Le prima immagini di Animali notturni sono apparentemente slegate dal contesto narrativo, ma la satira sociale di Tom Ford comincia proprio da qui: la macchina da presa inquadra i corpi obesi di alcune donne nude, che danzano in modo ammiccante e sconfessano i canoni stereotipati dell’immaginario occidentale. In seguito, però, uno stacco di montaggio ci svela che queste donne sono imprigionate nei monitor di un’installazione artistica, appena inaugurata da Susan (Amy Adams) nella sua prestigiosa galleria d’arte. Siamo in una Los Angeles d’altissimo bordo, e allora scopriamo che le immagini di quelle donne – con la loro fisicità scandalosa per gli occhi del pubblico massificato – sono state “addomesticate” da una classe dominante, che neutralizza il loro potenziale rivoluzionario e le assorbe in una norma condivisa. Susan e i suoi “pari” si autoassolvono con uno sguardo paternalista, ma nulla può salvarli dalle frustrazioni della loro esistenza privilegiata.
Consapevole di questo paradosso, Ford mette in scena una galleria di borghesi complessati e annoiati, tristi e insoddisfatti, ma narcisisticamente consapevoli di non averne diritto, e quindi ancor più infelici. Lo stesso vale per Susan, sposata con un uomo distante (Armie Hammer) che non le dedica né il suo tempo né il suo affetto. Ma quando riceve dal suo ex marito Edward (Jake Gyllenhaal) la copia preliminare di un romanzo intitolato Animali notturni, la donna si lancia subito nella lettura, scoprendo così la storia di Tony (sempre Jake Gyllenhaal) e di sua moglie (Isla Fisher), che partono con la figlia adolescente (Ellie Bamber) e s’imbattono in tre criminali – emblemi del white trash dell’America più profonda – che li speronano in automobile e cominciano a minacciarli. Mentre le disavventure di questa famiglia diventano sempre più cupe, Susan ricorda la sua storia d’amore con Edward, finita 19 anni fa, e scopre inquietanti parallelismi fra il suo romanzo e il loro passato.
L’elemento metanarrativo della “storia nella storia” innesca un gioco di rimandi che si dipana per gradi, esaltando il valore dell’invenzione creativa per rielaborare (ed esorcizzare) i drammi personali. Ford costruisce un thriller psicologico dove i risvolti più tipici del genere – come la suspense, il senso di minaccia, le indagini – restano confinati nella dimensione del romanzo, mentre la cornice si avvicina di più a un melodramma contemporaneo: scopriamo per quale motivo la relazione tra Susan ed Edward non abbia funzionato, e ci chiediamo cosa l’abbia spinto a scrivere quella storia. Il mistero, alla fine, è proprio questo. Le meccaniche del thriller sono solo incidentali, e servono per giustificare il dialogo tra la realtà e l’immaginazione, poiché Edward usa il manoscritto per sfogare tutto il suo rancore nei confronti di Susan. Di fatto, Animali notturni è la storia di una lunga ed elaborata vendetta, tra le più raffinate della Hollywood conteporanea, colma di un risentimento che nasce dalla contrapposizione tra due diverse visioni del mondo: romanticismo e pragmatismo non troveranno mai una sintesi accettabile. In tale contesto è significativo che la vendetta si consumi nella riduzione dell’oggetto desiderato (quindi capace di esercitare un potere) a soggetto desiderante (quindi vulnerabile perché incompleto), con un ribaltamento di forze che sfocia nell’umiliazione.
Questa stratificazione di senso esprime la maturazione di Ford come regista, pur con qualche piccola incertezza di montaggio e qualche momento didascalico. Rispetto a A Single Man, si avverte la presenza di una mano più sicura, con una narrazione meno rarefatta ma più sfaccettata, capace di gestire i molteplici livelli del copione (basato sul libro Tony & Susan di Austin Wright) senza ricorrere a transizioni visibili. L’alternanza tra passato e presente, o tra romanzo e realtà, sfrutta più che altro gli effetti sonori per mettere in comunicazione le diverse sfere del racconto, eppure i legami sono spesso di natura emotiva. Non c’è assoluzione nel film, non c’è speranza: i personaggi si condannano con le loro stesse azioni, ma il peccato originale è rintracciabile nel materialismo di una classe sociale che si accontenta delle proprie ricchezze, e ha smesso di cercare una verità più pura. Di fronte a tutto questo, ogni ripensamento è per forza tardivo.
Animali notturni è stato presentato in concorso alla 73ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Troverete maggiori informazioni sulla pagina Facebook ufficiale.
#AnimaliNotturni
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