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Game of Thrones: Recensione dell’episodio 6×01, The Red Woman

Pubblicato il 26 aprile 2016 di Andrea Suatoni

L’attesa è finalmente terminata, e gli intrighi e le trame di Game of Thrones hanno già ripreso il loro corso nell’episodio 6×01: The Red Woman, che si rivela molto più introduttivo di quanto avremmo sperato.
Inaspettatamente però, molti dei cliffhanger con cui la scorsa stagione si era chiusa sono stati risolti: dal destino di Jon Snow a quello di Sansa e Theon, dalla morte di Stannis al tradimento di Thorne, molte delle storyline che avremmo pensato sarebbero andate ad occupare gran parte dei primi episodi della sesta stagione sono state chiuse per aprire lo spettatore a nuovi scenari.

THE RED WOMAN

L’episodio si apre proprio rivelandoci quello che volevamo sapere da mesi: ebbene sì, Jon Snow è morto e non c’è sacerdotessa rossa che tenga. Melisandre non si rivela solamente impotente di fronte alla morte di Jon, ma appare forse totalmente disillusa e lontata dal proprio ruolo di portavoce di un dio che potrebbe averla rifiutata. Ser Davos, Edd e Spettro sono decisi a vendicare il Lord Comandante, tramite gli unici alleati che sarebbero disposti a lottare dalla loro parte: i bruti.

Sansa e Theon sono sopravvissuti alla caduta (ma questo lo sapevamo già grazie ai trailer) e sono stati salvati dai soldati di Ramsey da una tempestiva Brienne di Tarth, che di nuovo offre i propri servigi ad una Sansa finalmente riconoscente e pronta ad accoglierla al suo servizio, mentre a Grande Inverno Roose Bolton (che in poche linee di dialogo conferma l’avvenuta morte di Stannis) intima al figlio Ramsey di ritrovare al più presto lady Stark per non perdere l’appoggio dei guerrieri del nord, pena la perdita del tanto agognato cognome.

Ad Approdo del Re Jamie è tornato con le spoglie della figlia Myrcella (confermando quindi anche la sua morte), ritrovando una Cersei profondamente cambiata dopo la Marcia della Vergogna (o almeno così sembrerebbe). Finalmente rivediamo la regina Marjorie, ancora incarcerata e vittima delle angherie di Septa “Shame” Unella, non ancora disposta a confessare (lady Olenna, dove sei?)

A Dorne l’unico reale plot twist dell’episodio: Ellaria Sand rivela tutte le sue carte ed intavola un vero e proprio colpo di stato con l’appoggio delle vipere delle sabbie, che preannunciano in questa stagione di non rimanere i personaggi anonimi e insipidi che abbiamo visto finora: il re di Dorne Doran e suo figlio Trystane (che dovrebbe trovarsi ad Approdo del Re…?) vengono uccisi all’improvviso (e forse un po’ troppo facilmente), aprendo nuovissimi e interessanti scenari per le trame del sud di Westeros.

daenerys-got-copertina

Anche il destino di Arya viene chiarito: è stata resa cieca da Jaqen (ma lui è ancora vivo?) e la ritroviamo in strada a mendicare, ma il suo addestramento è tutt’altro che terminato: d’ora in poi dovrà imparare a combattere senza l’ausilio della vista.

A Mereen, Varys e Tyrion scoprono che il culto del dio della luce ha attraversato il mare stretto ed è giunto sulle coste del continente di Essos, e sembrerebbe essere dalla parte della madre dei draghi.

C’è spazio anche per Daenerys, che catturata dal kalashar di Khal Moro rivela di essere una Khaleesi e viene destinata al tempio delle vedove dei Khal, dopo aver sciorinato i suoi vari titoli suscitando fragorose risate nei suoi interlocutori. Daario e Jorah, che oramai viene inquadrato solamente per guardarsi il polso malato, sono sulla strada per ritrovare la loro regina.

La scena torna infine alla barriera, dove scopriamo un lato nascosto di Melisandre: quello di una vecchia cadente e rugosa. Sarà questo il vero volto della donna rossa, o le sue nuove sembianze testimoniano la perdita dei suoi poteri di sacerdotessa?

RISE AND FALL

È sulla perdita del potere faticosamente guadagnato che sembra focalizzarsi questo primo episodio di Game of Thrones, portandolo nelle mani di chi nella scorsa stagione non potevamo far a meno di sottovalutare e a tratti compatire. Ed è così che a Dorne le vipere (quattro donne tutte bastarde di nascita) strappano il regno alla discendenza dei Martell, mettendole drammaticamente fine; Daenerys si ritrova prima schiava e poi inutile vedova di un Khal, in un luogo dove tutti i titoli guadagnati non hanno più alcun valore; Ramsey rischia di perdere il nord dopo la fuga di Sansa, che invece oltre la salvezza guadagna anche l’appoggio di Brienne; Arya si ritrova a dover cominciare dall’inizio un nuovo percorso, avendo vanificato quello precedente a causa delle proprie scelte; Melisandre arriva forse a perdere la fede nel proprio dio, in seguito ad azioni imperdonabili commesse proprio in nome di quella fede; addirittura Cersei, dopo la Marcia della Vergogna, sembra perdere i propri desideri di vendetta, scoprendosi debole e vulnerabile e forse tradendo una reale vittoria dell’Alto Passero dopo la sua confessione.

Arya_opt

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FROM NOW ON

Pur se scevra di colpi di scena davvero forti e colpevole di non aver affatto saziato gli appetiti maturati nei lunghi mesi d’attesa iniziati al finire della scorsa stagione (e questo potrebbe rappresentare un duro colpo per gli ascolti), il primo episodio della sesta stagione introduce delle trame completamente nuove e si appresta a ribaltare ancora una volta i delicati equilibri di Westeros. La morte di Jon Snow apre il problema della presenza dei bruti a sud della barriera: non solo gli invasori sono ora sul suolo delle terre del nord, ma si apprestano anche a sterminare i corvi traditori all’interno del castello nero. Cosa porterà tutto questo per il popolo di Tormund?
E a Dorne, dove ora regnano incontrastate le vipere, quanto mancherà prima che si inizi una guerra contro i Lannister ad Approdo del Re?
Non solo: Cersei sembra aver perso la propria tempra ed anche lei come il fratello Jamie si incammina forse verso un cammino di redenzione iniziato dopo un forte trauma psicologico (per lui era stata la perdita della mano destra).

D’altro canto però alcune scelte narrative sembrano andare solamente a rallentare una scrittura già di per sè lenta (stavolta non aiutata dai dialoghi brillanti cui siamo abituati: lo scambio di battute fra i Dothraki e quello fra Daario e Jorah sono al limite del ridicolo): l’involuzione di Arya ad esempio, probabilmente mutuata dai romanzi, ci fa storcere il naso e appare come un inutile passo indietro che (per ora) nulla aggiunge alla storia, così come l’intermezzo “Al salvataggio di Daenerys” che pare voler allungare il brodo di una storyline che fatica ad allinearsi con il resto dello show (ed infatti proprio Arya e Dany sono protagoniste di questa dilatazione dei tempi, come a voler cristallizzare le due situazioni fuori da Westeros in attesa di trovare il modo di ricoinvolgere nelle vicende principali).

E Bran Stark? Eravamo sicuri di rivederlo nella nuova puntata, ma non è ancora il momento per gli showrunner di riprendere le fila della storyline più controversa ed ambigua di Game of Thrones. Speriamo soltanto che al suo ritorno dopo quasi due anni non ci si perda anche con lui in una semplice introduzione: ormai bramiamo di entrare nel vivo dell’azione. E di rivedere tutti i grandi assenti della puntata: da Ditocorto a Olenna, sicuramente a tessere intrighi contro l’Alto Passero; da Tommen a Loras, il cui fato non è ancora stato ben chiarito; da Missandei a Verme Grigio, lasciati orfani della loro regina a governare una città che non vuole essere governata, da Sam a Gilly, ancora all’oscuro riguardo il fato di Jon Snow, a finire con gli Estranei e il Re della Notte, ormai pericolosamente vicino alla barriera (e anche Bronn, che fine ha fatto?)

MelisandreVecchia_opt

In conclusione, la season première ha lasciato molti fan insoddisfatti non tanto per la sua lentezza, quanto per la poca malizia con la quale ha risposto alle domande che hanno accompagnato l’attesa fra la quinta e la sesta stagione, nonché proprio per le risposte che speravamo meno scontate: Jon è morto, Stannis è morto, Myrcella è morta, Arya è cieca, Sansa è sana e salva, il potere ad Approdo del Re è ancora nelle mani dell’Alto Passero, e così via. I colpi di scena di Dorne e dell’aspetto di Melisandre non bastano a tenere viva la puntata, anche perché sono gestiti in maniera troppo semplicistica e veloce: forse una maggiore cura per la scrittura e una minore ridondanza riassuntiva avrebbe giovato alla serie, che appare forse voler fare il punto della situazione per accaparrarsi nuovi spettatori ignari degli avvenimenti precedenti e che non viene aiutato neanche dal montaggio, che disegna un susseguirsi degli eventi poco chiaro. Un episodio che stende un tappeto rosso per i nuovi arrivati ma che paventa poco rispetto per i fan di vecchia data.

Il risultato finale non è affatto un pollice verso ovviamente, ma di sicuro gli standard cui siamo abituati con Game of Thrones sono stati scarsamente rispettati; anche se è doveroso dire che l’hype scatenatosi in seguito al cliffhanger della morte di Jon Snow aveva portato ad aspettative forse un po’ troppo alte. Ma la prima puntata si ogni stagione è sempre stata uno starting point riassuntivo, quindi è ancora presto per definire quale potrebbe essere il tono della serie: appuntamento a domenica prossima allora, con la speranza di vedere qualcosa di un po’ più avvincente.

LEGGI ANCHE: ANTICIPAZIONI DAL TRAILER DELL’EPISODIO 6×02

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