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Il rapporto tra Sam Raimi e Stan Lee ha radici profonde: si conobbero nel 1991, lavorarono insieme a un film su Thor che la 20th Century Fox decise di rifiutare, e poi tornarono a collaborare nel primo Spider-Man (2002), diretto dallo stesso Raimi, dove Stan fece uno dei suoi storici camei.
Ebbene, il talentuoso regista ha condiviso con The Hollywood Reporter i suoi ricordi del leggendario fumettista, narrando alcuni risvolti di cui non eravamo a conoscenza. Qui di seguito potrete leggere la traduzione integrale del suo racconto:
Dopo aver fatto Darkman, Stan Lee mi chiamò e disse una cosa tipo «Hey ragazzo, mi è piaciuto il tuo film». Mi portò fuori a pranzo e disse che avremmo dovuto lavorare insieme. Dissi che mi sarebbe piaciuto fare un film su Thor. Scrivemmo insieme dei trattamenti [la fase intermedia tra un soggetto e una sceneggiatura, ndr] e li portammo alla Fox. Loro dissero: «Assolutamente no. Dai fumetti non vengono fuori dei buoni film». Era il 1991.
Ottenni la regia di Spider-Man nel 1999. E Avi Arad [allora a capo della Marvel. ndr] disse: «Voglio che metti Stan nel film». Io risposi: «No. Conosco Stan, e non sa recitare». Ma Avi insistette: «Lo voglio nel film. Lo abbiamo fatto per X-Men, e lo faremo qui». Ora, immaginate di essere un piccolo regista in Inghilterra che fa Macbeth, e che qualcuno vi dicesse: «Metti l’autore nello spettacolo». Suona assurdo. «Va bene, volete Shakespeare nello spettacolo, metterò Shakespeare nello spettacolo». Adesso è una delle mie parti preferite del film.
La mia prima esperienza con Stan Lee è stata abbastanza brutta, in realtà. Ero un avido lettore dell’Uomo Ragno e dei Vendicatori nei tardi anni Settanta, e negli Ottanta stavo lavorando al mio primo film horror a New York. Stavo lavorando anche come istruttore in un campo ad Algonquin Park. Un giorno decisero di organizzare un banchetto a tema Marvel, e mi dissero: «Riesci a far firmare un po’ di poster a Stan Lee?». Io ero così ingenuo che risposi OK. Andai alla Marvel e chiesi se potessi vedere Stan Lee. E loro andarono fuori di testa. «Sei impazzito? Non puoi vedere Stan Lee!». Quindi trascorsi l’intero viaggio in taxi fino all’aeroporto firmando “Stan Lee” su tutti i poster. [Ridacchia]. Eccomi lì, a vent’anni, a falsificare la sua firma.
Le creazioni di Stan hanno il potere della sua umanità. E quel potere crescerà geometricamente nel corso del tempo. Il suo retaggio non si disperderà. Lo si dice a proposito di un sacco di gente, ma nel suo caso è vero.
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Fonte: ComicBook.com
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