SerieTV The Doc(Manhattan) is in
Ultimo episodio per la prima stagione di The Last of Us e quindi ultimo appuntamento settimanale, almeno per ora, per questa rubrica. Ricapitolando, abbiamo pubblicato la recensione senza spoiler di tutta la prima stagione di The Last of Us, e con la serie di recap a cadenza settimanale abbiamo esaminato, puntata dopo puntata, quali sono le differenze rispetto al gioco e che impatto hanno avuto sulla serie con Pedro Pascal e Bella Ramsey. Qui il recap dell’episodio 1, qui quello del 2, qui quello del 3, qui quello del 4, qui quello del 5, qui quello del 6, qui quello del 7, qui quello dell’8 (uff!). Ovviamente, d’ora in avanti, SPOILER sull’episodio 9.
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Siamo dunque arrivati alla fine, e anche questa volta Craig Mazin e Neil Druckmann, che hanno firmato insieme la sceneggiatura di quest’ultimo episodio, “Look for the Light”, sono rimasti molto fedeli a quanto visto nel gioco. Anche se all’inizio c’è una cosa in più, e non è PER NULLA secondaria…
Perché c’è la spiegazione di come Ellie sia diventata immune, e quella cosa nel videogame non viene mai detta in modo esplicito. Che fosse stata la madre di Ellie, Anna, a conferirle alla nascita la sua immunità era, fino a poche ore fa, solo una teoria molto diffusa nel fandom di The Last of Us. La serie ha confermato che le cose sono andate proprio così, e oltre che il nome e quel coltello a serramanico, la giovane protagonista ha ottenuto da sua madre anche il suo superpotere.
Nell’avventura quel poco che sapevamo di Anna era contenuto in una lettera lasciata alla figlia, con cui la povera donna spiegava alla bambina – nata da un solo giorno – che stava per andarsene, che Marlene era sua amica e che si sarebbe presa cura di Ellie. Ma non sapevamo neanche che faccia avesse, Anna. Ora lo sappiamo… e si tratta di Ellie!
L’attrice che ha interpretato Anna è infatti Ashley Johnson, oggi 39enne, che da bambina era in Genitori in blue jeans e in seguito è apparsa in serie come Blindspot e film come What Women Want. Johnson è stata voce e volto per il motion capture di Ellie in entrambi i capitoli del The Last of Us videoludico e nel DLC Left Behind. Si tratta del terzo cameo dei doppiatori del videogioco, dopo Troy Baker e Jeffrey Pierce.
Chi non ha giocato The Last of Us avrà comunque sentito parlare di questa benedetta giraffa, la scena della giraffa, la cosa della giraffa, e ora sa perché. Anche nel videogame, trascorsi alcuni mesi dai fattacci del resort di cannibali (siamo adesso in primavera), Ellie è rimasta comprensibilmente scossa. L’incontro inatteso con l’animale torna a farla ridere, e la scena si svolge esattamente come l’avete vista in TV, con tanto di scala lasciata cadere che per poco non finiva addosso a Joel.
E sì, è uno dei momenti più belli, nella sua semplicità, della storia dei videogiochi. Tutti i fan del gioco di Naughty Dog non aspettavano altro: è come le Nozze Rosse, in pratica, ma bello e con un animale dalla lingua a serpente.
E poi c’è l’altro momento atteso dal popolo del controller: il finale. Pure qui, è sostanzialmente tutto identico. La cattura da parte delle Lucciole, il massacro compiuto da Joel (chirurgo armato di bisturi incluso), la fuga in ascensore. A parte qualche soldato delle Lucciole ancora in piedi che nel gioco li insegue, è uguale, scena per scena, dettaglio (come il camice di Ellie) per dettaglio.
Compresa la morte nel garage di Marlene, a cui Joel spara all’improvviso, mentre regge ancora in braccio Ellie, e che poi fredda con un colpo alla testa. Anche nel gioco, Joel racconta ad Ellie quanto è successo quando lei si risveglia nell’auto, e il suo racconto leggerissimamente falso come una banconota da 2,7 euro è pure là intervallato dal flashback sulla sorte di Marlene.
Il che ci porta all’ultimo scambio tra Joel ed Ellie, a quella domanda, a quei PESANTISSIMI secondi di silenzio che precedono quel “Lo giuro” e quell'”Ok”.
I due compagni d’avventura, l’uomo e la ragazza a cui tiene come se fosse la figlia che ha perduto, si scrutano nell’anima, e il primo ha deciso che salvare lei vale qualsiasi cosa, pure vendersela, quell’anima. Ora, va detto che per quanto sia tutto identico, il Joel dello show HBO è tendenzialmente un personaggio più umano e con cui è più facile empatizzare, vuoi per alcuni dettagli disseminati negli episodi, vuoi per la prova di Pascal. Più sofferto, sofferente, alla fine della fiera buono, anche quando ti fanno vedere che ammazza a sangue freddo.
La figura di Joel era leggermente più ambigua nel videogioco, ma ci sta che la caratterizzazione televisiva metta il personaggio in una luce un po’ più positiva: più figura paterna, per quanto spietata all’occorrenza, che viceversa. Il dubbio amletico di base, del resto, rimane in piedi: è stata la scelta giusta? Cos’avrebbe fatto qualcun altro al posto suo? E lo spettatore?
Proprio come nel gioco, chi si trova davanti allo schermo, che impugni un pad o un telecomando, non ha facoltà di scelta, può solo seguire gli eventi e la decisione di Joel. Il vantaggio, per chi non conosceva questo mondo prima della serie, è che per sapere cosa succede dopo questo scambio di sguardi e (poche) parole non dovrà aspettare sette anni, il lasso di tempo trascorso su console tra The Last of Us e The Last of Us Parte II…