Terza puntata di fila di FantaDoc dedicata ai dietro le quinte dei Batman movie, per raccontare stavolta come e perché, dopo Batman e Batman – Il ritorno, Tim Burton fa un passo di lato e il suo paladino di Gotham City si trasforma da una creatura della notte, irrisolta e tetra quanto i suoi avversari, nel protagonista di un colorato e fracassone circo di lucette chiamato Batman Forever. Inizia la fase Joel Schumacher, che verrà probabilmente ricordata dai posteri (e dalla lapide sulla tomba di Schumacher stesso, parola sua) per quella storia dei bat-capezzoli, ma che avrebbe potuto avere in realtà tutto un altro corso. Con Michael Keaton ancora sotto il cappuccio, Robin Williams (o Michael Jackson) come suo antagonista e molte trovate campy in meno.
Riavvolgiamo il nastro. Nel ’92, con Batman – Il ritorno, Tim Burton ha finalmente spiegato al mondo cosa e chi è secondo lui quel tizio che di giorno finge di essere Bruce Wayne (e non il contrario). Il regista non vuole saperne di girarne un altro, e la stessa Warner Bros. probabilmente non glielo lascerebbe fare. È andato bene, al botteghino, il secondo Batman, ma non quanto il primo: 266 milioni contro i 411 worldwide del Batman dell’89. Le polemiche per l’eccessiva violenza e il tono troppo tetro, oltre a far ritirare gli happy meal a tema nei McDonald’s, hanno influito, la major vuole un’inversione di rotta. Un ritorno a un’immagine più solare e pupazzosa di Batman, in cui ci sia finalmente spazio anche per Robin, come aveva chiesto già la volta precedente. Ci sono da vendere i pupazzetti, c’è da riempire nuovamente il pianeta col simbolo del pipistrello su merchandising di ogni tipo per bambini e adolescenti. Burton passerà al ruolo di produttore, la regia andrà a Joel Schumacher.
Solo che Schumacher, dipendesse da lui, vorrebbe fare un film se possibile ancora più nero di Batman – Il ritorno, ispirato a un fumetto di Frank Miller. Appassionato dei comics del nuovo corso di Batman, le opere che ne hanno cambiato il volto negli anni 80, Schumacher ha proposto qualche tempo prima alla Warner Bros. un film bello tosto tratto da Batman: Anno Uno, la miniserie con cui Miller e David Mazzuchelli hanno riscritto le origini del Pipistrello. Schumacher, ricordiamolo, è pur sempre il regista di Ragazzi perduti, Linea mortale e Il cliente. Ci sta tutto. Ma la Warner vuole un seguito, non un prequel, e soprattutto c’è quella storia dei Batman Ninja Scuba Clown Glow in the Dark da vendere, se possibile a tonnellate: “Facciamo un film per famiglie, Joel. Grazie”.
E mentre Burton, a cui non piace nemmeno il titolo del nuovo film, Batman Forever, si dedica essenzialmente al suo Ed Wood, è l’altro co-produttore, Peter MacGregor-Scott, a portare avanti la visione richiesta da Warner, un film adatto ai bambini e che strizzi l’occhio, già che c’è, alla generazione MTV cresciuta a pane e videoclip. Il problema è che questo nuovo Batman molto più light, il prospettato nuovo approccio che ha tutta l’aria di essere un ritorno nelle terre del campy del telefilm con Adam West, non piace a tanti dei soggetti coinvolti.
A cominciare da Batman.
Michael Keaton si tira fuori, anche se gli propongono un ulteriore ritocco contrattuale: 5 milioni di dollari rispetto alla volta precedente, per arrivare a 15. Vuole fare altro, Keaton, dice. E molla. Si fanno come sempre tutta una serie di nomi per sostituirlo, finché non succede che Schumacher un giorno va a vedere Tombstone con degli amici e rimane ipnotizzato da Val Kilmer. “Non sarebbe un Batman grandioso?”, chiede a chi è con lui quella sera, all’uscita dal cinema. Il direttore della fotografia di Batman Forever, Stephen Goldblatt, aggiungerà un commento poi diventato celebre e ripetuto anche dalla Kidman: con quelle labbra, nessuno sarebbe stato mai un Batman migliore di Val Kilmer.
Schumacher avrà modo di pentirsi della sua scelta poco dopo, quando inizierà a litigare sul set con la sua star, ma questo ancora non può saperlo. Ci sono gli altri buchi nel cast da tappare, ora. Cioè, a parte Due Facce.
La coppia di sceneggiatori del film, Lee e Janet Scott Batchler, ha incentrato tutto il film sul concetto di dualismo. I due volti dell’eroe e di buona parte di chi gli ruota attorno. Due Facce non poteva quindi che essere della partita, come nemesi di Batman, mentre l’Enigmista avrebbe rappresentato l’avversario di Bruce Wayne. E la faccenda del “Come giustifichiamo pure stavolta i due nemici?” era risolta. Tommy Lee Jones aveva lavorato con Schumacher ne Il cliente ed era un vecchio amico del produttore Peter MacGregor-Scott. Quando quest’ultimo gli inviò il copione di Batman Forever, chiedendogli se gli andasse di diventare Harvey Dent /Due Facce, Tommy Lee Jones lo richiamò due ore dopo. “Non l’ho capito”, gli disse. Il produttore gli chiese di rileggerlo e di darsi una svegliata, essenzialmente. Un’altra manciata di ore e una rilettura più tardi, e Jones accetta. Fresco di Oscar per Il Fuggitivo, è stato convinto da suo figlio Austin, che ha 11 anni e vuole vedere il padre alle prese con Batman.
Succederà la stessa cosa, negli anni di dominio del MCU, a tanti, tanti altri vecchi leoni di Hollywood con almeno una statuetta dell’Academy in salotto e dei nipoti fan dei super-eroi in giro per casa. Intanto il povero Billy Dee Williams, che era stato Harvey Dent nel primo film, viene sacrificato sull’altare pagano chiamato recast. Tornerà nei panni del personaggio, più o meno, solo vent’anni dopo, come doppiatore di Due Facce in LEGO Batman – Il film.
Per l’altro villain, l’Enigmista, la faccenda è molto più complicata. I Butchler hanno scritto quella parte espressamente per Robin Williams. La loro versione è che l’attore ha apprezzato il copione ma non ha raggiunto un accordo economico con la produzione. L’altra, quella che circola a Hollywood da allora, è che il compianto Williams non avesse mandato giù il fatto di esser stato usato come esca per far accettare la parte di Joker a Jack Nicholson, durante la lunga gestazione del primo Batman. Sia quel che sia, alla fine nel completo verde di Edward Nygma ci finisce Jim Carrey, nonostante il tentativo – definito “molto pressante” da Schumacher in un’intervista del 2003 – di Michael Jackson di farsi dare la parte.
Il costume pensato per Nygma dovrebbe essere completato dai capelli rasati, che lasciano a vista solo un punto interrogativo sulla nuca. Una presa in giro della moda “del pipistrello” esplosa con la Bat-Mania dell’89, e alla quale Jim Carrey si sottrae per varie ragioni. Ha in cantiere un altro Ace Ventura e farsi ricrescere i capelli in tempo sarebbe impossibile, e presentarsi in tribunale in quel modo, per la causa di divorzio in corso con la sua prima moglie, Melissa Womer, non sarebbe bellissimo, ecco.
La WB, dicevamo, vuole a tutti i costi Robin, e lo trova infine in Chris O’ Donnell. Sulle riviste di cinema, a quei tempi, rimbalza il nome dell’ex giovane star e prossimo Romeo e naufrago Leonardo DiCaprio. Che in effetti incontra Schumacher e si iscrive immediatamente al club di quelli a cui questa storia proprio non piace, addio. In questa intervista, DiCaprio racconta come quel Robin schivato come una pallottola faccia parte di un trittico di personaggi famosi per cui ha fatto due chiacchiere con i rispettivi registi, prima di rifiutare. Gli altri sono Anakin Skywalker nei prequel di Star Wars e Spider-Man prima che Raimi scegliesse Tobey Maguire.
Dopo un altro rifiuto, questa volta da parte di Robin Wright, è Nicole Kidman a diventare la dottoressa Chase Meridian, love interest di Bruce Wayne e personaggio creato apposta per il film, che la stessa Kidman descrive come “una psicologa criminale che si veste come Jessica Rabbit”. La parte era stata assegnata in un primo momento a Rene Russo: quando Keaton si era fatto da parte, Schumacher aveva considerato però troppo evidente la differenza di età tra lei e Kilmer, e aveva cercato una Chase Meridian più giovane. Ma la futura madre di Thor è del ’54, Kilmer del ’59. E i Jefferson, e i loro 21 anni di differenza, non ci hanno insegnato niente, ecco qua.
Michael Gough e Pat Hingle tornano ad essere Alfred Pennyworth e il Commissario Gordon, mentre come assistenti di Due Facce, la “buona” Sugar e la cattiva Spice, vengono scelte Drew Barrymore e Debi Mazar.
Partendo dal copione dei Butchler, a cui Schumacher fa metter mano dal fidato Akiva Goldsman, le riprese hanno inizio nel settembre del 1994, nei set che Schumacher ha voluto pieni di luci al neon e ispirati tanto a Tokyo quanto alla Gotham dei fumetti. Se ne occupa la production designer Barbara Ling e pure lei ha già dei trascorsi con Schumacher, per cui ha lavorato in Un giorno di ordinaria follia. Non hanno un posto abbastanza grande per la Batcaverna che Ling ha in mente, e perciò noleggiano l’Howard Hughes Spruce Goose Dome, il gigantesco hangar di Long Beach in cui Howard Hughes ha fatto costruire un enorme idrovolante che ha volato una sola volta, nel ’47. Per la nuova Batmobile viene contattato pure il grande H. R. Giger, ma il suo concept – indovina un po? – è giudicato troppo sinistro. Alla fine usano una Batmobile pimpata e piena di lucette anch’essa, già giocattolone di suo.
Le cose, come accennavamo poco sopra, non vanno bene sul set tra Joel Schumacher e Val Kilmer, il che spiega anche perché per il quarto film il volto sotto la maschera cambierà ancora. L’ex Iceman e Doc Hollyday aveva appena iniziato a costruirsi la fama di piantagrane e sembrava intenzionato a cementarla. Schumacher dichiarerà in seguito che Kilmer si comportava in modo “irrazionale e folle con l’aiuto regista, i cameraman e i costumisti. Era maleducato, infantile e impossibile da trattare”. Il regista gli dice che non tollererà altre scenate, i due non si parlano per settimane, promettendosi che non avranno mai più a che fare l’uno con l’altro. Il tutto mentre Tommy Lee Jones disprezza a tal punto Jim Carrey da dargli ripetutamente del buffone e dirgli che lo odia. Allegria.
Quando Batman Forever arriva in sala, il 9 giugno del 1995 (in Italia il 6 ottobre) – con oltre venti minuti di scene rimasti sul pavimento della sala di montaggio per alleggerirne ulteriormente il tono – l’attenzione di tutti, critica e pubblico, non è calamitata però dalla tregua armata tra regista e interprete principale, dai due antagonisti che si odiano o dalla psicologa vestita come Jessica Rabbit. Sono nate le tute corazzate di Batman e Robin con i bat-capezzoli, e sono lì per restare pure per un altro film. Schumacher, ai tempi, non si capacita di come del film tutti ricordino solo quel dettaglio. “Volevo una tuta che fosse sexy, sensuale, che avvolgesse davvero il corpo dell’eroe”, spiega in un’intervista del ’95, ironizzando sulla cosa. “È la mia Gotham City, e se voglio un Batman con i capezzoli, ci metto un Batman con i capezzoli. Non capisco cosa la gente ci trovi di tanto scioccante”. Nel 2014, all’ennesima domanda su quell’argomento, aggiungerà che probabilmente pure sulla sua lapide si parlerà dei bat-capezzoli. “È per quello che sarò ricordato…”
Quel che è certo è che pure l’uomo che Batman l’ha co-creato insieme a Bill Finger, Bob Kane, non ha gradito il dettaglio anatomico extra. Jim Carrey spiega in un’intervista che, dopo l’anteprima del film, Bob Kane se ne andava in giro lamentandosi. “Non ho mai messo dei capezzoli su una tuta di Batman. A che servono? Chi ce li ha messi?”. Schumacher ce li ha messi. È la sua Gotham eccetera eccetera.
Ma oltre a quello, è in generale il film a non piacere alla critica. L’eroe tormentato è andato perduto, è rimasto un carrozzone vistosamente pensato per tirare unicamente il merchandising. Il sempre caustico Roger Ebert, nel definirlo una bambinata, conia nella sua recensione una definizione fantastica per Batman Forever: “bubblegum for the eyes”.
Non che alla Warner importi davvero. Quello che conta è che il carrozzone con i neon di Schumacher i soldi li fa, e neanche pochi. La colonna sonora tira giustamente un casino su MTV, grazie ai singoli “Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me” degli U2 e “Kiss from a Rose” di Seal, riempiendo le sale di giovani spettatori alla ricerca di gomma da masticare oculare. Gli incassi del primo Batman restano lontani, ma Batman Forever supera Batman – Il ritorno, ammucchiando 336 milioni di biglietti da un dollaro e piazzandosi alla fine al secondo posto nella classifica dei film più visti in America nel ’95. Battuto, per soli 7 milioni di dollari, dal primo Toy Story.
Agli occhi dei vertici WB, che il ritorno al campy e a un Batman più leggero e affiancato da Robin l’avevano voluto, quella decisione ha pagato. Joel Schumacher e i suoi bat-capezzoli avrebbero avuto una seconda chance: Batman & Robin, come vedremo la prossima settimana, era già dietro l’angolo…
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