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Arrow: grandi ritorni e strabilianti sorprese nel finale della serie

Pubblicato il 29 gennaio 2020 di Marco Triolo

AVVISO PREVENTIVO: PARLEREMO DEL FINALE DI ARROW CON SPOILER!

E così, Arrow è finito. Dopo 8 stagioni e 170 episodi, lo show che ha dato origine all’Arrowverse ha chiuso i battenti. Con un episodio, intitolato Fadeout, dal tono insospettabilmente delicato, per una serie che ha fatto delle risse da strada la sua cifra stilistica. Ma questo non significa che l’azione sia mancata. Perché, in un certo senso, la puntata ha voluto fungere da sintesi di tutte le caratteristiche che hanno fatto di Arrow la serie che è stata, tornando anche alle origini con una buona vecchia trama di caccia all’uomo senza meta-umani o altre diavolerie. Non solo, ma gli sceneggiatori, Marc Guggenheim e Beth Schwartz, hanno trovato il modo di rispettare la struttura della serie, grazie a una serie di flashback ambientati nel 2012, nel corso della prima stagione. Nei quali è potuto anche tornare in scena Stephen Amell.

La storia

L’episodio ruota intorno alla presa di coscienza del Team Arrow, costretto a fare i conti col fatto che Oliver non tornerà. Diggle e compagnia si ritrovano così a dover capire cosa fare delle proprie vite ora che il loro leader si è sacrificato. Ma non c’è troppo tempo per parlare: qualcuno, un tizio di nome John Byrne (citazione di uno dei più celebri disegnatori di fumetti americani) rapisce William, il figlio adolescente di Oliver. Con l’aiuto di Mia, giunta dal 2040 per assistere alle esequie del padre, la squadra dovrà salvare il ragazzo. La struttura è classica e prevedibile, la storia viene raccontata in fretta perché c’è molto altro da dire. Ma è apprezzabile il fatto che gli autori abbiano dato a questo episodio l’aspetto di una puntata di Arrow precedente a tutti i giganteschi crossover, prima che l’universo di Arrow diventasse un multiverso pieno di personaggi strani e dai grandi poteri.

Grandi ritorni

Naturalmente la nuova realtà nata dopo Crisis on Infinite Earths, e di fatto plasmata da Oliver Queen stesso come gesto finale, ha modificato alcuni dettagli cruciali. Tornano Moira Queen, Quentin Lance (ora sindaco), Emiko Queen e Tommy Merlyn, che in questa realtà non sono mai morti (ma sanno di esserlo stati, vedi sotto). Anche altre le facce note si sono ripresentate, da Felicity Smoak a Thea Queen, a Talia e Nyssa al Ghul. Del più vasto Arrowverse si sono visti solamente Barry Allen / Flash e Kara Danver / Supergirl, ma era doveroso far apparire almeno loro al funerale.

Il mondo sa

Nonostante, in Supergirl, J’onn avesse rivelato di non aver ripristinato la memoria pre-Crisis di tutti per evitare ripercussioni, in Arrow ci è stato presentato uno status quo ben diverso. Moira Queen, intervistata per un documentario ufficiale sulla storia di Oliver e Freccia Verde, ha ammesso di fare ancora fatica a comprendere l’esistenza di una precedente realtà in cui era morta. Tommy Merlyn rivela di esserne anche lui al corrente. Se Moira discute di questa cosa in un documentario, è evidente che gli eventi di Crisis non sono più un segreto e che la popolazione mondiale sa. Chissà se questa incongruenza verrà spiegata più avanti.

La missione non finisce mai

La puntata ha anche salutato tutto il cast di contorno, regalando a ciascuno una libertà mai sperimentata prima. A quanto pare, nell’atto di fondare la nuova realtà Oliver ha eliminato del tutto la criminalità da Star City (un po’ egoista… e la pace nel mondo allora?), di fatto “salvando la città”. Ora Diggle e gli altri non hanno più troppe ragioni per restare nei paraggi o tenere in piedi il Team Arrow, che così si dissolve. Diggle e Lyla partono per Metropolis, dove John ha trovato un nuovo lavoro. Roy chiede a Thea di sposarlo e questa accetta. Laurel, la versione alternativa rimasta in vita al posto di quella di Terra-1, sembra aver ritrovato in Quentin un padre. E Felicity? Incontra la versione adulta di Mia ed è felice di sapere che la vedrà crescere. Poi, nel futuro, si risolve il cliffhanger della stagione 7 e la vediamo lasciare questo piano dell’esistenza insieme a Monitor, per ritrovare Oliver nell’Aldilà. Tutto è bene quel che finisce bene. Ma è davvero tutto finito?

Da Green Arrow a Green Lantern?

Più o meno. Se, da un lato, lo spin-off Green Arrow and the Canaries riporterà in scena Mia, Laurel e Dinah nel futuro, dall’altro l’Arrowverse non poteva davvero lasciarsi sfuggire un personaggio forte come John Diggle. Qui arriva il colpo di scena più forte della puntata: John Diggle è ora Lanterna Verde. I fan sospettavano da tempo che si andasse in quella direzione, vista la somiglianza tra Diggle e John Stewart, una delle più celebri Lanterne Verdi del cosmo DC (e primo supereroe afro-americano a debuttare su un albo della casa editrice nel 1971). Ma il finale di Arrow ha voluto esplicitare la cosa, lasciandoci con un cliffhanger non indifferente. Un meteorite precipita vicino a casa di Diggle mentre lui sta traslocando con la famiglia. John trova un piccolo scrigno nel cratere, lo apre e viene illuminato da una luce verde. Che altro potrebbe essere se non l’anello del potere?

Dobbiamo aspettarci dunque uno spin-off su Lanterna Verde? Tutto è possibile. Ma, dato che Diggle si sta trasferendo a Metropolis, potrebbe anche darsi che gli autori intendano “testare” il personaggio in Superman and Lois, spin-off di Supergirl in arrivo a fine anno. Ci fa comunque piacere sapere che Diggle non sparirà, ma speriamo che non sia destinato a restare una spalla. Da notare che una serie su Lanterna Verde è in fase di sviluppo per HBO Max, ma è improbabile che si tratti della stessa cosa.

In generale, il finale di Arrow è risultato soddisfacente per chi ha speso così tanti anni della sua vita a seguire fedelmente le gesta di Oliver & Company. Non sono mancate le consuete ingenuità e l’immancabile tendenza a dover spiegare tutto (era davvero necessario esplicitare perché il padre di Oliver non sia stato resuscitato?). Ma Fadeout è stato anche un episodio incredibilmente commovente. Che ha saputo far tesoro di tanti anni di scavi psicologici in questa strana famiglia estesa per dire qualcosa di un po’ più profondo di quello che ci si potrebbe aspettare da uno show per ragazzi e giovani adulti incentrato su una banda di giustizieri in costume. Tanto di cappello. O, per meglio dire, cappuccio.