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Aveva il suo perché, Ulisse 31, trasposizione sci-fi dell’Odissea con questo Ulisse action hero dalla barba lunga, con il figlioletto e il robottino rompiballe al seguito. Una serie che ha spopolato in Francia e avuto una sorte ben diversa in Giappone. Alla quale sono collegati una linea di giocattoli bellissima, alcuni mostri sacri del mondo dell’animazione nipponica e almeno un paio di telefonate incazzate degli avvocati di George Lucas.
Ulisse 31 (In Francia Ulysse 31, in Giappone Uchu Densetsu Yurishizu 31) è una co-produzione franco-nipponica del 1981 frutto della collaborazione tra DiC Entertainment e la giapponese TMS Entertainment. Era la terza serie in assoluto prodotta da DiC (dopo Cro et Bronto e Archibald le Magichien), ma la prima come compagnia indipendente. La DiC Entertainment di Jean Chalopin, dicevamo a proposito di Jayce il cavaliere dello spazio, avrebbe prodotto per tutti gli anni 80 e 90, decine di programmi di successo, da M.A.S.K. a L’Ispettore Gadget, fino ai cartoni di Dov’è finita Carmen Sandiego?
Ulisse 31 debutta in Francia, su FR3, il 10 ottobre del 1981, e i suoi 26 episodi riscuotono un enorme successo Oltralpe. Trasformando l’Ulisse in fuga sull’astronave Odissea in uno degli eroi animati classici dell’avventura in TV, membro per i ragazzini francesi a cavallo tra gli anni 70 e 80, dello stesso club di Goldorak (Goldrake), Albator (Capitan Harlock) e Capitaine Flam (Capitan Futuro). In Italia Ulisse 31 arriva l’anno dopo, su Rai 1. In Giappone molto tempo dopo. Nel 1988 TV Asahi manda in onda solo i primi 12 episodi: per vedere anche gli altri, a Tokyo e dintorni hanno dovuto aspettare il 1991, con il passaggio su un canale satellitare della NHK.
L’aspetto che hanno Ulisse e gli altri personaggi umani nell’anime è molto diverso da quello mostrato nella loro prima apparizione. Nel 1980, infatti, TMS e DiC avevano realizzato un episodio pilota in cui il character design era completamente differente: molto più anime, rotondo e colorato. Ulisse, come potete vedere qui sopra, era una versione arancione e molto satura di Caparezza.
Per star dietro alle richieste di DiC, si virò poi su uno stile a metà tra quello nipponico e quello europeo, e vennero chiamati a occuparsene Shingo Araki e Michi Himeno, storica coppia di illustratori responsabili del character design in serie come Rocky Joe, Goldrake, Lady Oscar, I Cavalieri dello Zodiaco e molte altre. L’unico personaggio a non subire cambiamenti rispetto al pilota è stato No-No, il robottino di Telemaco. Anche l’astronave Odissea fu modificata, perché quella originale era un semplice anello volante. Potete dare un’occhiata alla versione 1.0 di Ulisse e compagni in questo video, finché non lo tirano giù.
Il nuovo design dell’astronave e quello dei vari velivoli e mezzi meccanici era opera di Shoji Kawamori, altro nome storico del mondo degli anime, tra gli ideatori di Macross e mecha designer per varie serie di Gundam e tante altre opere robotiche, da Patlabor ad Eureka Seven. L’aspetto definitivo dell’Odissea, un anello con un occhio al centro, fondeva il semplicissimo concept iniziale con una chiara influenza da 2001: Odissea nello Spazio – il doppio anello di Kubrick era ovunque, da oltre un decennio. E con quel titolo… – e un occhio, è proprio il caso di dirlo, a chi avrebbe mandato in onda quella serie in Francia. L’Odissea di Ulisse 31 ricorda non poco il logo utilizzato dall’emittente FR3 in quegli anni.
L’Odissea, No-No, Ulisse, Telemaco e altri personaggi, come i vari robot da lavoro, facevano parte di una sontuosa linea di giocattoli in plastica e metallo realizzata dalla Popy e importata anche in Italia dall’azienda madre Bandai. Il gioiello della corona di questa serie era la Navetta di Ulisse (sulla scatola era riportato in genere il nome francese, La Navette d’Ulysse), scomponibile nei tre moduli Vires, Orbos e Dardos. Chiunque ne abbia posseduta una, ai tempi, era un bambino felice. O un maledetto ingrato che non se la meritava. Una delle due.
La Lucasfilm fece causa al distributore internazionale di Ulisse 31, la Saban International di Haim Saban. Non per la spada laser di Ulisse, decisamente clonata da quelle di Star Wars, ma per la colonna sonora del cartone. “Battle Theme/Ulysse Terrasse le Cyclope” (ascoltabile nel primo episodio, dopo il tredicesimo minuto, o in questa versione riarrangiata) suonava infatti troppo simile a un brano di John Williams usato nel soundtrack de L’Impero colpisce ancora, “The Battle In The Snow”. O meglio, a una versione remix di quel brano, “Meco plays music from the Empire Strikes Back”, del produttore discografico statunitense di origini italiane Domenico Monardo, detto Meco. Questa versione, che era uscita nell’80 ed è effettivamente uguale.
Per tornare a Saban, le due sigle dell’anime, quella di testa “Ulisse” e quella di coda “Ulisse delle Galassie”, erano state sfornate dai soliti Shuki Levy e Haim Saban. Le stesse basi erano state utilizzate anche negli altri mercati. Il testo della versione italiana, interpretata dalla Superbanda, era di Alberto Testa, che per Levy e Saban aveva scritto anche quello di Spider-Man – L’Uomo-Ragno.
E a questo punto avremmo potuto semplicemente postare anche la sigla in un’altra lingua (come il tedesco), per ridere felici della fratellanza dei popoli e di quel coretto lì, con l’entusiasmo di un impiegato del catasto. Ma vuoi mettere con una versione che affianca alle sequenze originali una mirabile, super-trash trasposizione live action di Ulisse e gli altri? Ecco.
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