Per ingannare la lunga attesa che ci separa dall’uscita di Cowboys & Aliens, la pellicola western/sci-fi diretta da Jon Favreau e ispirata all’omonima serie di fumetti creata da Scott Mitchell Rosenberg, che arriverà nelle sale italiane il 2 settembre, la redazione di ScreenWEEK.it ha deciso di accompagnarvi in un lungo viaggio alla scoperta dei due generi che si fondono con una modalità molto originale in questo titolo: la fantascienza e il western.
Ogni settimana ci stiamo occupando delle pellicole che fanno parte del vastissimo panorama di quella cinematografia cosiddetta di genere, ricordandoci anche di film che troppo spesso finiscono dimenticati.
Dopo avervi presentato La Guerra dei Mondi, Il Mucchio Selvaggio, Ultimatum alla Terra, I magnifici sette, La Cosa, Un dollaro d’onore, Il mondo dei Robot, Il cavaliere pallido, Atmosfera Zero oggi parliamo di una delle rare pellicole che come Cowboys & Aliens sono riuscite a fondere la fantascienza e il vero western.
Sto parlando di Ritorno al Futuro – Parte III, l’episodio che nel 1990 concluse la trilogia di Ritorno al Futuro creata da Robert Zemeckis e prodotta da Steven Spielberg (produttore anche di Cowboys & Aliens).
La saga è una delle più amate di sempre e ha creato schiere di fan ancora attivi nonostante siano passati oltre 20 anni dalla sua conclusione. Lo scorso anno, quando per festeggiare il 25 anni di Ritorno al Futuro venne proiettata nei cinema italiani la versione restaurata, incassò cifre considerevoli.
Dopo il grandissimo successo del primo film nel 1985 (381 milioni di dollari in tutto il mondo dopo esserne costati solo 19) Zemeckis iniziò a lavorare ad sequel che avrebbe dovuto intitolarsi Paradox.
Il materiale era così tanto che si decise di fare due pellicole distinte, Ritorno al Futuro parte II e parte III, che vennero girati insieme (come i sequel di Pirati dei Caraibi e Matrix) per uscire in Italia a dicembre 1989 e settembre 1990.
Nel secondo episodio si assiste a continui salti temporali con la mitica DeLorean, la macchina del tempo inventata dal folle scienziato Doc (interpretato da Christopher Llyod), che insieme a Marty (Michael J. Fox) salta dal 2015 al 1985, per poi tornare al 1955 per poi subito ripassare al 1985 in una delle trame più complicate di sempre!
Ma cosa c’entra il mondo western in un film di fantascienza come Ritorno al Futuro, vi starete chiedendo se non avete mai visto la pellicola o non ve la ricordate?
Alla fine del secondo film le strade di Marty di Doc si separano: il primo rimane intrappolato nel suo passato relativo (1955), mentre il secondo a causa di un fulmine è stato catapultato addirittura nel 1885, esattamente 100 anni prima rispetto al loro “presente”.
Marty deciderà di tornare in quel remoto passato per aiutare Doc a recuperare la DeLorean (e salvargli la vita) e si troverà catapultato nel più profondo West, dove si svolge quasi totalmente questo terzo ed ultimo capitolo della saga.
Passeranno buona parte del film a cercare di capire come far raggiungere alla macchina del tempo le 88 miglia orarie necessarie per il salto, e senza benzina (non vi erano mezzi per raffinare il petrolio nel 19esimo secolo!) e senza la tecnologia moderna dovranno ingegnarsi non poco nell’impresa, con nostro divertimento. Non mancheranno ovviamente i classici duelli in pieno stile Mezzogiorno di Fuoco.
Zemeckis ha mantenuto anche in Ritorno al Futuro parte III il perfetto equilibrio tra commedia e avventura condito con il solito pizzico di romanticismo che questa volta interessa il personaggio di Doc (e la maestrina interpretata dal premio Oscar Mary Steenburgen). Il divertimento è assicurato, e in questo caso la critica è stata più benevola rispetto alle stroncature del secondo episodio, giudicato non all’altezza delle aspettative.
Ritorno al Futuro è una saga da gustarsi nella sua interezza, magari guardando i film in stile maratona uno di seguito all’altro visto che in pochi casi una trilogia è stata creata e montata così bene da essere considerata come un’unica maestosa opera.
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