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Star, star, starzinger star, superstar. Gorgo sotto i mari lotterà, Hakka in terra ci difenderà. Pur non capendo un’acca. Risate registrate di repertorio. Benvenuti a un nuovo appuntamento di AnimAzione, oggi tutto dedicato a Starzinger, un anime nato… più di 400 anni fa.
Science Fiction Saiyuki Starzinger debutta nell’etere giapponese il 2 aprile del ’78, con il primo di 73 episodi chiamati a occupare uno slot – la domenica, tra le sette e le sette mezza di sera – che fino a quel momento è stato il regno, su Fuji TV, dei cartoni di robot giganti realizzati dalla Toei: Mazinga Z, Grande Mazinga, Goldrake e infine Danguard (del quale torniamo a parlare tra un attimo). Starzinger rompe quella tradizione fatta di robottoni della domenica pomeriggio e mostra come i tempi e i gusti del giovane pubblico giapponese stiano cambiando.
Le serie di Starzinger sono ufficialmente due, ma si tratta in realtà di due semplici lotti di episodi, distinti per pure questioni di marketing. Starzinger II conta infatti solo 9 puntate, mandate in onda in coda alle altre senza stacchi, tanto nella storia quanto nella programmazione. Da noi sbarca sulle reti private, nell’81, riscuotendo un notevole successo. Merito, tra le altre cose, di una storia fatta di monaci, scimmie e maiali.
Come dichiarato dal suo titolo giapponese completo, Starzinger è infatti una rilettura fantascientifica di Saiyuki, nome con cui è conosciuto in Giappone il romanzo cinese Il Viaggio in Occidente, pubblicato in Cina alla fine del sedicesimo secolo. Uno dei “quattro romanzi classici” della letteratura cinese, adattato in decine di anime e manga famosi (e di fumetti occidentali, come Lo Scimmiotto di Silverio Pisu e Milo Manara). Da The Monkey a Saiyuki, passando ovviamente per Dragon Ball: Son Goku è il nome giapponese di uno dei protagonisti del romanzo, il re scimmia Sun Wukong.
In Starzinger, il ruolo di Sun Wukong spetta al leader dei tre cyborg guerrieri al servizio della principessa Aurora, Jan Coog. Il segaligno Sir Gorgo, bassista carismatico che si unisce alla banda perché invaghito di Aurora (“bella più che mai”… Sarà) è il corrispettivo sci-fi del demone fluviale Sha Gojo, ossia Sha Wujing, finito nei casini e preso a frustate dall’Imperatore di Giada per aver distrutto del vasellame durante la Festa delle Pesche. Don’t ask.
Il corpulento Don Hakka, col suo nome da battaglia da prete o mafioso, deriva infine da Cho Hakkai, ovvero Zhu Wuneng. Ed è grosso perché l’originale era un maiale. E la principessa Aurora? Nel romanzo, i tre aiutavano un uomo, il monaco chiamato Sanzang. Ma anche nello spazio del 1978, dice, era nota la forza tricotraente della beltà femminile (insomma).
A ideare per la Toei la storia della principessa lunare e dei suoi tre cavalieri cyborg è Leiji Matsumoto, tra i più amati mangaka e animatori di sempre. Per sapere cosa ci ha raccontato delle origini del suo Capitan Harlock, o del perché il treno di Galaxy Express 999 avesse proprio quell’aspetto, teletrasportatevi qui. Starzinger faceva seguito appunto a Danguard (Danguard Ace), serie mecha di 56 episodi con cui ebbe inizio la collaborazione tra Matsumoto-sensei e la Toei, che aveva rotto i suoi rapporti con Go Nagai, in seguito a una disputa sui diritti di Gaiking.
Matsumoto non ama i robot e in questa, l’unica serie del genere da lui realizzata, fa di tutto per lasciare il minimo spazio sindacale perfino al robot protagonista. Il Danguard si lascia attendere a lungo e il tema dell’ecologia, sempre caro all’autore, trionfa, in una serie che ha molti punti in comune con Harlock. Argomenti che ritornano anche in Starzinger, dove il “Viaggio a Occidente” questa volta ha come meta il Grande Pianeta, per ripristinare un’energia in assenza della quale tutti i popoli dell’universo stanno diventando più feroci e incontrollabili, come i drogati dello shopping il primo giorno di saldi.
Il character design di Starzinger è di Masami Suda, storico animatore che ha lavorato per Tatsunoko (sin dai tempi di Mach 5 e Gatchaman) e la Toei, per cui si è occupato di trasporre su schermo il manga di Hokuto no Ken, tanto nella serie TV quanto nel film dell’86. Siete dei fan di Ken il Guerriero? Dovete tanto a questo signore.
Ma Masami Suda ha lavorato anche a serie come Slam Dunk, Candy Candy, Dragon Ball Z, Giant Killing e Street Fighter II, e negli ultimi tempi ha curato il character design di Yo-kai Watch, serie di videogiochi e poi di cartoni che ha spopolato tra i bambini di tutto il pianeta a partire dal 2013.
Negli Stati Uniti, Starzinger è nota come Force Five: Spaceketeers, perché faceva parte di una serie antologica (Force Five, appunto) contenente cinque anime giapponesi trasmessi a rotazione. Le altre erano Force Five: Gaiking, Force Five: Dangard Ace (Danguard), Force Five: Starvengers (Getter Robo G) e Force Five: Grandizer (Goldrake). Il progetto nasceva per sfruttare la popolarità degli Shogun Warriors, i robot giocattolo importati da Mattel, e vennero mandati in onda solo 26 episodi di ciascuna serie. La storia di Starzinger era stata modificata e i nomi dei protagonisti cambiati, per riecheggiare quelli dei Tre Moschettieri: Jesse Dart, Arimos… e Porkos.
Nel mercato home video del Regno Unito, invece, Starzinger era diventata Sci-Bots, mentre in America Latina un più iconico e generico El Galáctico.
In quei remoti primi anni 80, di Starzinger furoreggiavano da noi anche i giocattoli. Lo Star Crow di Jan Coog e le altre navicelle (Star Cupper e Star Bood), l’astronave Queen Cosmos e le action figure in plastica e metallo dei personaggi sono state realizzate dalla Popy/Bandai e importate in Italia da Ceppi Ratti. Se avete ancora in soffitta qualche esemplare scatolato e in perfette condizioni, e siete disposti a venderlo su ebay, avete già trovato come pagarvi la prossima vacanza. Le pinne di Sir Jogo e la pancia lanciamissili di Don Hakka: simbolo indelebile di un’epoca.
La sigla italiana di Starzinger era cantata dai Superobots, gruppo specializzato in sigle fondato nel ’79 da Douglas Meakin e Aldo Tamborrelli. Il gruppo è noto anche con altri nomi, adoperati al di fuori del filone robotico-spaziale: per Candy Candy diventarono i Rocking Horse, per serie come Fantaman e il contenitore Noi Supereroi, invece, adoperarono Superband.
Starzinger venne pubblicato come singolo nell’81 insieme a Koseidon, sigla da superfomento assoluto cantata dai Fratelli Balestra (Daitarn 3) per la serie tokusatsu omonima. Giancarlo, il più piccolo dei Balestra, si era occupato di scrivere per Starzinger un testo italiano che fosse adatto alla musica giapponese, visto che Starzinger è una di quelle sigle, come Jeeg o Mazinga Z, basate su quella originale. Ecco la versione giapponese:
Compito a casa: farvi uscire dalla testa quella per il mercato latino americano, El Galáctico, dopo averla ascoltata mezza volta.
Miseria ladra.
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