Cinema

Woman of the Hour: la vera storia che ha ispirato il film Netflix di Anna Kendrick

Pubblicato il 21 ottobre 2024 di Filippo Magnifico

Woman of the Hour, il debutto alla regia di Anna Kendrick ora disponibile su Netflix , racconta la storia inquietante del Serial Killer Rodney Alcala. Il film si concentra in particolare su un episodio chiave della sua vita: la sua partecipazione nel 1978 al popolare programma televisivo The Dating Game. Durante quel periodo, Alcala era già attivo come stupratore e assassino.

La pellicola, però, non si limita solo a raccontare la storia di Alcala, mettendo in luce anche le gravi mancanze delle forze dell’ordine e della giustizia nel trattare i casi di violenza sessuale e omicidi. Kendrick mostra come Alcala sia riuscito a evitare la cattura per un periodo così lungo a causa di errori investigativi e della scarsa attenzione riservata alle testimonianze delle vittime e alle denunce. Il suo racconto evidenzia un sistema che ha fallito nel proteggere le persone, permettendo a un criminale spietato di continuare a commettere atrocità.

Woman of the Hour non è solo un film sul crimine, ma anche una riflessione sociale che invita a considerare come le istituzioni dovrebbero migliorare il loro approccio verso le vittime di violenza e come una maggiore vigilanza possa prevenire futuri crimini.
Ma quanto c’è di vero e quanto è stato romanzato nel film?

Rodney Alcala, un mostro a piede libero

Rodney Alcala, nato nel 1943 in Texas, è stato un serial killer e molestatore sessuale, responsabile di una serie di crimini efferati tra gli anni ’60 e ’70.
Alcala iniziò la sua carriera criminale molto prima della sua apparizione televisiva: già nel 1968 era stato condannato per il rapimento e lo stupro di una bambina di 8 anni, Tali Shapiro. Tuttavia, fu rilasciato in anticipo e continuò a commettere crimini, tra cui almeno cinque omicidi accertati prima di essere ospite del popolare programma show The Dating Game.
Alcala aveva frequentato la New York University, dove sosteneva di aver studiato cinema con Roman Polanski, sebbene non vi siano prove di un incontro tra i due. Inoltre, si presentava come un fotografo professionista, utilizzando la fotografia come esca per attirare le sue vittime, molte delle quali venivano fotografate prima o dopo essere state uccise.
Come vediamo nel film, Alcala spesso strangolava le sue vittime, le rianimava e poi continuava a infierire su di loro.

La partecipazione a “The Dating Game”

Nel settembre del 1978, Alcala partecipò a un episodio di The Dating Game, uno show televisivo di grande successo in cui una donna single, nascosta dietro una parete, poneva domande a tre pretendenti maschili, cercando di scegliere il suo appuntamento ideale basandosi solo sulle risposte. Il format prevedeva domande spesso giocose e provocatorie, con un tono leggero e a volte allusivo.

Alcala, all’epoca 35enne, venne presentato dal conduttore Jim Lange come un “fotografo di successo”. Durante l’episodio, la concorrente Cheryl Bradshaw, che nel film è rappresentata dal personaggio di Sheryl interpretato dalla stessa Kendrick, fece domande spiritose ai suoi pretendenti, tra cui una particolarmente memorabile rivolta ad Alcala: “Ti devo servire per cena. Che cosa sei?”. La sua risposta fu: “Sono una banana e sembro molto buono”. Quando lei chiese maggiori dettagli, lui rispose con un provocatorio: “Sbucciami”.

Queste battute furono considerate semplicemente audaci e ironiche, ma alla luce delle rivelazioni successive sulla sua vita, tali frasi appaiono decisamente più macabre. David Greenfield, produttore dello show negli anni ’70, dichiarò successivamente ad ABC News che, nonostante oggi quelle battute sembrino terribili, nel contesto del programma di allora, rispondevano perfettamente al tono cercato dallo show, che era spesso allusivo.

Il fatto che Alcala sia riuscito a partecipare a uno show televisivo senza che venissero fatti controlli sul suo passato criminale è uno degli aspetti più inquietanti della vicenda. All’epoca, The Dating Game non richiedeva rigorosi controlli sui partecipanti, e ciò permise ad Alcala, già condannato per reati sessuali, di partecipare indisturbato al programma.

Il rifiuto di Cheryl Bradshaw

Nel film, il personaggio di Cheryl Bradshaw è leggermente romanzato: il nome diventa Sheryl ed è un’aspirante attrice frustrata perché la sua carriera non riesce a decollare. Tuttavia, poco si sa della vera Cheryl Bradshaw. Durante l’episodio di “The Dating Game”, fu introdotta come una donna con “una ricca esperienza” e dichiarò di essere un’insegnante di recitazione a Phoenix, Arizona.

Anche se la trama del film si basa su fatti reali, la regista ha preso alcune libertà creative. Ad esempio, Sheryl sfida le regole del gioco televisivo, scegliendo di fare domande più intelligenti e profonde ai concorrenti, una scelta che nel contesto del film sembra avvicinarla pericolosamente a Rodney Alcala. Anna Kendrick ha spiegato che il suo obiettivo era raccontare la storia non solo dal punto di vista del killer, come spesso accade nei racconti polizieschi, ma dal punto di vista delle donne che lo hanno incontrato, offrendo uno spaccato della cultura sessista dell’epoca che in qualche modo facilitava predatori come Alcala.

Dopo aver scelto Alcala, Bradshaw rifiutò di uscire con lui, sentendosi profondamente a disagio. Disse che Alcala emanava “strane vibrazioni” e che non si sentiva al sicuro in sua presenza. Fortunatamente, la produzione accettò la sua decisione senza problemi, una scelta che probabilmente le salvò la vita.

Jed Mills, “Bachelor No. 2”

Nel film, il personaggio di Jed Mills, noto come “Bachelor No. 2”, gioca un ruolo cruciale nella dinamica tra i partecipanti al famoso programma televisivo The Dating Game. Durante il corso della trasmissione, Mills avverte Sheryl di non fidarsi di Rodney Alcala.
L’uomo ha successivamente affermato di aver provato una forte antipatia nei confronti di Alcala, suggerendo che avesse percepito il suo comportamento come inquietante o sospetto. Tuttavia, non ci sono prove concrete che dimostrino che Mills abbia effettivamente avvisato Bradshaw durante il programma stesso.

La storia di Monique Hoyt

Nel film assistiamo alla storia di una giovane ragazza che riesce a fuggire da Rodney Alcala dopo essere stata aggredita. Questa figura è ispirata a Monique Hoyt, una delle sopravvissute agli attacchi del serial killer.
Il 14 febbraio 1979, Monique, allora quindicenne e in fuga da casa, fu adescata da Alcala, che la convinse a salire sulla sua auto. Dopo averla rapita, Alcala la portò in una zona isolata e la violentò.
Per sopravvivere, Monique fece finta di essere interessata a lui e alla loro relazione. Si mostrò amichevole e si comportò in modo da non destare sospetti, convincendolo che voleva continuare a frequentarlo. Questo stratagemma le permise di guadagnare tempo e proteggersi, evitando di farlo insospettire o di scatenare una reazione violenta.
Durante il viaggio di ritorno, Alcala si fermò a una stazione di servizio per usare il bagno, lasciando Monique momentaneamente sola. In quel momento, lei colse l’occasione per scappare.
Una volta fuori, contattò le autorità per segnalare quanto le era successo, ma purtroppo non riuscirono a fermare Alcala in tempo. Testimoniò contro di lui nel 2010, durante un processo per decidere se dovesse ricevere la pena di morte per l’omicidio di altre vittime.

La condanna

Rodney Alcala fu arrestato nel 1979 con l’accusa di aver ucciso la dodicenne Robin Samsoe. Tuttavia, le indagini successive rivelarono un quadro molto più inquietante: si sospettava che Alcala avesse ucciso oltre 100 donne nel corso della sua attività criminale. La scoperta di questi ulteriori omicidi dimostrò l’ampiezza e la brutalità dei suoi crimini, evidenziando come il suo arresto fosse solo la punta dell’iceberg.
Alcala è morto nel 2021 nel braccio della morte in California, portando con sé il peso delle sue atrocità rimaste in gran parte irrisolte.

Fonte: Slate, Variety, USA Today

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