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Batman & Robin (FantaDoc)

Pubblicato il 04 luglio 2019 di DocManhattan

Era andata così: la saga cinematografica del Batman anni 90 aveva sempre scontentato qualcuno. Nell’89 il primo Batman di Tim Burton aveva restituito la sua dignità presso il grande pubblico al paladino di Gotham e accumulato una montagna di soldi, ma il giovane, promettente e scapigliatissimo regista non ne era soddisfatto.

Quando lo hanno infine convinto a girare un seguito, Batman – Il Ritorno, ha raccontato Batman per come avrebbe voluto fare anche al primo giro, e quindi stavolta sì, lui ne era soddisfatto, ma la Warner no, perché gli incassi erano risultati più magri a causa del tono troppo tetro e dell’eccessiva violenza. Con l’arrivo di Joel Schumacher e del suo Batman Forever, il responso del botteghino era tornato di nuovo soddisfacente per la major, ma la critica aveva storto il naso. Non solo per i bat-capezzoli.

Toccava quindi al quarto e ultimo film mettere tutti d’accordo. Sia pure nel modo sbagliato.

Batman & Robin. Il famigerato Batman & Robin. Una pellicola considerata brutta praticamente all’unanimità, ricca fonte di meme quando i meme ancora non esistevano. Una pietra tombale sulla serie, che la dignità al paladino di Gotham l’avrebbe tolta un’altra volta, negandogliela fino all’arrivo di Nolan. Tutto il lavoro fatto da Burton per convincere le platee che Bruce Wayne non era solo quello del telefilm con Adam West? Perduto.

Ma più che altro un film che nessuno dei suoi autori e interpreti avrebbe mai avuto in seguito il coraggio di difendere. Perché non era sostanzialmente possibile farlo. Ma come si arriva a un disastro del genere? Come fa la serie nata con i film di Burton a finire con il Robin di Chris O’ Donnell che grida “Cowabunga!!!”?

Le ragioni sono tante, ma tutte riconducibili essenzialmente a una: la fretta del diavolo con cui la Warner voleva passare all’incasso un’altra volta, prima di subito, l’esperimento riuscito – almeno dal punto di vista economico, dicevamo – della giocattolosa pupazzosità di Batman Forever. I primi tre capitoli erano usciti a distanza di tre anni uno dall’altro, ma ora tre anni per la Warner erano troppi.

Tempo di far uscire Batman Forever (giugno ’95) e di vedere che la risposta del botteghino è quella sperata – al diavolo i critici – e viene messo subito in cantiere un altro film. Ad agosto, Joel Schumacher e Akiva Goldsman (che per lui aveva messo mano al copione di Forever scritto dai coniugi Butchler) sono già al lavoro. Hanno meno di due anni per completarlo: Batman & Robin dovrà uscire in sala nel giugno del ’97.

Schumacher e Goldsman buttano giù la storia durante la pre-produzione de Il momento di uccidere (A Time to Kill). Goldsman in realtà ha parecchi dubbi sulla faccenda e discute anche animatamente con il regista. È già chiaro che il carrozzone colorato sarà messo in piedi ancora di più, questa volta, a beneficio dei giocattoli e del merchandising. Gli stessi produttori che non ne avevano voluto sapere di Batman Forever, perché diffidenti dopo il secondo film di Burton, ora sventolano assegni per trasformare in pupazzetti e prodotti su licenza qualsiasi cosa.

Schumacher mangia la foglia, molla gli ormeggi e si ispira dichiaratamente proprio al telefilm campy degli anni 60. Ma pesca anche dal cartoon di Batman che intanto spopola in TV, Batman: The Animated Series. Proprio da un episodio della serie animata di Bruce Timm, il celebre “Heart of Ice” scritto da Paul Dini, prende le origini di uno dei due villain della pellicola, Mr. Freeze.

Mentre lui e la produzione cercano un nuovo tizio da infilare sotto al cappuccio del protagonista.

L’abbandono di Val Kilmer ha tante spiegazioni quante sono le persone coinvolte a cui chiedi come sia andata. Voleva girare L’isola perduta (The Island of Dr. Moreau) di John Frankenheimer perché nel cast c’era Marlon Brando, non era più interessato, aveva già firmato un contratto per Il Santo, non importa sai aveva judo… La più probabile delle verità è che lui e Schumacher si erano odiati così tanto sul set di Batman Forever che nessuno voleva un bis. Il regista vorrebbe soppiantarlo con William Baldwin, ma alla fine sceglie George Clooney, amatissimo dal pubblico televisivo per E.R. – Medici in prima linea.

Schumacher si convince guardando Dal tramonto all’alba. Pure senza camice, quel Dr. Ross sa il fatto suo, ha il carisma della vera stella da grande schermo. Durante un volo in aereo, il regista scarabocchia la maschera di Batman sul volto di Clooney in una pubblicità del film di Rodriguez. Una volta atterrato, chiama immediatamente Bob Daly e Terry Semel, i vertici della Warner. Ha trovato il suo nuovo eroe. Anche se part-time.

Clooney è ancora impegnato sul set di ER e lo resterà ancora a lungo, e così ci si industria per programmare le riprese in modo da incastrare le due cose. Nelle interviste dell’epoca, Schumacher si dice entusiasta di questo nuovo Batman, più umano, accessibile e meno tetro degli altri due, e apprezza la professionalità di Clooney. Un attore diverso da quei “tizi privilegiati e pagati troppo che non hanno la dignità e la gentilezza di dimostrarsi professionali”. Indovinate un po’ con chi ce l’aveva.

Chris O’Donnell torna a vestire la tuta capezzolata di Robin, Alicia Silverstone viene scelta come Batgirl e deve affrontare mesi di battutine crudeli e le attenzioni di chi la pesa con gli occhi, sostenendo che è troppo in carne per la parte. Segue pubblica umiliazione sulla piazza completata dalle dichiarazioni ufficiose di chi giura si sia messa a dieta, tranquilli.

Uma Thurman è Poison Ivy; per Mr. Freeze, anche se si pensa a Patrick Stewart, la prima scelta di Schumacher è sempre stata Arnold Schwarzenegger, e glielo dice: o fai Mr. Freeze per me, o non sarò in grado di girare questo film. Arnold incassa 25 milioni di dollari, rifiuta di rasarsi davvero i capelli a zero, ma si fa mettere un led in bocca che rende difficile recitare le battute e gli riempie la bocca di acido delle batterie. Ma per uno che aveva rischiato la vita per colpa di cani e cammelli in uno dei suoi primi lavori importanti, è ordinaria amministrazione, più o meno.

Le riprese, pur iniziate in ritardo, durano meno di quattro mesi e vengono completate in anticipo.

Spesso gli attori non sono insieme contemporaneamente sul set, visto che si lotta con i vari impegni pregressi, e vengono rimpiazzati da controfigure. Schumacher urla con il megafono, in continuazione, di ricordare “che stanno girando un cartoon”. Anche se alla fine ne verrà fuori qualcosa che al cartoon vero di Timm, Dini e gli altri non allaccia neanche le scarpe.

O’Donnell, in questa featurette in cui si parla tra le altre cose di costumisti corrotti per far sembrare il pacco di Robin più grande di quello del Batman di Val Kilmer (giuro), ricorda come il tutto sia stato girato praticamente di corsa. Più che un film, sembrava loro di girare un enorme spot. Come detto, in più di un senso, era del resto esattamente quello lo scopo.

Con la sua nuova colonna sonora piena, come la volta precedente, di brani per la generazione MTV (R.E.M., Smashing Pumpkins, Goo Goo Dolls…), Batman & Robin arriva in sala, come previsto, il 20 giugno del ’97, trascinato da una faraonica campagna promozionale costata quasi quanto il film (125 milioni di dollari, in aggiunta ai 160 spesi per girarlo). La stampa lo fa a pezzi. Più che un giocattolo che mostra la corda, è un giocattolone e basta.

Schumacher e gli altri mettono le mani avanti, ricordando che è stata la produzione a volere un film a cuor leggero, per famiglie. E a volerlo pure in fretta. Qualcuno salva la performance di una Uma Thurman sexy e pericolosa, i fan del fumetto inorridiscono di fronte al modo in cui è stato trattato il personaggio di Bane (il wrestler Robert Swenson, morto d’infarto due mesi dopo), più o meno tutti fanno presente che il tono da telefilm anni 60 non si sposa benissimo con un film da centinaia di milioni di dollari. Figurati nel 1997.

Batman & Robin diventa un esempio perfetto di come un film tratto dai fumetti di super-eroi non dev’essere fatto. Tanto più quando hai un regista in gamba e un cast di livello. Non che alla Warner la cosa sarebbe mai importata, se gli incassi fossero stati pure questa volta buoni. Ma Batman & Robin si ferma a 238 milioni di dollari worldwide, e negli USA incassa meno pure di Batman – Il Ritorno. Molto meno.

È più che sufficiente per tirar giù la saracinesca, in attesa di tempi migliori, di un altro Batman, di un’altra visione. Otto lunghi anni, non sufficienti magari a dimenticare, ma a tirar fuori il Batman Begins di Cristopher Nolan e provare a non pensarci più quello sì, dai.

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