Il 4 gennaio arriverà nelle sale, distribuito da Universal Pictures, M3GAN, film di Gerard Johnstone in cui un’avveniristica bambola dotata di intelligenza artificiale prende coscienza di sé e inizia a uccidere. Un film in cui l’horror incontra la fantascienza, per raccontare gli effetti imprevisti e indesiderati dell’evoluzione tecnologica. Da sempre l’uomo ambisce a essere Dio, a creare la vita a propria immagine, e almeno da Frankenstein questa ambizione è stata messa al centro di storie memorabili, in cui l’arroganza degli scienziati crea mostri e causa vittime innocenti. In preparazione a M3GAN, ecco altri dieci film in cui tecnologia, arroganza e genio si mescolano per mostrarci stralci inquietanti di futuri possibili…
Diretto da Michael Crichton, autore di Jurassic Park (il romanzo), Il mondo dei robot è il film da cui è stata tratta la serie Westworld. La trama è a grandi linee la stessa della prima stagione della serie: gli automi di un parco a tema western prendono coscienza di sé e si ribellano, uccidendo gli ospiti. Lo sviluppo è molto diverso e molto meno complesso, ma Il mondo dei robot, soprattutto grazie all’interpretazione del leggendario Yul Brynner, resto un caposaldo della fantascienza distopica anni ’70.
Per essere un film di fine anni ’70, Generazione Proteus prevede alcune cose con enorme accuratezza: ad esempio l’intelligenza artificiale che controlla la casa dello scienziato che l’ha creata. La trama è un po’ più fantasiosa e ruota intorno alla stessa I.A. (Proteus IV) che decide di concepire un figlio con una donna. Da un romanzo di Dean Koontz, Generazione Proteus è un film affascinante, che coniuga concetti da vecchio horror con la nuova carne di David Cronenberg (vedi sotto).
David Cronenberg è da sempre il profeta della nuova carne, e spesso usa i suoi film per parlare di come reale e virtuale siano in realtà legati a doppio filo e si influenzino a vicenda. Videodrome, parabola sulla televisione e su come abbia cambiato la nostra società, resta uno dei suoi capolavori. Una visione disturbante e attuale ancora oggi.
Il primo Terminator è tanto un action quanto un horror. Il cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger è una macchina di morte inarrestabile, con cui “non si può patteggiare” o “ragionare”, e già per questo il film di James Cameron – suo vero debutto dopo la falsa partenza di Piraña paura – ha lasciato il segno. Eppure c’è di più, perché dietro alla minaccia più ovvia, il T-800, si muove la più celebre delle Intelligenze Artificiali impazzite della storia del cinema, Skynet. L’idea che la creazione si rivolti contro il creatore e diventi essa stessa un dio onnipotente è qualcosa che fa gelare il sangue ancora oggi.
Ancora Cronenberg, per un horror/sci-fi epocale. Jeff Goldblum interpreta uno scienziato che inventa il teletrasporto, lo testa su se stesso e, non accorgendosi che una mosca è entrata nella capsula con lui, finisce per mutare orribilmente. Il film è basato sul racconto di George Langelaan da cui è stato anche tratto L’esperimento del dottor K. Ma La mosca non è un banale racconto ammonitorio, perché, come sempre, Cronenberg prova sia attrazione che repulsione per le mutazioni del corpo determinate dalla scienza.
Al suo primo film, Richard Stanley, futuro regista de Il colore venuto dallo spazio e quasi regista de L’isola perduta, si immerge pienamente nel cyberpunk per raccontare la storia di un robot assassino, in grado di auto-ripararsi, che miete vittime in una baraccopoli post-apocalittica. Hardware è un film imperfetto ma affascinante, la visione di un giovane regista con qualcosa da dire. Fu anche un inaspettato successo al botteghino e finì per incassare 5,7 milioni di dollari (non sembra tanto, ma era cinque volte il budget).
Ne abbiamo parlato anche in un episodio de La Telefonata: Il tagliaerbe non è niente di che, è invecchiato male (specialmente gli effetti visivi, che all’epoca erano rivoluzionari) e in buona parte è innocuo. Però è allo stesso tempo un film importante per come, cavalcando l’onda del cyberpunk, ha anticipato l’avvento di Internet, la realtà virtuale, il metaverso, e tutte le paure e paranoie che questi concetti e invenzioni si portano dietro.
Film che ha segnato il debutto alla regia di Alex Garland (sceneggiatore di 28 giorni dopo) e lanciato la carriera di Alicia Vikander, Ex Machina è una riflessione su cosa significhi essere umano. Al centro, un programmatore (Domhnall Gleeson) invitato dal suo boss (Oscar Isaac) a testare una androide (Vikander) per decidere se abbia o meno coscienza di sé. Non tutto è come sembra in questo thriller tecnologico che parte da un presupposto molto semplice: noi esseri umani tendiamo a proiettare la nostra umanità su qualunque essere vivente, ed è dunque particolarmente difficile determinare l’esito di un test di Turing.
Logan Marshall-Green interpreta un tetraplegico che accetta di testare un rivoluzionario chip, STEM, in grado di controllare le funzioni motorie di un essere umano. L’effetto collaterale imprevisto? Grey diventa una specie di supereroe e, con l’aiuto della vocina di STEM nella sua testa, si mette alla ricerca delle persone che hanno ucciso la sua ragazza. Upgrade è un film superficiale ma divertente, diretto da Leigh Whannell, sceneggiatore di Saw e Insidious, e prodotto da Jason Blum.
Upgrade era la prova generale, mentre con L’uomo invisibile Leigh Whannell fa centro e ci regala la perfetta rivisitazione moderna di un classico. Qui l’invisibilità non è donata da una misteriosa pozione, ma da una tecnologia avveniristica, e il punto di vista non è quello del killer, ma della donna vittima di stalker (la sempre brava Elisabeth Moss) e abbandonata dalle autorità. Un pugno nello stomaco e forse il miglior film sulla mascolinità tossica e la violenza contro le donne degli ultimi anni.
M3GAN arriverà nelle nostre sale il 4 gennaio. QUI potete vederne il trailer, e QUI una clip.