“Ciao, sono George. Ho questa idea che mi gira in testa da oltre dieci anni per un film fantasy. Se la cosa può interessarti, parliamone”. Al destinatario di quella chiamata, Ron Howard, la cosa, che avrebbe preso il nome di Willow, interessava eccome. All’altro capo del telefono c’era George Lucas. I due si conoscevano da molto tempo, da quando Howard era stato uno dei giovani protagonisti di American Graffiti, il secondo lungometraggio di Lucas. Gli anni sono scivolati nel frattempo via, siamo nel 1985 e l’ex Richie Cunningham di Happy Days si è già fatto un nome come regista, grazie al successo di Splash – Una sirena a Manhattan e Cocoon – L’energia dell’universo. Sta completando il suo nuovo film, Gung Ho, quando Lucas lo chiama per fargli la sua proposta irrifiutabile.
Howard ama il genere fantastico e l’idea di girare un film che possano vedere anche le sue tre figlie gli piace. Accetta e si mette a lavorare a questo progetto tenuto nel cassetto da Mr. Star Wars dagli anni 70 e tirato fuori solo adesso, quando il livello tecnologico raggiunto nel campo degli effetti speciali rende possibile realizzare ciò che Lucas ha in mente. Howard, Lucas e lo sceneggiatore Bob Dolman – che ha scritto per Howard qualche anno prima un pilota televisivo, Little Shots – lavorano al copione di Willow a fasi alterne, per circa un anno, e alla fine dell’86 sono pronti a partire con il casting. Per la parte di Willow Ufgood, Lucas ha sempre pensato a Warwick Davis, che ne Il ritorno dello Jedi aveva interpretato l’Ewok Wicket. Ma lascia che Howard veda la sua buona fetta di provini, e gli confessa la sua preferenza solo quando Howard si convince, per conto suo, che Davis è perfetto per quel ruolo. Anche se non ha mai recitato a volto scoperto, Davis è acrobatico e studia da regista pure lui, il che aiuta sempre chi si trova dall’altra parte della macchina da presa.
L’entusiasmo di Val Kilmer nei provini spinge Howard a trasformarlo nel mercenario Madmartigan. I tempi della guerra fredda con Schumacher a Gotham City sono lontani nel futuro, Kilmer è per tutti il tipo figo di Top Gun, e l’alchimia che si crea con Davis sul set è fantastica. In un’intervista a Starlog nel 1986, Howard spiega che avrebbe voluto avere a disposizione altri venti minuti di pellicola giusto per “esplorare meglio la loro relazione. Sono come La strana coppia di Lemmon e Matthau. Ma è un film d’azione, e non abbiamo potuto esagerare”.
Le riprese si svolgono tra l’aprile e l’ottobre del 1987. Gli interni sono girati agli Elstree Studios, in Inghilterra, per le location esterne vengono scelti la Nuova Zelanda e il Galles. Con qualche ripresa aggiuntiva in California, a due passi dallo Skywalker Ranch. La piccola Elora Danan è interpretata dapprima dalle gemelle Kate e Ruth Greenfield, poi, siccome queste sono cresciute a vista d’occhio, da varie altre bambine, tra cui la nipote dell’aiuto regista.
Lucas e Howard vanno d’amore e d’accordo e il primo non si sente schiacciato dal peso che il nome del secondo si porta dietro. Sa che un altro mondo fantastico creato da Lucas gli tirerà addosso tutta una serie di paragoni con Star Wars, ma sa anche che i due universi sono diversi anche a livello filosofico. In quella intervista, Howard sottolinea che “Star Wars è una storia di guerra, basata sulla ribellione e la voglia di libertà”. Laddove invece “Willow è una storia di compassione. Quella provata da Willow nei confronti della bambina capitata nella sua vita, e quella di Madmartigan [Kilmer] sia per Willow, sia per la piccola”.
Agli effetti digitali per i quali Lucas aveva tenuto parcheggiato il progetto Willow per oltre due lustri pensa ovviamente la Industrial Light & Magic. Willow rappresenta in tal senso un film spartiacque, perché per la prima volta viene utilizzata una tecnologia di morphing per le trasformazioni della povera Fin Raziel (Patricia Hayes), tramutata dagli incantesimi pasticcioni di Willow in una serie di animali, prima di ridarle il suo aspetto umano. Dennis Muren della ILM vorrebbe utilizzare lo stop-motion, ma poi pensa di fondere le immagini dei vari animali con un programma sviluppato da uno dei dipendenti della compagnia, Doug Smythe del Computer Graphics Department. Il programma si chiama MORF e dopo il suo esordio in Willow verrà utilizzato in decine di film (come Indiana Jones e l’ultima crociata o Terminator 2) e spot TV. Willow riceverà per questo una nomination all’Oscar per gli effetti speciali, ma quella statuetta andrà a Chi ha incastrato Roger Rabbit. I cui effetti speciali erano stati curati invece… no, sempre dalla ILM. Restava tutto in casa, comunque.
Accompagnato dalla colonna sonora di James Horner, eseguita dalla London Symphony Orchestra, Willow debutta nelle sale USA il 20 maggio del 1988 (in Italia esce il 23 dicembre). La critica apprezza gli effetti speciali e la performance di Davis, molto meno il ritmo lento della pellicola. A poco è valso, pare, il tentativo di arruffianarsi i critici USA più famosi dell’epoca, citandone i cognomi: il generale Kael (Pat Roach) come Pauline Kael, il drago a due teste Eborsisk, fusione di Roger Ebert e Gene Siskel. Il Washington Post scrive che La storia fantastica di Rob Reiner era di tutt’altra pasta e che Lucas ha perso stranamente per strada la formula per far divertire il pubblico.
Quello che a George preme, però, è soprattutto che il film non crolli al botteghino e non perda troppi soldi. Soldi che sono anche suoi. Trovare una major disposta a investire in Willow non è stato semplice, dopo i flop di pellicole fantasy come Legend, Krull o Labyrinth, e alla fine si è accordato con la MGM solo perché Alan Ladd Jr. è un suo vecchio amico (per chi non lo sapesse, è l’uomo che ha salvato Star Wars, quando la Fox voleva far chiudere bottega a Lucas). E perché la MGM ha messo solo parte del budget, accaparrandosi i diritti cinematografici e lasciando a Lucas quelli televisivi e dell’home video da piazzare altrove.
Alla fine, Willow non si rivela fortunatamente per Lucas un flop, ma i 57 milioni di dollari portati a casa non sono “il nuovo E.T.” che George aveva sperato di avere tra le mani. La concorrenza nella prima settimana sembra scarsa, e le maggiori insidie sembrano venire da Rambo III, in uscita pochi giorni dopo. Ma a fregare entrambi quella primavera saranno Crocodile Dundee II e Big. Nella classifica annuale USA del 1988, Willow chiuderà al quattordicesimo posto, sotto S.O.S. fantasmi (Scrooged) di quella vecchia lenza di Richard Donner.
E Willow 2? Lucas e soprattutto Howard parlano della cosa già nell’88. Howard non ha diretto né il seguito per la TV di Splash, Splash, Too, né Cocoon 2 – Il ritorno, ma in un’intervista, poco prima dell’uscita di Willow, dice che gli piacerebbe tornare a lavorare con Lucas e Davis. Basta aspettare il momento giusto… e cioè trent’anni. Di un nuovo Willow si è ripreso a parlare infatti solo negli ultimi tempi, per una serie che Howard e Jonathan Kasdan (Solo) potrebbero scrivere per la piattaforma Disney+. Con Warwick Davis di nuovo nei panni di Willow, naturalmente. “Warwick è un tipo così in gamba e un attore così bravo che spero davvero ci sia la possibilità di vedere in azione il Willow ormai adulto”. A chi lo dici, Ron.
Torno a giocare al platform di Willow per Amiga. Hai visto mai che è la volta buona.
Firmato: un vecchio fan di Willow che ancora ci crede.