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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker – Il finale che (non?) ti aspetti – La Recensione

Pubblicato il 18 dicembre 2019 di Andrea Suatoni

—–ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER—–

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è arrivato nei cinema “appesantito” da tutta una serie di diverse aspettative: non solo si tratta della chiusura della nuova trilogia, amata e odiata da fazioni diverse di fan della saga, ma anche della chiusura del ciclo quarantennale delle 3 trilogie, teso a dare una vera e propria conclusione alle avventure ambientate nella Galassia Lontana Lontana.
Un peso che, a voler essere davvero pignoli, si sente in fase di scrittura: diversamente da Star Wars: Gli Ultimi Jedi, che si era preso molte libertà creative e aveva tentato di scardinare alcuni topòi fondamentali della saga per proiettarla verso una modernità che non fu ben accolta da una fin troppo vasta fetta di pubblico, L’Ascesa di Skywalker torna agli antichi fasti indugiando su dinamiche già consolidate, fornendo una considerevole mole di informazioni e raccontando molto, moltissimo.

Ne risulta una pellicola estremamente “piena” (ma che riesce, pur arrivando ai limiti, a non strafare), maliziosamente ponderata (e quindi meno coraggiosa di Gli Ultimi Jedi), perfetta per accontentare grandissima parte dei fan ma che, inevitabilmente, farà molto discutere.

TORNANDO SUI PROPRI PASSI…

Gli exploit di Star Wars: Gli Ultimi Jedi non ottennero il successo previsto: la pellicola di Rian Johnson, pur essendo per lo più percepita come un ottimo prodotto, non aderiva -secondo molti – ai canoni della saga di Star Wars, arrivando a venir quasi accusata di eresia in relazione alla (paventata) mancata aderenza al cuore, ai temi e ai personaggi delle vecchie Guerre Stellari che i fan di vecchia data ricordavano (e che erano in effetti stati perfettamente – forse troppo – omaggiati in Star Wars: Il Risveglio della Forza).

L’Ascesa di Skywalker decide quindi di tornare sui propri passi ed impostare la narrazione allo stesso modo del già rodato e ricordato Il Risveglio della Forza, tentando però un nuovo approccio: i protagonisti della vecchia guardia infatti non sono più disponibili (Han e Luke sono morti nei precedenti capitoli, mentre il personaggio di Leia, che avrebbe dovuto avere un grande ruolo in questa sede, non ha potuto brillare a causa della prematura morte della sua interprete Carrie Fisher), ma il forte punto di contatto con il passato arriva invece dall’antagonista, che si rivela essere fin da subito il famigerato Palpatine.

IL NEMICO FINALE

L’idea di una linea di continuità tesa ad unire l’intero universo di Star Wars con i suoi oltre 70 anni di storia (in termini di pura narrazione, prendendo le mosse dagli eventi di Star Wars: La Minaccia Fantasma) risulta perfetta anche se non faceva parte con tutta probabilità dei piani iniziali relativi alla nuova saga: Palpatine, rimasto nell’ombra fin dalla sua presunta morte al termine di Star Wars: Il Ritorno dello Jedi, ha tramato contro la Galassia per anni costruendo una armata invincibile, l’Ordine Finale, con cui spazzare via ogni ombra di resistenza.
Non solo inoltre scopriamo che era lui che si celava dietro il Supremo Leader Snoke (che viene lasciato intendere come un mero burattino creato in laboratorio), ma veniamo inaspettatamente a scoprire che Rey è sua nipote: il più grande mistero della saga viene risolto con un colpo di scena totalmente inaspettato (a ben guardare, anche perché in effetti alcune tempistiche risultano molto improbabili).
Non sappiamo chi fosse il figlio di Palpatine – ne sappiamo se tale personaggio verrà mai esplorato in futuro, magari in un media diverso come ad esempio un fumetto in canone – ma costui era ben lontano dal voler seguire le orme del padre, e in tal modo la ricostruzione dei natali, dei poteri e dell’abbandono di Rey fanno quadrare un cerchio perfetto.

LE RISPOSTE

Come dicevamo in apertura, il “peso” dell’ultimo episodio dell’ultima (?) trilogia di Star Wars comporta tutta una serie di accorgimenti in fase di produzione e di scrittura che hanno portato il film a voler rispondere ad una enorme mole di domande, anche ad alcune che forse non avevamo necessità di voler fugare.
In questo scenario, il primo atto del film risulta per alcuni versi forse un po’ troppo denso di spiegazioni ma allo stesso tempo altamente soddisfacente, soprattutto perché seguito da un secondo atto pieno di azione e di fan service (di quello “buono”).

Il film in realtà si spinge su derive diverse da quelle che il suo predecessore sembrava promettere: ancora una volta, sottolineamo una inversione di tendenza che pare voler rimediare ad alcuni momenti criticati in Gli Ultimi Jedi (emblematica l’esclusione forzata del personaggio di Rose Tico dalle vicende principali) e riaffermare le premesse di Il Risveglio della Forza.

I PERSONAGGI

Finalmente liberi dalle torreggianti presenze dei “mostri sacri” della saga, tutti i nuovi personaggi riescono finalmente a brillare di luce propria. Insieme agli assoluti protagonisti Rey e Kylo Ren, riuscitissimi fin dalle prime apparizioni ma che qui finalmente rubano la scena in maniera epica, anche Finn e Poe Dameron riescono a trovare una loro vera e propria dimensione, facendo rimpiangere il fatto che il loro tempo sul palcoscenico sia giunto al termine.

Di contro, il film pone la giusta enfasi sul triste addio a Leia, che arriva in una scena assolutamente toccante, mentre c’è spazio anche per un cameo – forse non davvero necessario – di Han Solo e per l’anticipato ritorno in pompa magna di Lando Calrissian.

LA CONCLUSIONE DELLA SAGA

La continuità con cui in ultima battuta si è riusciti a legare l’ultima trilogia alle più “antiche” storie di Star Wars lascia lo spettatore (di vecchia data) completamente soddisfatto: probabilmente nell’elaborazione del finale si poteva osare di più in alcuni momenti, ma il senso di chiusura è totale e denso di epicità. Il cuore di Star Wars, l’umorismo (più dosato rispetto a Il Risveglio della Forza e a Gli Ultimi Jedi: in quest’ottica L’Ascesa di Skywalker è sicuramente – e giustamente – il capitolo più dark della saga), le tematiche, i messaggi di speranza sono assolutamente rispettosi di un’epopea che, giunta al suo termine, non lascia affatto lamentare una indegna conclusione.

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STAR WARS: IL FUTURO DEI PERSONAGGI

La regia di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è curata da J.J. Abrams, già dietro la macchina da presa ne Il risveglio della Forza. Il regista ha scritto la sceneggiatura insieme a Chris Terrio (Argo, Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League).

Nel cast ritroveremo Daisy Ridley (Rey), John Boyega (Finn), Oscar Isaac (Poe Dameron), Adam Driver (Kylo Ren), Domhnall Gleeson (Generale Hux), Billie Lourd (Tenente Kaydel Ko Connix), Kelly Marie Tran (Rose Tico), Lupita Nyong’o (Maz Kanata) e Joonas Suotamo (Chewbacca). Le novità sono rappresentate da Keri Russell (Felicity, The Americans), Richard E. Grant (Dracula, Gosford Park, Logan), Naomi Ackie (Doctor Who), Matt Smith (Doctor Who, The Crown) e Dominic Monaghan (Il Signore degli Anelli, Lost). Per quanto riguarda i membri del cast originale, torneranno Mark Hamill (Luke Skywalker), Anthony Daniels (C-3PO) e Billy Dee Williams (Lando Calrissian); ci sarà anche la compianta Carrie Fisher (Leia Organa), grazie ad alcune scene inutilizzate de Il risveglio della Forza.