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Quando non sai come uscire dai guai, o se più semplicemente sei in vena per una coloratissima botta di nostalgia di quando il tuo problema principale era ottenere una doppia razione di merendine davanti alla TV del pomeriggio, chiama al volo i Power Rangers. È approdato su Netflix Power Rangers: Una volta e per sempre, speciale reunion per festeggiare i 30 anni dei policromi Rangers. Un’oretta scarsa fra vecchi amici e nemici, combattimenti, tutine e Dinozord, con un pensiero rivolto a chi non c’è più. Perché sì, “Once a Ranger, always a Ranger”.
Ricapitolando: trentotto anni fa, Haim Saban si trova a Tokyo per lavoro e non sa cosa cavolo guardare in televisione: c’erano solo questi tizi strani vestiti di rosso, verde, rosa… Nella TV del mattino, in Giappone, davano solo le serie tokusatsu, i telefilm con gli eroi in tutina che picchiano mostri di gomma, gesticolando in modo eccessivo. A Saban viene un’idea – raccontavamo qui – e dopo alcuni tentativi andati a vuoto, nell’agosto del ’93 quella idea diventa la prima stagione di Mighty Morphin Power Rangers. Era l’inizio di un fenomeno globale che avrebbe portato fino a oggi un fiume in piene di adattamenti occidentali delle serie super sentai, cioè delle squadre di super-eroi giapponesi.
Come il resto dei loro coetanei in tutto il mondo, i ragazzini italiani impazziscono per i Rangers quando se li trovano davanti, dal febbraio del ’94.
E pazienza che quei primi Power Rangers avessero un codice colore applicato alle etnie, per cui il Ranger giallo era una ragazza asiatica e quello nero un giovanotto afroamericano, una roba col senno di poi inquietante, che rafforzava solo gli stereotipi. Perché con quattro soldi, due set e un po’ di storie sghembe adatte a un pubblico di bambini, facendo lavorare come muli quei giovani attori, c’era da regalare a milioni di spettatori in età da scuola primaria il sogno di guidare un triceratopo meccanico e affrontare un mostro di Rita Repulsa.
Ma come omaggi tutto questo, trent’anni dopo? E, soprattutto, come colmi le tante assenze forzate, perché il destino è stato severo con alcuni di quei ragazzi in tuta, più di ogni piano di Lord Zedd?
Jason David Frank, l’amatissimo Ranger verde e poi bianco Tommy Oliver, si è tolto la vita lo scorso novembre. Il primo Ranger giallo, Thuy Trang, se n’è andata nel 2001 per un incidente stradale, a soli 27 anni. Il primo Ranger rosso, Austin St. John, non può lasciare il Texas solo se autorizzato da un tribunale, dopo aver affrontato un processo per truffa. Amy Jo Johnson, la prima Ranger rosa, non ne ha voluto sapere. E la prima Rita Repulsa, Machiko Soga, è scomparsa nel 2006.
Dovendo fare di necessità virtù, gli autori dello special, Becca Barnes e Alwyn Dale, hanno costruito la storia proprio sulla scomparsa di Trini e del suo ruolo passato alla figlia, e sull’integrazione di quest’ultima nella squadra formata da Ranger storici: Zack Taylor (Walter Emanuel Jones, primo Black Ranger), Billy Cranston (David Yost, Blue Ranger), Katherine “Kat” Hillard (Catherine Sutherland, secondo Pink Ranger) e Rocky DeSantos (Steve Cardenas, secondo Red Ranger). Quanto alla coesistenza di varie versioni degli stessi Ranger, l’hanno spiegata con un gioco di pupazzetti e piani globali anti-Rita (sul serio).
Funziona? Oh, certo. Nella misura in cui, come il BH90210 del 2019, è tutta nostalgia in una rimpatriata che nasce per la nostalgia, e che pur spendendo il minimo sindacale per confezionare le sue zuffe e i suoi dialoghi non può mai essere peggiore delle scene girate negli USA con un secchio di lupini dell’originale, trent’anni fa.
Quel che manca, semmai, sono i modellini e i diorama per gli Zord che i Rangers pescavano ai tempi dalle serie originali giapponesi. Qui il Megazord e i suoi componenti in CGI, per quel poco che si vedono, sono un discreto cazzotto in un occhio, e vabbè.
Ma si ricordano i vecchi tempi, ci sono tante citazioni dei tempi che furono, e si prendono a cinquine di nuovo quelle sagome di Snizzard e Minotauro. La chiusura, poi, è impossibile non vi annodi in gola, se vi interessavano i Power Rangers trenta giri della Terra intorno al Sole fa, un magoncino di lana. Ragazzi come noi, in gamba come noi, quando ragazzi lo si era ancora davvero.