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The Mandalorian 2: la recensione del sesto episodio, The Tragedy

Pubblicato il 04 dicembre 2020 di Marco Triolo

Disclaimer: ancora una volta, data la natura dell’episodio di The Mandalorian, ci toccherà rivelare alcuni dettagli considerabili come SPOILER nella prima parte della recensione. Solo il necessario per non scrivere duemila battute sulla dieta dei Bantha di Tatooine. Gli spoiler veri in coda, come sempre.

Il sesto episodio della stagione 2 di The Mandalorian ha di nuovo un titolo che lascia poco all’immaginazione: The Tragedy. La puntata inizia mostrandoci un Mando più che mai paterno e un Grogu come sempre adorabile, ma un titolo del genere non può non gettare una luce sinistra e angosciante sul tutto. D’altra parte, con due puntate restanti, era inevitabile che qualche svolta importante arrivasse questa settimana.

La trama

La svolta importante si chiama Boba Fett. Temuera Morrison torna, dopo il fugace cameo alla fine del primo episodio della stagione, a reclamare la sua armatura. Insieme a lui c’è un aiutante che abbiamo già incontrato e che ha un debito nei confronti di Boba Fett. La puntata si ricollega persino a un momento della prima stagione, per confermare una teoria che girava da tempo. Come ormai ci ha abituato la serie, comunque, tra Mando, Boba e il terzo incomodo, c’è una rivalità più pragmatica che di ideali, stemperata da un rispetto reciproco che emerge nel corso dell’episodio.

Episodio che si svolte su Tython, il famoso pianeta del centro galattico dove si dice che abbiano avuto origine i Jedi. Mando e Grogu sono stati indirizzati lì da Ahsoka Tano nella scorsa puntata, perché lì si trova un tempio che potrebbe aiutare Grogu a scegliere il suo destino. Guarda caso – sì, la coincidenza è un po’ forzata, ma questo è il cinema – su Tython arrivano anche le truppe di Moff Gideon alla ricerca di Baby Grogu. Non resta che accantonare le divergenze e occuparsi degli imperiali prima di tutto.

Botte da orbi

La puntata è diretta da Robert Rodriguez e il livello di violenza nei corpo a corpo inevitabilmente si alza. Quando Boba Fett entra in azione, picchia duro e gli impatti dei suoi colpi si avvertono, cocci di armature di Stormtrooper volano un po’ dappertutto. Poi accade “la tragedia”, che non riveleremo qui, e lo status quo della serie viene per la prima volta modificato in maniera importante.

Dura 34 minuti The Tragedy, scritto ancora una volta da Jon Favreau. Durata perfetta per un episodio pieno di sparatorie e botte, in cui l’azione ha la precedenza sulle chiacchiere. Azione che si svolge tra la superficie di Tython e il cielo, da cui provengono le truppe imperiali.

Nuovi alleati

La cosa più interessante è che l’episodio prelude a una nuova alleanza a tre simile a quella tra Mando, Cara Dune e Greef Karga. Il tre è un numero fondamentale nella saga di Star Wars: tre erano i protagonisti della trilogia classica, tre quelli della trilogia sequel. La saga avanza, appunto, a trilogie. Ecco dunque un nuovo trio western, tre persone diverse ma che decidono di mettere da parte le divergenze per un obbiettivo comune. Accomunati oltretutto dall’odio per l’Impero.

Su tutto fa piacere rivedere Boba Fett in versione vagabondo pieno di cicatrici, segnato dai conflitti passati e dalla presunta morte ne Il ritorno dello Jedi. Temuera Morrison, interprete di Jango Fett nella trilogia prequel, non ha mai avuto l’occasione di interpretarne il più noto figlio/clone (se non in un’aggiunta vocale all’edizione speciale de L’impero colpisce ancora e in un paio di videogame). E poi, diciamolo: per quanto, grazie al suo iconico look, Boba Fett sia diventato presto uno dei personaggi più amati della saga, nessuno gli ha mai dato la personalità che gli è stata data in questi 34 minuti.

Vedremo come questo nuovo assetto verrà sfruttato nei prossimi due episodi, che potrebbero essere molto più connessi della media della serie.

E ora, i veri SPOILER…

The Tragedy ci conferma, finalmente, che quegli stivali che abbiamo visto al termine del quinto episodio della prima stagione erano di Boba Fett. Il cacciatore di taglie ha soccorso Fennec Shand (Ming-Na Wen) su Tatooine e l’ha curata. Lei gli ha giurato quindi fedeltà.

Molto interessante è anche la scoperta che Boba Fett non è propriamente un mandaloriano: ha ereditato l’armatura dal padre, ma non è che abbia giurato fedeltà al credo della sua stirpe. Per questo, Mando inizialmente non ne vuole sapere di dargli l’armatura.

The Tragedy riporta anche in scena Moff Gideon e Cara Dune e ci mostra per la prima volta i Dark Troopers di Gideon all’opera. Ma soprattutto, come dicevamo prima, cambia lo status quo di The Mandalorian come mai prima d’ora: la Razor Crest, la navetta di Mando, viene rasa al suolo da un laser, mentre Grogu viene rapito da Gideon. Ora a Mando non resta che allearsi con Boba Fett e Fennec per ritrovare il bambino.

C’è però un’altra cosa da tenere in considerazione. Nel tempio Jedi, Grogu ha effettivamente eseguito il rituale di cui parlava Ahsoka Tano. Lo ha portato a compimento. Il che significa che qualcuno è stato richiamato. Qualcuno che potrebbe intervenire in aiuto di Din Djarin e salvare Baby Yoda dalle grinfie dei cattivi. Ma chi sarà?

Luke Skywalker? Difficile, considerando che la serie è ambientata pochi anni dopo Il ritorno dello Jedi e Mark Hamill è troppo vecchio. È vero che la CGI di oggi permetterebbe di ringiovanirlo, ma con un budget televisivo già così alto sembra difficile. E poi sarebbe una presenza davvero troppo ingombrante per la serie.

Un’altra risposta potrebbe essere semplicemente: altri membri della specie di Grogu/Yoda. Nel canone di Star Wars è una specie misteriosa, e The Mandalorian potrebbe finalmente rivelarne la provenienza. C’è infine da considerare che, oltre a Yoda, esisteva un altro membro della specie nel consiglio Jedi: Yaddle, il cui fato dopo il famoso Ordine 66 – quello con cui Palpatine fece uccidere quasi tutti i cavalieri Jedi – non è noto. Che Yaddle sia pronta ad accorrere in soccorso dei nostri eroi?

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