In una lunga intervista pubblicata da Vanity Fair, lo sceneggiatore Chris Terrio è entrato nel dibattito su Justice League raccontando la sua versione dei fatti. Lo sceneggiatore ha definito la versione del film uscita nel 2017 “un atto di vandalismo”.
Terrio, che aveva lavorato con Ben Affleck alla sceneggiatura di Argo, fu portato nell’universo DC proprio da Affleck per rimettere mano alla sceneggiatura di Batman v Superman. Lo sceneggiatore spiega di aver aggiunto molto contesto – specialmente circa l’impatto delle azioni di Superman sul mondo – e di aver modificato l’arco di maturazione di Batman per farlo tornare a quello che era prima di prendere la strada cupa e violenta in cui lo ritroviamo all’inizio del film.
Terrio racconta in che modo finisse la stesura di David S. Goyer: con Batman che “marchiava a fuoco” Lex Luthor come aveva fatto con un altro criminale all’inizio del film: “Il finale era un punto su cui mi sono scontrato con lo studio più volte. La mia idea era che Batman non potesse continuare con questo comportamento alla fine del film”. Batman avrebbe invece dovuto “riconoscere i suoi errori e ricordare la parte migliore di sé nel corso del film”, in modo che fosse “pronto per creare la Justice League”.
Dopo questa esperienza, Terrio fu richiamato da Zack Snyder a lavorare a Justice League, un film che, a differenza del precedente, sviluppò da zero. Terrio ricevette l’incarico di alleggerire l’atmosfera della saga, cosa che, in un certo senso, voleva già fare: “Accettai di scrivere Justice League perché volevo avere la possibilità di scrivere questi personaggi con amore e speranza, dopo aver attraversato l’oscurità di Batman v Superman“. Terrio spiega di aver rimesso mano poi alla sceneggiatura per renderla “un po’ più leggera”, una versione “meno fitta dello script, che mi andava bene”.
Poi, però, l’addio di Zack Snyder al progetto per motivi personali allontanò per sempre il film da quello scritto da Terrio. Il coinvolgimento dello sceneggiatore finì con l’uscita di scena di Snyder:
Sentivo solo qualche resoconto occasionali sui reshoot. Non mi rendevo conto di quanto il film sarebbe stato cambiato – o vandalizzato, secondo la mia opinione. Divenne chiaro, parlando con diversi attori, che sarebbe stata una completa demolizione di quello che era venuto prima.
In particolare, a bruciare fu l’eliminazione totale della performance di Ray Fisher nei panni di Cyborg:
Per me era sempre stata il cuore del film, e significava così tanto per me, personalmente, perché tanto del mio cuore e della mia vita erano stati messi in quella storia […]. Sviluppammo Cyborg insieme. Ray veniva nel mio appartamento dell’East Village e insieme ci facevamo lunghe camminate e parlavamo di Cyborg e della responsabilità di mettere il primo supereroe nero DC in un film. Era una grossa responsabilità che capivamo entrambi e abbiamo preso molto seriamente. Ricordate, questo era prima di Black Panther. C’erano stati ovviamente alcuni supereroi neri negli anni, ma nessuno rappresentato con questo tipo di budget e dimensioni e in un modo così mainstream.
Cyborg è l’unico personaggio che non può nascondersi. Vive nella sua pelle. La sua alterità è un fatto costante della sua vita. E questo per me – e io e Ray ne abbiamo discusso – era una metafora dell’essere neri in America. Non puoi rimuovere l’alterità che la gente forza su di te. E quindi quando Cyborg diventa l’eroe che avrebbe sempre dovuto essere e che era destinato a diventare, ci sembrava una cosa molto forte che volevamo che il mondo vedesse.
Di recente, Ray Fisher si è aperto sulla questione Justice League. Potete leggere i dettagli QUI. Il resoconto di Zack Snyder sulla lavorazione del film lo trovate invece QUI.