L’elaborazione psico-emotiva delle guerre jugoslave è un lungo processo che Emir Kusturica non ha ancora completato, e il suo cinema insiste a tornarci con modalità e trame diverse nel tentativo d’illuminare il conflitto da angolazioni inedite. On the Milky Road è il nuovo tassello di questo percorso cinematografico e personale, ma stavolta il regista serbo si concede uno spirito vagamente più commerciale, avvalendosi di Monica Bellucci per una storia d’amore su sfondo bellico.
Il cineasta interpreta Kosta, un uomo che ogni giorno attraversa il fronte a dorso d’asino per consegnare il latte ai soldati. Amato dalla frizzante Milena, e sempre accompagnato da un falco, Kosta se la cava benissimo, ma l’arrivo di una donna italo-serba (Bellucci) sconvolge la sua vita: questa donna, nota semplicemente come “la Sposa“, dovrebbe unirsi in matrimonio con il fratello di Milena, ma Kosta se ne innamora e lei lo ricambia. Mentre la guerra incalza, i due amanti sono costretti a una corsa disperata per sfuggire alla devastazione e ai proiettili.
Il gusto per i parossismi non ha certo abbandonato Kusturica, che infatti mette in scena una parabola di amore e di morte dove ogni reazione è sopra le righe, soprattutto tra i personaggi secondari: se Kosta e la Sposa si nutrono pacatamente del loro amore, l’umanità che ruota attorno a loro è grottesca, eccessiva, preda di ossessioni bizzarre che riflettono l’assurdità dell’ambiente. È paradossale, però, che proprio il protagonista venga additato come un individuo strambo ed enigmatico, una fama che deriva dal suo rapporto con la natura. Kosta sembra vivere in simbiosi con una natura brutale ma ricca di promesse, capace d’influenzare gli eventi e la vita degli uomini, dove simbologie più o meno criptiche traspaiono dal comportamento degli animali: i riferimenti biblici sono palesi (basti pensare al ruolo ambiguo del serpente che beve il latte rovesciato dalle taniche), ma risultano anche fin troppo circostanziati e avulsi dal contesto. Funzionano meglio le digressioni surreali, con punte di comicità slapstick o piccoli slanci poetici, in un mondo dove l’elemento fantastico è un aspetto endemico alla cultura stessa dei personaggi, e non genera stupore o diffidenza; al contrario, spesso rappresenta l’unico modo per sopravvivere.
Alla luce di questo approccio, è un peccato che l’autore perda di vista lo scenario storico della vicenda: l’epopea satirica di Underground – giusto per citare un precedente illustre – s’intrecciava profondamente con le vicissitudini del paese e dell’Europa intera, mentre On the Milky Road predilige la centralità della storia d’amore rispetto alla complessità socio-politica del contesto. Il copione sfocia quindi in una lunghissima fuga finale dove il regista non ha il minimo senso della misura. Tra botti fragorosi, inseguimenti acquatici e campi minati, l’ultimo “atto” si rivela troppo prolisso, senza aggiungere nulla di significativo alle disavventure della coppia. Soltanto l’epilogo risolleva parzialmente le sorti del film, poiché Kusturica ha quantomeno la delicatezza di chiudere la storia con una nota di lirismo: anche di fronte all’orrore, l’armonia con la natura regala la pace.
On the Milky Road è stato presentato Fuori Concorso alla 73ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
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