Guarda le due stagioni di The Mandalorian su Disney+.
The Mandalorian ha finalmente fatto il suo ritorno su Disney+ con il primo episodio della seconda stagione, scritto e diretto dal creatore Jon Favreau. Una puntata che sembra essere stata costruita a tavolino per includere praticamente tutti gli ingredienti che hanno reso memorabile la prima stagione, ma anche la saga di Star Wars in generale. E per gridare a squarciagola quanto le ambizioni (e forse anche il budget) siano aumentate.
Nella foto, il cameo di John Leguizamo nei panni di Gor Koresh.
Il titolo dell’episodio, The Marshal, dovrebbe già far drizzare le orecchie a chi se ne intende almeno un po’ di mitologia estesa di Star Wars. Come già si sapeva, Timothy Olyphant esordisce infatti in questo episodio nei panni di Cobb Vanth, sceriffo di un villaggio di minatori di Tatooine che indossa pezzi dell’armatura di Boba Fett, il celebre Mandaloriano fagocitato dal Sarlacc all’inizio de Il ritorno dello Jedi. Mando, giunto in città in cerca di un suo simile che lo aiuti nella missione di restituire Baby Yoda agli Jedi (evidentemente questo sarà un po’ il trait d’union di tutti gli episodi), trova invece Vanth e gli intima di restituirgli l’armatura. Vanth gli fa una controproposta, che porta i due ad allearsi per una missione pericolosa insieme ai Tusken.
The Marshal fa un po’ il verso all’episodio 2 della prima stagione, The Child: c’è una missione da compiere per ottenere qualcosa in cambio, ma l’antagonista si rivela un osso più duro del previsto. Il nuovo episodio, però, fa le cose molto più in grande, sfoggiando effetti visivi di qualità cinematografica. Non vogliamo svelare troppo, diciamo solo che la puntata pare una bizzarra via di mezzo tra un film dell’Asylum (coi soldi) e Dune – uno dei riferimenti letterari di George Lucas che Jon Favreau porta letteralmente in superficie.
A monte di tutto questo c’è una commistione di generi che è tutto un programma. The Marshal inizia come un western puro e semplice: un villaggio nel mezzo del deserto, uno sceriffo che fa rispettare la legge, duelli e sparatorie. E a un certo punto si trasforma in un fantasy. Sono le due coordinate chiave di tutto l’universo di Star Wars, qui messe giù nella maniera più plateale possibile, quasi come se Favreau avesse voluto ribadire la formula (in caso aveste vissuto su Marte dal 1976 a oggi). Ma, e qui sta il tocco dell’artista, anziché venirne fuori una roba ripetitiva, è tutto archetipico e bellissimo. Anche l’ambientazione su Tatooine, che nella prima stagione era sembrata più una strizzata d’occhio fine a se stessa, qui contribuisce alla generale atmosfera di “ritorno alle radici” che questo episodio evoca con successo.
Favreau, insomma, resetta tutto, riparte da pochi elementi essenziali che incarnano l’unicità della saga e rilancia con un colpo di scena finale che rimanda ai prossimi episodi e alla mitologia più vasta di Star Wars. E alla fine non è neanche sudato.
Questo non significa che The Mandalorian abbia necessariamente bisogno di tirare in ballo i film per stare in piedi. Alla base c’è l’ottimo lavoro mitopoietico fatto da Favreau e soci nella prima stagione, per dare alla serie un sua identità. Non appena entrano in scena, Mando e Baby Yoda (ops, il “Bambino”) sono istantaneamente iconici e riconoscibili anche solo dalle silhouette. Per non parlare del tema di Ludwig Göransson, con il suo ritmo tribale che fomenta gli animi e comunica con forza il misto di pericolo ed eccitazione che pervade le avventure del Mandaloriano. Se nella prima stagione speravamo ogni tanto di sentir affiorare qualche tema di John Williams, ora non ce ne frega più nulla. Dunque, chapeau anche a Göransson.
The Marshal apre la stagione 2 di The Mandalorian proponendo un menù ben collaudato, “more of the same”, direbbero gli scettici. In questo caso è la scelta migliore possibile ed è tutto fatto con tale convinzione da meritarsi un applauso. This is the way.
Guarda anche:
– Il trailer di The Mandalorian 2
– Le immagini della nuova stagione
– La concept art di The Marshal