—–ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER—–
Quasi 2 anni di attesa, nei quali l’aspettativa dei fan per Game of Thrones era arrivata a livelli di hype inimmaginabili, non sono riusciti a minare la percezione di un episodio praticamente perfetto: la prima puntata della stagione 8 de Il Trono di Spade è riuscita a superare i più rosei pronostici, riuscendo a raccogliere tutti i fili delle stagioni precedenti, omaggiare le principali storyline, dare il giusto peso a tutti i personaggi coinvolti (compresa l’ormai fan favourite Lyanna Mormont) raccontando al contempo moltissimo.
L’arrivo di Daenerys e Jon con il loro enorme seguito a Grande Inverno (Winterfell) apre la stagione e fissa il titolo per l’episodio 1: è qui che la fine ha inizio, che moltissimi personaggi separati da tempo si ritrovano e moltissimi attesi confronti – ed anche alcuni, a sorpresa, che non sapevamo di attendere – vengono mostrati.
Dopo l’omaggio al primissimo episodio della serie data dalla corsa e dall’arrampicata di un bambino che rievoca i primissimi minuti di Bran Stark su schermo, l’idea di usare il punto di vista di Arya per mostrare l’arrivo di alcuni personaggi fa immediatamente comprendere il tono dell’episodio (Maisie Williams è davvero fenomenale in questo momento, come nel resto dell’episodio), tramite i diversi sguardi riservati prima al passaggio di Jon, poi a quello del Mastino e infine a quello di Gendry.
Come presagivamo dal trailer, Sansa fatica ad accettare la sottomissione di Jon a Daenerys, che dal canto suo non fa nulla per mostrarsi amichevole: i limiti della regina vengono più volte sottolineati all’interno dell’episodio (sia dall’inedito trio Tyrion-Varys-Davos che da Sansa o più incisivamente da Sam), in un efficace tentativo degli showrunner di spostare anche la legittimità morale della corona sul capo di colui che dovrebbe chiamarsi Aegon Targaryen.
Il destino di Jon/Aegon – Re della Notte permettendo – è quello di sedere sul Trono di Spade, ed è qui che inizia a nutrire i primi dubbi riguardo le capacità di Daenerys in veste di regina: da considerare sono principalmente la frase lasciata in sospeso dalla Madre dei Draghi rispetto alla sottomissione di Sansa ed i legittimi dubbi di Samwell: Daenerys mira al benessere del popolo o alla corona?
Fra i numerosi confronti fra personaggi che attendevano da tempo di rincontrarsi, spiccano quello fra Sam e Daenerys, che svela al ragazzo il suo ruolo nella morte dei suoi familiari, e quello conseguente fra Sam e Jon, che viene finalmente a conoscenza dei propri natali e del proprio destino: la scena arriva in modo inaspettato, quasi (ma solo a prima vista) troppo velocemente ma in realtà in maniera assolutamente efficace.
Ad Approdo del Re la Compagnia Dorata termina il suo viaggio verso Westeros, pronta ad attaccare il Nord nel momento di suo maggior vulnerabilità; qui, Theon riesce con un manipolo di uomini a liberare sua sorella Yara, per poi congedarsi da lei con la sua benedizione e partire anche lui alla volta di Grande Inverno, dove si terrà la prima battaglia contro i non-morti. Al nord dovrà dirigersi anche Bronn, incaricaro da Cersei di assassinare (con la stessa balestra che usò Tyrion contro suo padre Tywin) i suoi due fratelli. A Grande Inverno arriva infine anche Jaime Lannister: è proprio Bran, che spinse dalla cima di una torre nel primo episodio della prima stagione, la prima persona che si trova davanti, a testimonianza che il suo cammino di redenzione è tutt’altro che terminato.
Ad Ultimo Focolare invece, Tormund, Beric Dondarrion e gli altri Guardiani della Notte sopravvissuti scoprono un macabro messaggio da parte dei morti, che dopo aver sterminato gli Umber sono ormai quasi alle porte di Grande Inverno.
A Grande Inverno (e non solo) avvengono, come abbiamo già sottolineato, moltissimi incontri fra personaggi che i fan aspettavano da moltissimo tempo, che portano a confronti interessantissimi. L’incontro fra Arya e Jon, oltre ad essere estremamente toccante (negli ultimi due anni, Kit Harington come attore è cresciuto davvero moltissimo) chiarisce anche la posizione della giovane Stark, che in seguito incontra anche Sandor Clegane e Gendry.
Emozionante anche l’incontro fra Sam e Daenerys, che si trasforma in breve da un ringraziamento a delle condoglianze, mentre quello che essenzialmente diviene uno scontro fra lo stesso Sam (John Bradley in queste due scene dà davvero il meglio di sé) e Jon arriva fortunatamente all’inizio della stagione, libero da inutili lungaggini.
Inaspettato arriva anche un confronto fra Sansa e Tyrion: come il Folletto sottolinea, la fuga della ragazza contribuì non poco ai problemi che seguirono alla morte di Jeoffrey ad Approdo del Re. La crescita del personaggio di Sansa, accanto a quel Tyrion che in passato è sempre stato il più arguto fra i personaggi di Game of Thrones, viene esaltata ancor più che in passato: è lei ora che ha ben chiaro l’andamento delle trame di Westeros, mentre il più giovane dei Lannister pare peccare di ingenuità rispetto agli accordi presi con la sorella Cersei. Anche fra Theon e Yara arriva un ultimo chiarimento prima dell’inizio della guerra fra i vivi e i morti, mentre l’incontro sessuale fra Euron e Cersei fa comprendere quanto delicati siano gli equilibri costruiti dalla Regina Reggente, praticamente costretta a concedersi all’unico alleato rimastole.
In questa sede ricordiamo anche la prima cavalcata di un drago da parte di Jon, in una scena che seppure non riesce a raggiungere i livelli di epicità del primo volo di Daenerys su Drogon (in verità anch’essi non eccelsi) rimane un momento determinante – nonché attesissimo – dello show.
Dal prossimo episodio inizieremo a fare i conti non solo con l’arrivo dei morti, ma anche con tutte le rivelazioni che Winterfell ha portato: come cambierà ad esempio il rapporto fra Jon e Daenerys? I primi 52 minuti della stagione 8 hanno mirato chiaramente a cambiare la prospettiva di Jon rispetto alla sua amata (così come quella, probabilmente, della minoritaria parte di pubblico ancora a favore di Daenerys), mentre Sansa, la cui avversione alla Madre dei Draghi appare più che giustificata, passa lentamente dal ruolo di burbera oppositrice a quello di saggia giocatrice del gioco dei troni. Del resto, è difficile dimenticare come l’ex Re del Nord, Robb Stark, abbia quasi distrutto la propria casata a causa di un amore anteposto al proprio ruolo di Protettore del Nord: non è questo (forse) il caso di Jon, ma i dubbi su una regina arrivata dal nulla, che mai ha dimostrato il suo valore agli uomini di Westeros, sono del tutto legittimi. Assisteremo da qui in poi ad una lenta (magari meritata, rispetto alle sue future scelte) accettazione di Daenerys, o alla sua completa distruzione morale, così come gli showrunner fecero in passato con Stannis?
I riflettori saranno presto puntati su Jaime, la cui espressione alla vista di Bran (in attesa a suo dire di “Un vecchio amico”) vale più di mille parole. Non solo arriverà a comunicare l’ennesimo tradimento di Cersei ed il mancato arrivo degli uomini dei Lannister, ma dovrà probabilmente far fronte, ancora una volta, alle conseguenze del suo assassinio del Re Folle, padre di Daenerys.
In ultimo, un plauso alla nuovissima sigla, che stavolta oltre a mostrarci i luoghi principali della narrazione si addentra anche nelle stanze di Grande Inverno ed Approdo del Re.
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