ScreenWEEK Originals Animazione
Un anime giapponese ma dall’animo iberico, se ci si concede questo semplice gioco di parole. Ma, soprattutto, un cartone commovente praticamente in tutto, a partire dal titolo e dalla sigla. Addio Giuseppina!, alias La balena Giuseppina, storia del piccolo Choppy e della balena magica volante che tiene in un bicchiere d’acqua sul suo comodino, è uno di quei ricordi degli anni 80 in grado di annodarti all’istante un magoncino di lana al collo. Una serie lontana nel tempo, almeno in un certo senso letteralmente perduta, con delle parentele ramificatissime: da Pollon a un film visto al cinema da quasi 12 milioni di italiani…
L’avventura di Addio Giuseppina! dura solo 24 puntate. Ventiquattro episodi andati in onda in Giappone tra il 2 aprile e il 25 settembre del 1979 su Tokyo Channel 12, l’attuale TV Tokyo, con il titolo di Kujira no Josephina (la balena Josephina). In Italia arriva poco dopo, nel 1981, debuttando su Rete A e su altre reti locali con il titolo di Addio Giuseppina!, preso dal romanzo che ha ispirato la serie (vedi punto seguente). Alcune fonti parlano di 23 episodi anziché 24, perché gli ultimi due furono trasmessi insieme in Giappone con il titolo di Addio Giuseppina parte I e II. Nello struggente finale, Choppy – che in originale si chiama Santi – ormai cresciuto, ha sempre meno bisogno di Josephina/Giuseppina, che si congeda da lui con queste parole: “Ormai le nostre strade si dividono, nel mondo degli adulti non c’è posto per le balene”. Un attimo che mi soffio il naso e proseguiamo, scusate.
Addio Giuseppina! è ambientato a Madrid perché tratto da un romanzo di un famoso scrittore per l’infanzia spagnolo, José María Sánchez Silva: “¡Adiós, Josefina!”. Ma l’opera più famosa di Sánchez Silva è “Marcelino, pan y vino”, del 1953. Due anni dopo ne viene tratto il celebre film omonimo diretto da Ladislao Vajda, Marcellino pane e vino, clamoroso successo internazionale e uno dei film più visti di sempre nei cinema italiani. Nella classifica che tiene conto non degli incassi ma del numero effettivo di spettatori, Marcellino pane e vino è infatti al dodicesimo posto, con undici milioni e mezzo di biglietti staccati. Per la cronaca, le undici pellicole che lo precedono in classifica sono, nell’ordine, Guerra e pace, Ultimo tango a Parigi, Per un pugno di dollari, …continuavano a chiamarlo Trinità, Per qualche dollaro in più, La dolce vita, Don Camillo, l’Ulisse di Mario Camerini, Il Gattopardo, La donna più bella del mondo e Malizia di Salvatore Samperi.
Addio Giuseppina! è stato realizzato da Ashi Productions e Kokusai Eiga-sha. La prima è un’azienda fondata a Tokyo nel 1975 (e nota tra il 2007 e il febbraio di quest’anno, prima di tornare al nome originale, come Production Reed Co.) che ha lavorato a serie come Astro Robot contatto Ypsilon, Don Chisciotte, Baldios – Il guerriero dello spazio, Gotrinitron e Il magico mondo di Gigì. La Kokusai Eiga-sha era invece una compagnia di produzione e distribuzione che ha firmato serie come Pollon, Nanà Supergirl, Dotakon e i robottoni Bryger, Acrobunch, Baxinger e Sasuraiger.
Il character design di Addio Giuseppina! è di Kazuo Tomizawa, veterano dell’animazione nipponica che ha curato la regia e/o il charadesign di produzioni come Gundam, Candy Candy, Capitan Harlock SSX – Rotta verso l’infinito e Lovely Sara. Agli storyboard e alla supervisione delle animazioni di Giuseppina ha lavorato Yoshinori Kanada. Scomparso nel 2009 all’età di 57 anni, Kanada ha messo mano a tanti capolavori del mondo anime, da Akira a vari film dello Studio Ghibli. Le sue sperimentazioni hanno tracciato una via poi seguita da tanti nel settore: lasciare agli animatori chiave di un progetto la libertà di esprimere liberamente il proprio stile. Kanada ha ispirato un’intera generazione di animatori, oltre ad artisti come Takashi Murakami. L’illustrazione qui sopra viene da un libro di concept art di Birth, tra i primi OAV (produzioni per il mercato home video) di successo, animato e supervisionato da Kanada. Un film a cui ha lavorato, tra gli animatori, anche un giovanotto alle prime armi chiamato Hideaki Anno.
Doppiato a Milano, ai New Recording Studios, Addio Giuseppina! aveva le voci di Milena Albieri per la balena e Adele Pellegatta per Choppy. Albieri era stata la prima voce di Wonder Woman ne I Superamici, mentre Adele Pellegatta ha dato la propria voce a Nichelle Nichols (Uhura) in Star Trek, oltre che a Pti in Siamo fatti così. Il papà di Choppy era Augusto Di Bono, la nonna Carla Todero (Anita in Pepero, Jane in Candy Candy).
Le due sigle italiane dell’anime, quella di testa “La balena Giuseppina” e quella di coda “Giuseppina non lasciarmi mai”, vennero incise nell’80 su un 45 giri. Scritte da Mario Bondi e Gianfranco Tadini, erano cantate da Gian Paolo “Giampi” Daldello, divenuto celebre a soli dieci anni con la sigla di Remi e in seguito interprete di quelle di Tartarughe Ninja alla riscossa, Sceriffi delle stelle, Cuore (seconda sigla, 1990), Motori in pista, A tutto gas. Ok, pronti alla vera botta di nostalgia? Ecco la struggente “Giuseppina non lasciarmi mai”. Provate a non commuovervi, su.
Giusto per restare in tema di finali struggenti, come Giuseppina ha salutato Choppy, così i materiali originali della sua serie sono in buona parte andati perduti in Giappone. Quanto se n’è recuperato è in tali condizioni da rendere difficile, salvo un intervento di restauro molto costoso, una sua riproposizione. È per questo che di Addio Giuseppina! esiste solo in patria una versione su VHS dell’84 ma non è uscito in DVD o BD. Gli episodi che circolano in rete sono registrati dalla TV o provengono dalle VHS, ma in una definizione decente ci sono solo le sigle di apertura e chiusura, riproposte in una collection del 2013. Magari è giusto così: il ricordo resta sbiadito e Giuseppina, dopo aver abbandonato il suo bicchiere, è volata via: siamo diventati adulti anche noi, del resto. Si piange da quella parte.