Race for Glory o vi piacerà molto o non lo sopporterete minimamente. Le mezze misure per il film di Stefano Mordini sono difficili, anche perché bene o male è un film che abbraccia una classicità che in certi momenti può anche sembrare retrò. A dirla tutta, qualche volta sembra un ibrido tra prodotto cinematografico e televisivo, ma ha dalla sua anche una rievocazione storica non male, che sicuramente strapperà un applauso agli appassionati dei motori.
Race for Glory ha come protagonista Cesare Fiorio (Riccardo Scamarcio), manager di lungo corso che in quegli inizi degli anni ‘80, si trova nella difficilissima posizione di dover cercare in qualche modo di porre fine allo stradominio della Audi nel mondo del rally. La Lancia di cui è mente progettuale e stratega nelle varie gare in giro per il mondo, non può competere con la tecnologia e l’apparato industriale e di ricerca che permettono alla casa tedesca di avere un vantaggio sostanzialmente incolmabile. Ma dove non arriva il denaro, l’organizzazione, ci arriva la fantasia, il talento, l’improvvisazione, ma soprattutto la volontà di rischiare. Per farlo però avrà bisogno sia di una squadra pronta a seguirlo, di una collaborazione totale da parte della Fiat, sia soprattutto del pilota giusto, e cioè Walter Röhrl (Volker Bruch), con cui però il rapporto sarà molto più complicato di quanto egli stesso si aspetti. Race for Glory è un altro titolo che si aggiunge ai tanti, usciti negli ultimi anni, incentrati sul mondo delle corse automobilistiche, e possiamo dire che sostanzialmente cerchi di situarsi a metà tra ciò che ha fatto Michael Mann con Ferrari, e quel Ford vs Ferrari di Mangold, che per molti ha rappresentato l’apice della cinematografia dedicata alle auto da corsa. Riccardo Scamarcio si prende sulle spalle un personaggio molto particolare. Il suo Cesare Fiorio è ombroso, perfezionista, sovente dittatoriale, però anche instancabile, determinato e assolutamente incapace di arrendersi. A contrapposizione troviamo il Roland Gumpert della Audi, un Daniel Brühl che però risulta in realtà abbastanza sottoutilizzato. Un peccato, perché uno dei principali difetti del film è come la relazione (anzi la contrapposizione) tra i due leader delle due case automobilistiche, che in cui quegli inizi degli anni 80 divisero il mondo del rally, non sia abbastanza sviluppata, rimanga quasi sullo sfondo, quando invece poteva essere una carta interessantissima da giocare. Poi c’è l’auto doppiaggio che è una tortura per tutti i 107 minuti del film.
Detto questo, Race for Glory ha comunque più di qualche qualità da sottolineare. Si tratta di un film umile, non cerca di scimmiottare più di tanto o di imitare la grandiosità di Hollywood, sa di non averne i mezzi e allora cerca soprattutto di abbracciare una rievocazione d’epoca più intima, ma rigorosa per quello che riguarda abiti, pettinature, modi di fare. Si scorge anche Lapo Elkann nei panni nientemeno dell’Avvocato Agnelli, ma occorre essere sinceri e ammettere che in fin dei conti, è soprattutto Scamarcio il motore del film, gli altri poco. Lo vediamo adattarsi ad ogni situazione, cercare come può, anche con i trucchi più incredibili e volendo perfidi, di vincere. Cesare Fiorio è un individuo molto particolare, con cui è difficile empatizzare ma a cui riesce a donare un certo fascino, una fortissima personalità, così come creare una perfetta esemplificazione della solitudine dell’uomo al comando. Race for Glory lascia qualcosa a desiderare per quello che riguarda le scene di massa, ha una sceneggiatura non sempre equilibrata, così come il ritmo, che in più di un’occasione pare quasi più da prodotto RAI televisivo. Tuttavia, le sequenze di gara sono di altissima qualità, superiori anche a quelle di Ferrari. Ma soprattutto Race for Glory è un film che cerca di farci comprendere le auto, l’incredibile lavoro che sta dietro una scuderia, quanto l’imprevedibilità abbia sempre giocato un ruolo fondamentale quanto è più di ogni strategia di ogni preparazione. Si rifugge l’epica, questo è un film che punta sulla demitizzazione. Non esistono eroi, solo esseri umani, ma certo una maggior ambizione nei dialoghi, una maggior profondità nei personaggi non avrebbero guastato, perché in più di un momento non sempre appare chiaro che cosa ci voglia comunicare e come, il motore pare andare leggermente in sofferenza. Difficile dire se e quanto il film sia in grado di lasciare un segno, ma certo aver provato a raccontare la rivalità tra Audi e Lancia merita sicuramente un applauso.
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