Cinema e Intelligenza Artificiale

La co-creatrice di Matrix e centinaia di star di Hollywood chiedono di fermare l’IA che minaccia le leggi sul copyright

Lilly Wachowski, Paul McCartney, Ava DuVernay, Cate Blanchett, Alfonso Cuarón e molti altri scrivono alla Casa Bianca

Pubblicato il 20 marzo 2025 di Filippo Magnifico

L’industria cinematografica e dell’intrattenimento si trova ad affrontare una delle sfide più complesse dell’era moderna: l’influenza crescente dell’intelligenza artificiale. Se da un lato l’IA promette di rivoluzionare la produzione e la distribuzione dei contenuti, con esperimenti già in corso in questo ambito, dall’altro emergono preoccupazioni circa i suoi effetti sulle leggi sul copyright e, soprattutto, sul futuro della creatività. Le grandi aziende tecnologiche, come OpenAI e Google, spingono affinché vengano ridotte le protezioni sul copyright, sostenendo che l’accesso illimitato ai contenuti protetti sia essenziale per l’addestramento dei modelli di IA. Tuttavia, questa proposta rappresenta un rischio serio per i diritti degli autori, degli artisti e dei professionisti del settore, minacciando il valore economico e culturale dell’intera industria creativa.

Questa crescente preoccupazione ha spinto oltre 400 personalità di spicco di Hollywood — tra cui registi, attori e musicisti — a unirsi in una lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca, per chiedere un intervento finalizzato a proteggere le industrie creative dalle pressioni delle grandi aziende tecnologiche. Tra i firmatari troviamo nomi illustri come Paul McCartney, Ava DuVernay, Taika Waititi, Cate Blanchett, Natasha Lyonne, Alfonso Cuarón, la co-creatrice di Matrix Lilly Wachowski, Ben Stiller, Carrie Coon e Lily Gladstone. Il loro timore è che l’IA possa erodere le fondamenta del copyright e della proprietà intellettuale. In un momento storico segnato da forti trasformazioni tecnologiche, la lettera sottolinea l’importanza di tutelare la forza economica e culturale che il settore dell’intrattenimento rappresenta per gli Stati Uniti.

«Crediamo fermamente che la leadership globale americana nell’IA non debba avvenire a scapito delle nostre industrie creative essenziali», scrivono gli autori della lettera, indirizzata all’Ufficio della Scienza e della Tecnologia della Casa Bianca.

La lettera, lunga 12 pagine, sottolinea che «l’industria artistica e dell’intrattenimento americana sostiene oltre 2,3 milioni di posti di lavoro e genera più di 229 miliardi di dollari in salari ogni anno, rappresentando anche un pilastro dell’influenza democratica e del soft power degli Stati Uniti all’estero». Tuttavia, le aziende di IA «stanno chiedendo di indebolire queste fondamenta economiche e culturali riducendo le tutele del copyright per film, serie TV, opere d’arte, scritti, musica e voci utilizzate per addestrare modelli di intelligenza artificiale su cui si basano valutazioni aziendali da miliardi di dollari».

Oltre ai nomi già citati, hanno firmato anche Cynthia Erivo, Mark Ruffalo, Chris Rock, Judd Apatow, Guillermo del Toro, John Leguizamo, Jeremy O. Harris (Slave Play), Rosario Dawson, Ron Howard, Paul Giamatti, l’attivista anti-IA Justine Bateman, Bette Midler, Ayo Edebiri, Dan Levy, Joseph Gordon-Levitt, Paul Simon, Damon Lindelof e Aubrey Plaza.

Hollywood vs. Big Tech

Questa lettera arriva mentre OpenAI e Google, la scorsa settimana, hanno risposto all’appello del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per un “AI Action Plan”, presentando dei documenti ufficiali in cui delineano le loro richieste per garantire la supremazia americana nel campo dell’intelligenza artificiale. Tra le proposte avanzate, vi sono anche richieste di deroghe alle leggi sul copyright, ritenute necessarie per poter utilizzare vasti quantitativi di dati nel processo di addestramento dei modelli di IA.

Tuttavia, per molti creativi, queste richieste sono una minaccia diretta. Dopo i due scioperi storici dell’industria di Hollywood del 2023, che avevano come punto centrale la regolamentazione dell’IA, questa nuova pressione da parte delle Big Tech è vista come un tentativo di eludere legalmente (ed economicamente) il compenso dovuto ai titolari dei diritti.

«Da quasi 250 anni, il diritto d’autore negli Stati Uniti ha bilanciato i diritti dei creatori con le esigenze del pubblico, creando l’economia creativa più vibrante al mondo», si legge nella lettera. «La nostra raccomandazione è che il piano d’azione sull’IA americano mantenga l’attuale quadro normativo in materia di copyright, per proteggere la forza delle industrie creative e del sapere, oltre all’influenza culturale americana all’estero».

Negli ultimi anni, molte aziende che sviluppano intelligenza artificiale sono state coinvolte in cause legali per aver utilizzato contenuti protetti da copyright senza il permesso dei detentori dei diritti. Ad esempio, il New York Times ha intentato una causa contro OpenAI. Oltre a questo, altre testate giornalistiche e aziende stanno cercando di risolvere queste dispute cercando accordi individuali con le aziende di IA. Tuttavia, il problema rimane: non è ancora emerso un sistema chiaro e condiviso per determinare come le aziende di IA dovrebbero compensare i creatori di contenuti per l’uso dei loro materiali.

La risposta delle Big Tech

Sam Altman (OpenAI) ha dichiarato che «è necessario un nuovo standard economico per premiare i creatori». Tuttavia, secondo i firmatari della lettera, i flussi di guadagno già esistono, e non c’è alcun bisogno di esenzioni speciali per le aziende tecnologiche che fatturano miliardi.

Il piano d’azione sull’IA, emerso da uno degli ordini esecutivi firmati da Trump, punta a rafforzare la leadership globale degli Stati Uniti nell’ambito dell’intelligenza artificiale. La consultazione pubblica per il piano si è chiusa il 15 marzo, con la lettera di Hollywood inviata appena in tempo per influenzare il dibattito. Gli organizzatori hanno annunciato che raccoglieranno altre firme.

OpenAI e Google, invece, inquadrano la competizione sull’IA in chiave geopolitica, sostenendo che la Cina, attraverso il Partito Comunista, mira a superare gli Stati Uniti entro il 2030. Ma, diversamente da Hollywood, queste aziende si concentrano su altri aspetti, come la revisione delle leggi sul copyright, considerato un tema cruciale per garantire il predominio tecnologico degli Stati Uniti.

Ecco un estratto della lettera:

Noi, membri dell’industria dell’intrattenimento americana — tra cui direttori della fotografia, registi, produttori, attori, sceneggiatori, studi, musicisti, montatori, designer e molte altre figure creative — ci uniamo per rispondere all’invito dell’Amministrazione riguardo il piano d’azione per l’IA.
Crediamo fermamente che la leadership americana nell’IA non debba sacrificare le industrie creative.
Le aziende di IA chiedono accesso illimitato ai contenuti protetti da copyright: non si tratta solo di film e musica, ma di libri, software, fotografie, progetti architettonici, ricerca scientifica, tutto ciò che rappresenta la conoscenza americana.
Non è necessario indebolire le protezioni esistenti: le aziende possono rispettare la legge, come ogni altro settore, e negoziare licenze.
Gli Stati Uniti sono diventati una potenza culturale globale grazie al rispetto per la proprietà intellettuale. Quel rispetto deve continuare.

Fonte: Deadline

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