile con la pistola; Goodnight Robicheaux (Ethan Hawke), un tiratore cajun dalla mira infallibile; il suo compagno Billy Rocks (Byung-hun Lee), devastante artista marziale che predilige i coltelli; Jack Horn (Vincent D’Onofrio), possente cacciatore di taglie con la lingua di un predicatore; Vasquez (Manuel Garcia-Rulfo), fuorilegge messicano che non si fa mai trovare impreparato; e Red Harvest (Martin Sensmeier), un giovane Comanche a cui è stato predetto che avrebbe incontrato il suo destino in solitudine. Insieme costituiscono un formidabile gruppo di avventurieri, pronti a difendere Rose Creek dalla furia di Bogue.
In un’epoca dove la legittimità del capitalismo è stata messa notevolmente in dubbio, la sceneggiatura di Nic Pizzolatto e Richard Wenk risale alle origini dell’attuale sistema americano, un meccanismo prevaricante dove il Sogno è un privilegio per pochi eletti. Poi però si ritorna al Mito, che in questa versione – non dimentichiamo che alla base di tutto c’è I sette samurai di Akira Kurosawa – viene restaurato sin dalle fondamenta, senza abbandonarsi al disincanto dell’originale: in effetti, più che di remake, si dovrebbe parlare di una “reinterpretazione” costruita sulle basi del film di John Sturges. I personaggi sono caratterizzati con tratti netti ed efficaci, ognuno in cerca della propria missione o della propria redenzione, anche se i cenni sul loro passato sono talvolta frammentari e incompleti (è il caso di Goodnight Robicheaux, tormentato da una profezia che viene soltanto evocata e mai approfondita). Questo accade perché il focus de I Magnifici 7 si sposta sull’azione, poderosa e trascinante come in un film bellico, messa in scena da Fuqua con un piglio da cinema “classico” che non offre troppe concessioni alle tendenze spettacolari dell’era digitale.
Se è vero che la tematica iniziale si dissolve in una catena di pistolettate fulminanti ed esplosioni fragorose, i dialoghi conservano sempre un certo livello di arguzia che riflette la sagacia dei protagonisti. Inoltre, I Magnifici 7 s’impone come un emblema della Hollywood contemporanea: gli eroi del film sono un gruppo multietnico che non rappresenta solo un’avanguardia di integrazione e tolleranza rispetto al clima repressivo dell’epoca, ma anche un inno alla diversità e al politicamente corretto che esprime le inclinazioni del cinema americano odierno. Gli sviluppi della trama rispecchiano questo approccio, come se volessero aprire le porte su un futuro differente, più evoluto e paritario. Ma il Mito, quello vero, quello che cavalca verso il tramonto dopo aver raddrizzato i torti e punito i carnefici, resta sempre lo stesso.
Presentato Fuori Concorso alla 73ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, I Magnifici 7 uscirà in Italia il prossimo 22 settembre. Per maggiori informazioni potete consultare la scheda del film sul sito Warner Bros. e sulla pagina Facebook ufficiale.
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