Oggi 14 dicembre 2023 si chiude un’era importante per la piattaforma streaming Netflix, sono infatti disponibili nel catalogo i restanti episodi della sesta ed ultima stagione di The Crown. Fin dal 2016, anno in cui venne distribuita la prima stagione, la serie è riuscita a conquistare il pubblico e la critica, vincendo come se non bastasse numerosi premi importanti come gli Emmy Awards, i Golden Globes e i SAG Awards. Negli anni The Crown è stata in grado di ampliare sempre più il proprio pubblico, attraendosi inevitabilmente anche parecchie critiche – soprattutto provenienti dal Regno Unito – riguardanti una poca accuratezza storica. Netflix e gli autori – capitanati da Peter Morgan – non si sono però mai lasciati influenzare ed hanno continuato a fare il loro lavoro, mostrando inoltre un grandissimo rispetto per la sovrana, morta nel settembre del 2022; in quell’occasione erano in corso le riprese della stagione finale e l’intera troupe decise di fermarsi un periodo, così da rendere omaggio alla figura cardine della stessa serie.
La prima parte della sesta ed ultima stagione di The Crown, analizzata in un nostro precedente articolo, si è concentrata quasi esclusivamente a raccontare gli ultimi giorni della principessa Diana (Elizabeth Debicki). In questa seconda parte (da noi vista in anteprima, ad eccezione dell’ultimo episodio), il focus della narrazione sembra invece tornare sulla corona.
Una delle critiche maggiormente rivolte (non dal sottoscritto) alla quinta stagione, ma in parte anche ai primi episodi della sesta, di The Crown riguarda l’aver messo in secondo piano la regina Elisabetta (in queste stagioni interpretata da Imelda Staunton) e la stessa monarchia inglese, in favore di una narrazione quasi totalmente incentrata sul gossip reale derivante dal matrimonio di Carlo (Dominic West) e Diana. Il terzo episodio di quest’ultima annata ha rivolto, quasi totalmente, la sua attenzione sull’incidente d’auto che ha portato alla morte di Diana e del compagno Dodi Al-Fayed (Khalid Abdalla), mentre il quarto si svolge negli istanti appena successivi all’accaduto, con un focus particolare sulle reazioni della famiglia reale a questo tragico evento. All’inizio della seconda parte di The Crown 6 sono trascorse poche settimane dalla morte di Diana e vediamo proprio l’elaborazione del lutto da parte del principe William, primogenito di Carlo e Diana interpretato in questi nuovi episodi da Ed McVey. Da sempre il mondo è a conoscenza dell’amore provato da William e suo fratello Harry (Luther Ford) nei confronti della loro mamma, e abbiamo quindi notevolmente apprezzato l’aver mostrato – senza eccessi – il loro dolore ed il risentimento provato dagli stessi nei confronti del proprio padre.
Diana non c’è più, eppure è presente in tutta questa seconda parte di stagione, dove però la trama è stata in grado di andare avanti e concentrarsi su tutti gli altri personaggi. L’Elisabetta di Imelda Staunton è finalmente al centro delle vicende e, in più di un’occasione, l’attrice dona al pubblico una performance ricca di sfumature. La principessa Margaret di Lesley Manville non aveva mai avuto un materiale così potente come quello fornitole in questi episodi finali, una volta ottenuto è riuscita finalmente a mostrare l’enorme talento di cui è dotata. Al netto del finale, che non abbiamo ancora visto, l’episodio dove ci vengono mostrate le ultime settimane di vita della principessa Margaret è probabilmente – insieme al quarto – il più intenso avuto da questa stagione finale di The Crown, la cui seconda parte è dunque riuscita a riportare la narrazione alle origini.
In tutte le sue stagioni The Crown ha dedicato ampio spazio ai primi ministri che si sono avvicendati durante il regno di Elisabetta II; da Winston Churchill a Margaret Thatcher, quest’ultima fu tra le protagoniste indiscusse del quarto ciclo di episodi, fino ad arrivare a John Major. Era, quindi, inevitabile un approfondimento su Tony Blair (Bertie Carvel) ed il suo controverso rapporto con la regina. Nei nuovi episodi si solleva nuovamente una questione già affrontata nella quinta stagione: la monarchia ed Elisabetta II dovrebbero aprirsi ai nuovi canoni di modernità? È la stessa sovrana a chiederselo vedendo gli enormi consensi ottenuti dal nuovo primo ministro, il quale si impose fin da subito come una figura autorevole tra gli inglesi ma anche all’estero. In questa seconda parte di The Crown 6 Elisabetta si mostra quasi indispettita dal successo ottenuto da Tony Blair, la vedremo però scendere a compromessi con quest’ultimo proprio per cercare di salvare la monarchia da un inesorabile calo di consensi.
Facendo un passo indietro, è opportuno ricordare che fu lo stesso Tony Blair a salvare il rapporto tra Elisabetta e i sudditi negli attimi appena successivi alla morte di Lady Diana, obbligando di fatto la regina a scrivere e leggere un discorso in onore della principessa del Galles. Nei nuovi episodi è ancora lui a farsi carico dei sentimenti del popolo, desideroso di ottenere uno svecchiamento di alcune rigide regole, consigliando ad Elisabetta di eliminare (o quantomeno limitare) svariati dogmi su cui la stessa monarchia britannica si era basata fin dal principio. The Crown in questi episodi è stato perfettamente in grado di trasportare sullo schermo il rapporto conflittuale tra i due, mostrandoci – forse per la prima volta – un’Elisabetta II decisa ad andare incontro ai sentimenti dei sudditi e questo anche – e soprattutto – per il bene del proprio regno.
Se nella quarta stagione di The Crown ci era stata narrata la relazione tra Carlo e Diana e nella quinta il naufragio del loro matrimonio, nella seconda parte della sesta ed ultima stagione vengono dedicati degli episodi anche all’inizio della storia d’amore tra il principe William e la studentessa Kate Middleton (Meg Bellamy). La serie sembra quasi voler contrappore tale relazione da favola a quella da incubo vissuta da Carlo e Diana. L’inizio della conoscenza tra William e Kate ci viene narrato proprio dalla prospettiva di quest’ultima, descritta come una ragazza dolce e dal cuore d’oro a cui è impossibile non affezionarsi; in questa trama ad avere un forte impatto è la madre della giovane: Carole Middleton (Eve Best). I tabloid inglesi hanno da sempre descritto quest’ultima come una donna desiderosa di offrire ai propri figli una rigida educazione, in The Crown ci viene però fornito un ritratto probabilmente esasperato. Se è, infatti, vero che Carole Middleton ha iscritto sua figlia Kate alla St. Andrews University nella speranza di farle conoscere il principe William, non possiamo sapere con certezza se ha cercato di indirizzarla nettamente nelle braccia del giovane.
Nonostante questo lecito dubbio, l’amore tra William e Kate in The Crown 6 viene raffigurato come un colpo di fulmine da parte di entrambi: William rimane affascinato dalla bellezza di Kate e vede nella famiglia di quest’ultima quell’unione che avrebbe tanto desiderato per la propria, mentre Kate riesce più volte ad essere un’ancora di salvezza per il giovane principe; a tal proposito è totalmente percepibile la vicinanza della ragazza nei confronti di William durante tutto il difficile periodo in cui venne aperta un’indagine sulla morte di Diana. L’ipotesi di un complotto da parte dei servizi segreti inglesi (e della stessa casa reale) ai danni di Lady D viene quindi inserito nella serie e non era del tutto scontato. Durante quest’ennesima tempesta mediatica William troverà in Kate un porto sicuro dove rifugiarsi, non nascondendo però il desiderio di una vita lontana dai riflettori o maggiormente simile a quella vissuta da suo fratello Harry, meno pressato dagli obblighi reali in virtù del suo status di secondogenito.
La seconda parte della sesta ed ultima stagione di The Crown riesce dunque ad uscire dall’uragano Diana, dedicandole comunque ampia rilevanza, e a riportare la narrazione su tematiche che nel tempo hanno contribuito a farne una delle produzioni migliori di Netflix. Con la fine della serie si chiude un’era di grande successo e prestigio per la longeva piattaforma streaming, la quale ora avrà un compito difficilissimo: cercare di dar vita ad un altro prodotto così autorevole.