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L’addio ad Akira Toriyama: grazie di tutto, sensei

Pubblicato il 08 marzo 2024 di DocManhattan

Se togli quella che c’è su Wikipedia, in cui lo si vede – da lontano – seduto su uno sgabello e sotto un cappellino, di lui girano in Rete perlopiù sempre le stesse foto, di quando era giovanissimo. Ed è così, con quel volto sorridente sotto un paio di occhialoni, magari pure in bianco e nero, che continueremo a ricordarlo. La notizia, come avviene quasi sempre in Giappone, si è diffusa solo alcuni giorni dopo e cioè qualche ora fa, ma l’1 marzo ci ha lasciato uno dei più celebri mangaka di sempre, Akira Toriyama. Ad aprile avrebbe compiuto 69 anni. L’impatto che questo autore ha avuto sul mondo del fumetto giapponese prima e sull’immaginario collettivo dell’intero pianeta subito dopo è molto semplice da spiegare: senza il suo Dragon Ball non esisterebbero decine e decine di manga e anime dall’impostazione simile e una fetta enorme della cultura pop.

IL PRIMO FUMETTO GIAPPONESE PUBBLICATO ALLA GIAPPONESE

Come noto, Dragon Ball e i suoi Super Saiyan sono stati una delle teste di ponte dell’invasione occidentale dell’intrattenimento nipponico negli anni Novanta. In Italia è stato il primo manga ad essere pubblicato con il senso di lettura alla giapponese, perché prima i manga venivano ribaltati, trasformando i loro protagonisti in un esercito di mancini. Nell’aprile del 2017, nel comunicato stampa per presentare una nuova versione da edicola del fumetto, allegata a Corriere e Gazzetta, Star Comics dichiarava che il manga di Dragon Ball aveva venduto in totale in Italia, dal ’95 (cioè dall’uscita in versione quindicinale sulla serie Dragon) fino a quel momento, 12 milioni di copie.

Sono tantissime, ma impallidiscono se guardiamo al totale di oltre 300 milioni di volumetti venduti in patria. Gli anni in cui Weekly Shonen Jump ha ospitato la serializzazione del manga di Akira Toriyama (1984-1995) sono stati quelli in cui la rivista ha raggiunto numeri record in quanto a circolazione, con una media di 6 milioni e mezzo di copie a numero. Ogni settimana, sì.

“CIRICIAO, GENTE”

Ma anche se l’epopea di Goku è l’opera più famosa di Toriyama, e anche quella che ne ha accompagnato buona parte della carriera, non è l’unica. Quando i primi episodi della prima serie animata di Dragon Ball vennero trasmessi da noi su Junior TV, nel 1989, quel tipo di umorismo, quello stile super deformed di figure, veicoli e abitazioni era già noto da anni a tanti di noi grazie all’anime Il dr. Slump e Arale, tratto da un suo manga precedente, altrettanto celebre in Giappone. Dragon Ball, prima come serie animata e poi come manga, è stato poi il filo che ha legato più generazioni diverse di appassionati di fumetto e animazione giapponese, gli oggi quasi cinquantenni e i ragazzi che hanno scoperto magari la saga solo di recente con Dragon Ball Super.

Gli uni e gli altri li riconosci perché li vedi al supermercato a soppesare le uova di cioccolato di Dragon Ball, per trovare la sorpresa giusta.

Se vado indietro con i ricordi, ritrovo il lavoro di Akira Toriyama in continuazione, in momenti diversi, anche per cose diverse. Nel “Ciriciao, gente” di Arale che uso da quarant’anni. In una gita in Spagna nel ’92 in cui scoprii la prima edizione europea dei fumetti di Dragon Ball (un Dragon Ball Z in formato albi Marvel, ma vabbè). L’euforia contagiosa dell’edizione italiana a metà anni 90, di cui si parlava ovunque, in fumetteria come in edicola.

MONDI DA GIOCARE

Ma anche io che intervisto a Los Angeles il baffuto Hironobu Sakaguchi, che è il creatore di Final Fantasy, ma siccome quel giorno sono lì per il gioco Blue Dragon, i cui personaggi sono stati creati da Akira Toriyama, finiamo a parlare del genio di quest’ultimo per tutto il tempo. Perché anche nel mondo dei videogiochi, Toriyama ha fatto e lasciato tantissimo. Per la longeva serie di giochi di ruolo Dragon Quest, caposaldo del genere, o per un altro JRPG amatissimo come Chrono Trigger. E questo ci porta praticamente a oggi, all’imminente Sand Land, un gioco in uscita ad aprile tratto da un altro suo manga pieno di adorabili veicoli in stile SD.

Quando ho appreso la notizia della sua morte, questa mattina, sono rimasto – immagino come tutti – triste e frastornato. Sono andato di là, in salotto, e ho preso prima a sfogliare un artbook di Dragon Ball, poi a guardare l’infilata di suoi manga su un ripiano della libreria. Anche le cose più brevi, come il citato Sand Land, Jaco the Galactic Patrolman o Cowa!, che era uno dei motivi per cui aspettavo di più l’uscita della rivista Express, un milione di anni fa.

Mi è salito un magone enorme.

Ci hai regalato combattimenti epici, grandi bassisti carismatici con i capelli a punta, e soprattutto un mondo di sorrisi. Grazie, sensei, per averci fatto compagnia per tutti questi anni, tutta questa strada, tutti questi sogni.

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