Recensioni Festival

Anora è una commedia a tratti convenzionale, eppure è forse il migliore film di Cannes 2024

Pubblicato il 24 maggio 2024 di Andrea D'Addio

Anora (Mikey Madison) è la più brava spogliarellista di un locale di Brighton Beach, quella zona di Brooklyn soprannominata Little Odessa per la grande comunità immigrata di origine slava. Di lei perde la testa Ivan (Mark Eydelshteyn) un ventenne russo che, dopo avere ricevuto uno show privato, la invita il giorno dopo a casa sua. Lui è ricchissimo, è il figlio di un oligarca e nella vita si preoccupa solo di fare festa e giocare ai videogiochi. Anora cerca un riscatto sociale. È attratta dal benessere. E così continua a frequentarlo fin quando, durante un viaggio a Las Vegas, i due decidono di sposarsi. Tornati a New York la voce arriva ai genitori di lui. Quel matrimonio deve essere annullato. Anora però non è d’accordo. E Ivan sembra scomparso. Per i tre scagnozzi del papà di lui incaricati a rimettere le cose a posto non è affatto facile…

Anora è senza dubbio il film più comico di Sean Baker. La struttura narrativa per almeno due terzi del film ricalca quella di tante commedie comiche statunitensi, seppur, rispetto a quanto spesso accade, il punto di vista è quello della stripper e non del ragazzo che la assolda.

Il cambio di prospettiva può sembrare un dettaglio piccolo visto che i due protagonisti di fatto sono in scena quasi tutto il tempo assieme, ma è importante perché in realtà ne preannuncia un altro che si scoprirà solo nel finale. È infatti nei minuti conclusivi che, quasi a tirare intensamente tutti i fili per rimetterci all’ordine, ecco che si capiscono i veri temi e conclusioni del film. Che sono, come gli altri lavori di Baker (Florida Project, Red Rocket), più che mai profondi e spiazzanti. Sì, certo, l’amore, ma anche l’incapacità di trovare un comune linguaggio per comunicarla. Per Anora il grazie si riesce ad esprimere facendo sesso, non ha tante parole o gesti alternative. Per altri invece è nascondersi, è proteggere rimanendo nell’ombra.

Sean Baker riesce a creare una splendida commistione di situazioni e personaggi avvincenti. I caratteri sono ben delineati, e di conseguenza appaiono logici i loro comportamenti. Hanno però tutti diversi obiettivi. E così l’attesa verso lo scontro crea una perenne suspense comica dove il sorriso è sempre pronto a deflagrare in grassa risata lasciandosi però dietro considerazioni più profonde sull’amore in contesti diversi da quelli convenzionali. Anora è un grande piccolo film che, se da una parte, può sembrare troppo leggero per il concorso del Festival di Cannes, forse proprio per questo, per la capacità di percorrere strade diverse dagli altri titoli in concorso, merita non solo la sua presenza, ma anche un premio. Vedremo.