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Ryo Saeba è un figlio dei tardi anni Ottanta. A tal punto che compra le sue giacche dalle spalline enormi nello stesso negozio di Sonny Crockett di Miami Vice, è evidente. La storia e alcune curiosità su City Hunter, manga di Tsukasa Hojo diventato anime, film e aste di beneficenza incredibili.
Il manga di City Hunter debutta sulle pagine del magazine Weekly Shonen Jump nell’85 e viene pubblicato fino al ’91. A metà corsa arriva la serie TV: un anime di 140 puntate divise in quattro stagioni, tra l’87 e il ’91, intervallate da tre film: Amore, destino e una 357 Magnum, Guerra al Bay City Hotel e Un complotto da un milione di dollari. L’anime debutta però in Italia solo molto dopo, a fine anni ’90, perché Mediaset… non sapeva bene cosa farne.
Dopo averlo acquistato e fatto doppiare (e mandato in onda in Spagna, su Telecinco, nel ’93), la dirigenza del Biscione lo ritiene inadatto per Italia 1, smistandolo in fine sulla rete satellite Italia 7, dove Ryo Saeba e Kaori Makimura debuttano nel gennaio del ’97. I nomi di alcuni personaggi, in quelle prime due stagioni, vengono cambiati, così Ryo viene chiamato Signor Hunter e Kaori diventa Kreta Mancinelli. Se vi state chiedendo che diavolo di nome sia “Kreta Mancinelli”, siete in buona compagnia.
Le stagioni 3 e 4 sono state quindi doppiate per il mercato home video e trasmesse prima parzialmente da Junior TV, poi da MTV ed Europa 7, a metà del decennio scorso. Con altri doppiatori e i nomi originali di nuovo al loro posto. Stacci bene, Kreta.
City Hunter è il secondo grande successo di Tsukasa Hojo, e il mangaka inizia a lavorarci proprio dopo la fine delle avventure di Hitomi/Sheila e delle sue sorelle. C’è un collegamento preciso tra Occhi di Gatto e City Hunter nell’anime di quest’ultimo: uno dei personaggi, Miki, donna da cui Ryo è molto attratto, diventa la proprietaria del bar Cat’s Eye, acquistato da una famiglia che si è trasferita negli USA (dove sono fuggite le sorelle Kisugi).
E a proposito di locali. Tsukasa Hojo non è solo il mentore di Takehiko Inoue – l’autore di Slam Dunk ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel settore dei manga come assistente di Hojo, proprio ai tempi di City Hunter – ma un amico di vecchia data di Tetsuo Hara, il disegnatore di Hokuto no Ken. I due sono tra i fondatori della casa di produzione Coamix e hanno aperto un locale ispirato alle loro creazioni nel quartiere di Kichijoji, a Tokyo: il Cafe Zenon. Il bagno è un deserto postatomico. No, sul serio.
Quella di Angel Heart, manga spin-off di City Hunter pubblicato da Hojo in due serie, tra il 2001 e il 2017 (e diventato a sua volta un anime nel 2005) è una storia strana, in più di un senso. Si tratta infatti di un seguito parallelo, che mostra cosa è accaduto a una versione dei personaggi di City Hunter, pur non rappresentandone la continuazione ufficiale. Kaori è morta in un incidente e il suo cuore è stato trapiantato in una killer suicida, che incontrerà un Ryo invecchiato, triste e meno erotomane. Tanti personaggi di City Hunter tornano in azione in questo sequel alternativo, come la poliziotta più bella di Shinjuku, Saeko Nogami.
Quanto alle avventure canon di Ryo e Kaori, tra il ’96 e il ’99 sono usciti tre film anime televisivi – Servizi segreti, La rosa nera, Arrestate Ryo Saeba! – tutti portati in home video da Yamato e poi trasmessi da MTV nel 2004. Lo scorso 8 febbraio è uscito invece nei cinema giapponesi il nuovo film, City Hunter the Movie: Shinjuku Private Eyes, diretto da Kenji Kodama (tra le altre cose regista in passato delle serie City Hunter e Occhi di Gatto). I protagonisti sono arrivati nel 21° secolo senza invecchiare di un giorno, Ryo è sempre un donnaiolo e c’è pure un cameo delle sorelle di Occhi di Gatto.
Poi ci sono i film quegli altri. I live action non giapponesi: due cinesi, uno francese. Si parte, nel ’91, con un adattamento made in Hong Kong non ufficiale, Saviour of the Soul, che riprende situazioni e personaggi di City Hunter, ma cinesizzando nomi e contesto. La prima trasposizione vera e propria arriva nel ’93, con Ryo Saeba interpretato da Jackie Chan nell’action comedy City Hunter.
Perché CHan è vestito da Chun-Li? Perché in una scena, dopo esser rimasto folgorato da un cabinato di Street Fighter II, il suo Ryo Saeba immagina di trovarsi all’interno del gioco e ne affronta vari lottatori. Ma hanno cambiato il nome a Honda (“Honde”), perché Chan aveva un contratto con la Mitsubishi e non voleva fare pubblicità indiretta alla concorrenza. Giusto perché ai tempi se non si faceva malissimo non era contento, il sempre molto contenuto Chan si sloga una spalla sul set. Si parla inoltre da qualche anno di un terzo film cinese, interpretato da Huang Xiaoming. Nel 2011, inoltre, in Corea del Sud è andato in onda un drama City Hunter, riduzione televisiva in cui tutta la vicenda è stata trasferita dal Giappone anni 80 alla Seoul odierna.
E poi… poi… ci sono i francesi. Nicky Larson et le Parfum de Cupidon è l’oggettivamente agghiacciante titolo di una commedia transalpina uscita a Parigi. Nicky Larson, se ve lo state chiedendo, è il nome di Ryo nel doppiaggio francese dell’anime. Kaori è invece “Laura Marconi”. E ri-ciao, Kreta. Il regista e interprete, Philippe Lacheau, ha promesso/minacciato anche un cross-over con Occhi di Gatto. Fuggite sulle colline.
Dunque. Quella qui sopra, cantata da Stefano Bersola, non è la prima sigla italiana di City Hunter. E neanche la seconda. O la terza. Prima di pentirsi dell’acquisto e lasciarlo parcheggiato per anni, Mediaset fece realizzare per l’anime una sigla da Enzo Draghi (su testo di Alessandra Valeri Manera), ma non venne mai utilizzata. Ai tempi di Italia 7 venne invece usato un semplice collage di immagini accompagnato da un brano dell’anime, Give Me Your Love Tonight. Al passaggio su MTV vennero invece impiegate la prima sigla di apertura e la prima di chiusura giapponesi. Questa è Ai Yo Kienaide:
Infine, per 7 Gold e Man-Ga, venne inciso il brano di Stefano Bersola (l’interprete di Mi hai rapito il cuore, Lamù) di cui sopra. E la sigla perduta Mediaset? La base musicale è stata riutilizzata per la sigla di Transformers Generation 2, cantata da Christian Draghi, il figlio di Enzo.
Il martellone da 100 tonnellate di Kaori? Ne esiste uno vero, ed è stato venduto nel 2007 per 1 milione e ottocentomila yen (circa 14mila euro) in un’asta per beneficienza su Yahoo! Japan Auctions, il più importante sito d’aste dell’arcipelago nipponico. Il “Life-Size’ 100-Ton Hammer” era firmato da Hojo ed effettivamente gigantesco.
Pesava però solo 50 chili. Delusione.
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