Recensioni Festival

Furiosa: A Mad Max Saga è come te lo aspetti: spettacolare, epico e avvincente

Pubblicato il 17 maggio 2024 di Andrea D'Addio

Azione, azione, azione: di quella bella, così piena che non si ha attimi per sbattere le palpebre, dove ogni dettaglio è un’invenzione scenica, tecnologica, sonora, di trucco. Questo era Mad Max: Fury Road, capolavoro che non si poteva non amare per la decisione, presa di petto e mantenuta coerente per tutta la durata del film, di dare pochissimo spazio all’introspezione dei personaggi, al come fossero diventate “quelle” persone, lasciando che fosse lo sfondo, un mondo desolante fatto di deserto, motori e corpi mutilati, a farcelo intuire.

Furiosa: A Mad Max Saga

Furiosa: Mad Max Saga quella, forse più canonica, profondità, ce la dà. Colei che successivamente sarà chiamata anche imperatrice acquisisce un passato, delle chiare motivazioni, ferite lunghe 15 anni per cui è normale chiedere vendetta. Tutto questo viene fatto a scapito della spettacolarità? Assolutamente no. Ma forse anche sì. L’apparente contraddizione nasce dal fatto che George Miller crea un mondo e delle scene ricche di tutto ciò di cui si può nutrire un cuore in cerca di adrenalina e stimoli visivi. In tanti momenti si rimane letteralmente a bocca aperta. Eppure quella piccola percentuale, su 148 minuti totali, dedicata a farci capire meglio chi è e come la protagonista sia diventata Furiosa, sono abbastanza da rompere il principio stabilito da Fury Road, ovvero dimostrare di potere fare un film che non ha bisogno di spiegare, solo mostrare, e non per questo essere meno “profondo”. Se parliamo di godimento della visione cambia poco. Il film è straordinario, pesca e rimescola senza paura la mitologia classica in maniera in bilico tra ossequio e irriverenza, dai nomi (Scrotus tra tutti) all’immagine di un Chris Hemsworth, qui Dementus, che ricorda Ben Hur, ma a bordo di una biga trainata da motociclette. Eppure, nonostante tutto, è meno compatto da un punto di vista teorico.

Chris Hemsworth Furiosa

C’è poi un ma. Ed è Anya Taylor Joy. Che è molto espressiva e, forse anche grazie al passato da ballerina, si muove perfettamente nelle maestose coreografie di combattimenti e inseguimenti, ma non ha quella fisicità che, al contrario, impersona Charlize Theron nello stesso personaggio. È piccola, esile. Non c’è un momento in cui non sembra una bambina. Con tutto ciò che ne consegue a livello di credibilità negli scontri fisici. Quando appare accanto a Hemsworth si fa fatica a credere che sia in grado di dargli un calcio in grado di stenderlo, cosa che invece, con diversi antagonisti, ma altrettanto muscolosi, si era pronti a fare con l’attrice sudafricana.

Rimane, ad ogni modo, tutto il resto. Ed è tantissimo. George Miller, assieme al suo team di sceneggiatori, ragiona veloce. E vuole che lo faccia anche lo spettatore. Non c’è bisogno di imboccare nessuno, durante ogni scontro o azione dei personaggi, ogni decisione, anche quando molto articolata e strategica, viene direttamente mostrata, mai spiegata. Anche ciò che si risolve in pochi attimi dopo qualche secondo appare come il frutto di una serie di scelte partite molto prima. Buoni e cattivi si mescolano, per sopravvivere si passa sopra a tutto e tutti (come dimostra la lucertola disintegrata dal passaggio di un convoglio), persino sugli stessi corpi, tatuati o mutilati che siano. L’abbondanza di particolari è tale che appena terminato Furiosa rimane il desiderio o di rivederlo daccapo o fare un bel ripasso con Fury Road, a cui è perfettamente collegato. Insomma, un film straordinario.

Furiosa: Mad Max Saga arriverà nelle sale italiane il 23 maggio.