Articolo a cura di Sonia Serafini.
Abbiamo incontrato il regista cileno Pablo Larrain alla 73esima edizione del Festival di Venezia dove è venuto a presentare il suo “Jackie”, con una straordinaria Natalie Portman nei panni di Jacqueline Kennedy. La pellicola racconta i giorni successivi all’uccisione del Presidente Kennedy, le decisioni e le situazioni che si è dovuta trovare ad affrontare Jackie e la sua forte personalità.
Quali aspetti della personalità di Jackie ha voluto raccontare?
“Si poteva pensare che Jackie fosse superficiale, che si interessasse solo di moda e design, invece era una donna brillante, che aveva un senso politico molto sviluppato con un’educazione elevata. Parlava quattro lingue, era una donna molto sofisticata e interessante. Fu criticata per la sua decisione di voler rimodernare la casa bianca, le fu detto che stava sperperando soldi. Così fece chiamò una tv e realizzò un tour all’interno della Casa Bianca, non solo per dimostrare che i soldi usati erano proventi privati ma fu anche una mossa mediatica incredibilmente rivoluzionaria e innovativa.”
È riuscito a svelare alcuni dei segreti di questa donna incredibile?
“Nonostante il film sia su lei, anche dopo la visione Jackie rimane un personaggio misterioso, perché lei era così, e per me ancora mantiene quell’allure nonostante abbia diretto la pellicola. A questo punto sarà il pubblico a cercare di completarne la visione”
Si può dire che Jacqueline ha contribuito a creare il mito di JFK?
“Assolutamente. È riuscita in qualche modo a costruire la leggenda di JFK, il grande paradosso è che mentre cercava di fare ciò e rendere il marito un mito, ha in realtà costruito il suo stesso mito. Quando si va molto in alto, la caduta è sempre più grande, temo sia questo quello che è accaduto a loro, vivevano avvolti da un irreale splendore e d’un tratto tutto è cambiato”
Com’è stato avere Natalie Portman in questo ruolo?
“Mi ritengo molto fortunato ad aver avuto Natalie per questo ruolo. Sul set le continuavo a ripetere che il modo in cui parlava era perfetto quando impersonava Jackie, è stupefacente. Quando poi giri un film su un personaggio così e con un’attrice di questo calibro, l’intento è quello di confondere lo spettatore, per lui deve essere difficile capire se sta guardando Natalie Portman oppure Jackie Kennedy”
Avete avuto aiuti da parte delle istituzioni o dalla famiglia Kennedy per le ricostruzioni e le informazioni?
“In realtà questo non è un documentario, è il mio film fatto con rispetto ma in libertà. Non l’ho fatto per insegnare nulla a nessuno, solo per raccontare una storia. Volevo avere l’opportunità di aprire la porta della Casa Bianca e vedere cosa c’era nella “cucina”. Mi sono documentato solo attraverso cose pubbliche, libri, materiale storico, giornali. Non ho parlato con nessuno della sua famiglia proprio perché non è un documentario. Abbiamo però avuto aiuto dell’esercito, dal governo degli Stati Uniti, ci hanno dato i progetti e le cartine della Casa Bianca per non farci commettere errori di scenografia. Molti degli interni sono stati girati in Francia a Parigi, per il resto tutto è stato ricostruito in maniera assolutamente fedele attraverso un processo molto accurato.”
Jackie è stato presentato in Concorso alla 73ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
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