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Black Bag – Doppio Gioco è il ritorno al grande spy thriller d’autore

Michael Fassbender e Cate Blanchett protagonisti del film di Steven Soderbergh, un affascinante e sensuale labirinto tra segreti e falsità

Pubblicato il 11 aprile 2025 di Giulio Zoppello

Cosa succede se metti assieme Steven Soderbergh, uno sceneggiatore della vecchia scuola come David Koepp e un cast di prim’ordine? Che ottieni un gran bel film ovviamente. Black Bag – Doppio Gioco è uno spy thriller molto british, a metà tra classicismo e volontà di rappresentare questi anni confusi, privi di moralità, di ideali, in un quadro geopolitico instabile e in continua mutazione.

Un film che sa essere ponte tra passato e presente del genere

Black Bag – Doppio Gioco ci porta dentro la vita di una coppia apparentemente perfetta, quella formata da George Woodhouse (Michael Fassbander) e sua moglie Kahtyrin (Cate Blanchett). Affiatati, complici, eleganti e perfettamente calibrati l’uno con l’altro. Piccolo particolare, sono entrambi due membri dei Servizi Segreti inglesi, due agenti del MI6 di alto livello, la cui vita è un continuo cercare di mantenere il giusto equilibrio tra vita professionale e vita personale. Quando il superiore di George, Meacham (Gustaf Skarsgård), lo incarica di indagare sul furto di un software bellico di prima segretezza denominato Severus, questi si rende conto che c’è un talpa nel loro piccolo cerchio ristretto di colleghi e conoscenti. Uno tra Clarissa (Marisa Abela), Freddie (Tom Burke), la psichiatra Zoe (Naomie Harris) e James (Regé-Jean Page) ha tradito. Ma George si rende conto presto che anche sua moglie Kahtryn potrebbe essere la talpa. Che fare?

Mentre il Direttore dell’MI6 Stieglitz (Pierce Brosnan) scalpita per dei risultati, mentre il quadro si complica a causa di false piste, falsi indizi, quel gruppo di agenti, spesso intrappolati gli uni con gli altri in relazioni più o meno dichiarate, comincia a ragionare su quanto vi sia di vero nella loro vita, nella loro professione. Il tutto mentre Severus continua ad essere pericolosamente nelle mani di ignoti e il quadro geopolitico internazionale una bomba pronta a scoppiare. Black Bag – Doppio Gioco fin dai primi istanti abbraccia contemporaneamente due diverse identità: da una parte abbiamo l’eleganza e la sensualità (fredda ma presente) del noir francese, quello della Nouvelle Vague in particolare, così come della tradizione britannica, di autori come Len Deighton, John le Carré e Frederick Forsyth. Dall’altra, è una spy story moderna, dove la tecnologia, la mancanza congenita di fedeltà anche all’interno della propria cerchia, del proprio supposto fronte, strizzano l’occhio alla cinica tradizione americana, in particolare a Robert Ludlum e la sua saga su Jason Bourne. Il risultato finale è un film intrigante, affascinante, pieno di colpi di scena e che infine si adagia comodamente sul giallo classico nel finale, senza mai perdere ritmo, intensità e ancor meno coerenza interna.

Un grande cast e un regista che sa quello che vuole

Black Bag – Doppio Gioco ha dalla sua poi un’estetica non da nulla. La fotografia è firmata dallo stesso Soderbergh, con uno dei suoi tanti pseudonimi, quello di Peter Andrews, ed è forse il grande asso nella manica di un film che unisce freddezza e passione, luci ed ombre. Il grande tema centrale di Black Bag – Doppio Gioco è l’ambiguità in senso universale. Non solo quella insita nell’ambiente dei Servizi Segreti, ma in senso sentimentale, esistenziale. Siamo distanti dall’agiografia avventurosa dell’agente segreto di un Bond o un Ethan Hunt. Queste sono persone normali dentro un ambiente che di normale non ha nulla, dove i rapporti umani sono inevitabili ma sempre sul filo del rasoio. Neppure le sedute psichiatriche, il poligrafo, riescono a garantire se chi ha di fronte George sia la talpa oppure un’altra anima persa in quel mondo metallico e torbido in cui lui si muove con maestria.

La coppia Fassbender-Blanchett è perfetta, magnifica, riesce a donare tensione, incertezza e assieme sensuale complicità all’insieme, senza mai fugare il dubbio, senza mai dare punti di riferimento. Lui freddo, geniale, distaccato e poi all’improvviso vittima di un’emotività incontrollabile. Lei sfuggente, elegantissima nei costumi di Ellen Mirojnick, con quel sorriso enigmatico, quello stile passivo-aggressivo che maneggia come un’arma meglio di tutti. Di riflesso, Black Bag – Doppio Gioco ci parla anche del complicatissimo scacchiere strategico odierno, della perdita totale di moralità ai piani alti, di una contrapposizione che è diventata generale, un tutti contro tutti dove il singolo agente può avere l’impressione (tutt’altro che sbagliata) di essere una variabile sacrificabile. Ma poi ecco che ci si allarga alla vita sentimentale. Esiste davvero o è solo un’illusione? Si può essere fedeli alla Patria se non lo si è neppure al partner? Diretto al limite della perfezione, Black Bag – Doppio Gioco è un perfetto esempio di come e perché Steven Soderbergh sia uno dei registi più affascinanti esistenti, con la sua capacità di rendere profonda e accattivante la più sfocata delle immagini.

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