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Elliot Page parla della sua transizione: “Ora sono veramente me stesso”

Pubblicato il 17 marzo 2021 di Marco Triolo

In una lunga e rivelatrice intervista rilasciata a Time, Elliot Page ha parlato della sua transizione, di cosa l’abbia spinto a prendere la decisione e delle conseguenze che ha avuto sia in termini psicologici che social.

Page, che nel 2014 aveva fatto coming out rivelando di essere gay, ha detto innanzitutto che la presa di coscienza e la decisione di cambiare nome è arrivata durante i mesi del lockdown: “Avevo un sacco di tempo libero per concentrarmi davvero su cose che, per molti versi inconsciamente, credo, stavo evitando”. E così, “vergogna e disagio” hanno lasciato il posto a un’epifania. “Sono stato finamente in grado di accettare il mio essere transgender” per “permettermi di diventare pienamente chi sono”.

“Quello che mi aspettavo era molto sostegno e affetto e un’enorme quantità di odio e transfobia”, aggiunge. “Essenzialmente è quello che è successo”. Il processo non è stato ovviamente privo di difficoltà e, anche all’epoca dell’intervista (fine febbraio), Page descrive le sensazioni provate come un mix di “entusiasmo e profonda gratitudine per essere riuscito ad arrivare a questo punto della mia vita” e “paura e ansia”. Nonostante una maggiore apertura verso le persone transgender, il mondo fa ancora fatica ad accettarle e mantenere in vita una carriera a Hollywood senza venire ghettizzati è una sfida che Page dovrà affrontare. Le offerte, per ora, stanno arrivando, sia per ruoli queer/trans che da uomo.

“Volevo essere un bambino”

Page racconta di essersi sempre sentito un ragazzo: “Volevo essere un bambino. Chiedevo a mia madre se un giorno avrei potuto esserlo”. A nove anni riuscì finalmente a tagliarsi i capelli corti, ma la sensazione di trionfo durò poco: a dieci anni divenne un attore professionista con ruoli femminili, ovviamente. A partire dal film per la TV canadese (Page è di Halifax, Nuova Scozia) Pit Pony, che poi divenne una serie TV costringendolo a farsi ricrescere i capelli.

Col passare del tempo e dei ruoli, però, la sensazione di distacco tra quella che lui percepiva essere la sua identità e quello che i ruoli gli richiedevano, ovvero di vestirsi con abiti femminili e, a volte, essere “sexy”, divennero per Elliot Page sempre più motivo di disagio. “Non riuscivo a riconoscermi. A lungo non ho potuto nemmeno vedermi in foto”. Ciò lo portò, all’epoca di ruoli mainstream come X-Men: Conflitto finale, ad attacchi di panico e depressione.

Col tempo è riuscito a ottenere di poter indossare abiti maschili anche nei ruoli femminili. Il coming out di certo l’ha aiutato a sentirsi meglio, senza però scacciare del tutto la sensazione di disagio.

La decisione durante il lockdown

Da qui la doppia decisione presa durante la pandemia: da un lato il cambio di nome, che deriva almeno in parte da quello del protagonista di E.T. – L’extra-terrestre. Page ha un tatuaggio che dice: “E.P. PHONE HOME”. “Amavo E.T. da bambino e ho sempre voluto assomigliare ai ragazzi dei film”. Dall’altro quella di sottoporti a mastectomia, che definisce “non solo qualcosa che mi ha cambiato la vita, ma che me l’ha salvata”, perché ora si sente a proprio agio nel suo corpo.

Steve Blackman, showrunner di The Umbrella Academy, la serie Netflix che si avvia verso la terza stagione e la vede nel ruolo di un personaggio femminile gay, afferma che Page è completamente cambiato dopo questa svolta di vita. “È come se si fosse liberato di un enorme peso sulle spalle. Sembra più leggero, sorride molto di più”.

Ora, Page afferma di voler aiutare persone nelle sue stesse condizioni, ma ancora più svantaggiate a causa del colore della pelle: “Il mio privilegio mi ha permesso di avere le risorse per superare gli ostacoli e arrivare dove sono oggi, e ovviamente voglio usare quel privilegio e tribuna per aiutare in ogni modo possibile”. Come ad esempio lottando per permettere a più persone di accedere alla necessaria chirurgia, attualmente troppo costosa negli Stati Uniti.

“Sono molto entusiasta all’idea di recitare, ora che sono pienamente me stesso, in questo corpo”, conclude. “Al di là delle sfide e dei momenti difficili che sto passando, ne vale la pena per sentirmi come mi sento ora”.