Fin da quando venne annunciata, Ripley è stata considerata sia una grande opportunità che un notevole rischio per Netflix. Il romanzo da cui è tratta – Il talento di Mr. Ripley, scritto da Patricia Highsmith – risulta ancora oggi notevolmente apprezzato, inoltre l’esistenza di una trasposizione cinematografica (Il talento di Mr. Ripley, diretto da Anthony Minghella e distribuito nel 1999) avrebbe indubbiamente portato a dei confronti. Il colosso dello streaming non si è però lasciato intimorire ed ha calato i propri assi, avvalendosi per la sceneggiatura e la regia del premio Oscar Steven Zaillian, ma soprattutto di un volto carismatico e talentuosissimo come attore protagonista e ci stiamo ovviamente riferendo ad Andrew Scott.
Quest’ultimo a fine febbraio è stato in grado di farci commuovere grazie alla sua straordinaria performance nel toccante Estranei di Andrew Haigh, dove recita accanto a Paul Mescal; possiamo, quindi, affermare che l’attore stia vivendo un 2024 indimenticabile ed anzi ci auguriamo possa continuare su questa strada, considerando quanto sia stato incredibilmente sottovalutato fino a questo momento. Dopo aver guardato tutti gli 8 episodi possiamo parlarvi di scommessa vinta per Netflix, Ripley risulta infatti una miniserie dall’estrema cura e Andrew Scott buca – letteralmente – lo schermo, donandoci un’interpretazione che difficilmente dimenticheremo.
Ripley ci presenta un protagonista avente una personalità estremamente ambigua, ma soprattutto una storia dalle molteplici sfumature. Tom Ripley (Andrew Scott) è un abile truffatore a cui viene proposto – in cambio di un lauto compenso – di ricondurre a casa il giovane Dickie (Johnny Flynn), figlio dall’armatore Herbert Greenleaf (Kenneth Lonergan). Proprio quest’ultimo cercherà Tom, fornendogli tutti i dettagli riguardanti la vita condotta dal figlio, pregandolo di riportare Dickie a casa. Il protagonista inizialmente rimane spaesato, ma il momento in cui accetterà l’incarico darà vita ad una drammatica spirale di eventi. Tom troverà Dickie, insieme alla fidanzata Marge (Dakota Fanning), e rimanendo affascinato dalla vita dell’uomo non assolverà al compito, ma anzi tenterà di farsi sempre più spazio all’interno della sua quotidianità. Marge, fin da subito dubbiosa sulle reali intenzioni di Ripley, convincerà Dickie a chiudere i rapporti con lui il prima possibile, ma quando quest’ultimo stava per farlo viene ucciso su una barca dallo stesso Tom. L’uomo deciderà poi di liberarsi del corpo e della barca, rubando di fatto l’identità dell’amico e decidendo di trasferirsi a Roma.
Da quel momento in poi vedremo l’abilità trasformista di Mr. Ripley, il quale – nonostante alcune scelte goffe e discutibili – sarà in grado di ingannare tutti quelli che si troveranno sulla sua strada. Insomma, Tom Ripley non è un criminale professionista ma ha delle abilità manipolatorie capaci di renderlo tale. A fare il resto sono poi le capacità attoriali di Andrew Scott, l’attore dà infatti vita ad una straordinaria performance. Lo sguardo glaciale di Ripley non viene neanche intravisto, quando quest’ultimo prende l’identità di Dickie; il compito di Scott era proprio quello di differenziare i due personaggi e possiamo dire che c’è perfettamente riuscito. Nei prossimi mesi non ci ci sorprenderemo, quindi, di veder candidato lui e l’intera miniserie ai più importanti premi televisivi.
L’Italia è una grande protagonista di Ripley, il nostro paese rappresenta infatti uno sfondo perfetto all’ipnotica narrazione messa in atto. La scelta di usare parecchi interpreti italiani, da Margherita Buy a Maurizio Lombardi, conferisce allo show quel senso di realismo che non avrebbe avuto se si fosse optato per qualcosa di diverso. Non fraintendeteci, Andrew Scott è bravissimo a parlare la nostra lingua, ma l’utilizzo di attori nostrani è stata la ciliegina su un cast complessivamente perfetto. La serie non poteva poi non dare spazio alla musica di Mina (da questo momento in poi quando ascolteremo Il cielo in una stanza la nostra mente andrà immediatamente a Tom Ripley), ma soprattutto all’arte italiana con un focus particolare dedicato a Caravaggio.
I guai con la legge accumunano quest’ultimo con il protagonista, mentre lo stile chiaro scuro dei suoi dipinti si inserisce perfettamente nella scelta stilistica di proporre l’intera miniserie in bianco e nero. Un po’ come nel recente C’è ancora domani di Paola Cortellesi, le ambientazioni italiane non ne escono sfigurate dall’utilizzo del bianco e nero, ma anzi vengono ancor più enfatizzate. Si può, inoltre, pensare che si sia optato per un contrasto di colori così netto anche per sottolineare la doppia identità del protagonista, rafforzando dunque la cupa narrazione della serie.
Negli anni Netflix ci ha abituato a miniserie caratterizzate dall’elevata qualità, ad esempio Unorthodox o La caduta della casa degli Usher, si può facilmente affermare che il campo delle serie limitate sia quello dove il colosso dello streaming riesca a tirar fuori le migliori produzioni. Ripley può essere collocata in tale categoria, la grande cura con la quale è stata realizzata risulta infatti sotto gli occhi di tutti (anche dei detrattori). Ci viene però spontaneo fare una riflessione, perché se ne sta parlando così poco? Probabilmente la fotografia in bianco e nero sommata al genere noir potrebbero aver scoraggiato molti potenziali spettatori, considerando che a pochi giorni dal debutto Ripley è entrata nella top 10 di Netflix soltanto in 8 paesi. Il periodo in cui la piattaforma ha deciso di distribuirla non è di certo il migliore; infatti, proprio nelle ultime settimane è sulla bocca di tutti gli utenti un’altra serie tv presente nel catalogo e ci stiamo ovviamente riferendo a Il problema dei 3 corpi, alla quale è stata inoltre dedicata una massiccia campagna di marketing. Ripley ha però tutto il tempo per recuperare terreno e ci auguriamo possa farlo, in quanto Netflix deve continuare a investire anche su prodotti di questo tipo – aventi attori e sceneggiatori di altissimo livello –, perché sono proprio questi ultimi ad averle conferito gran parte della forza che oggi detiene.
Dal trailer The Long Walk al teaser della terza stagione di Fondazione, passando per il film di Martone in concorso a Cannes e altro ancora.
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