Con l’avvento sempre più massiccio delle piattaforme streaming, l’interesse nei confronti delle serie televisive è aumentato a dismisura. Prima i fruitori erano, effettivamente, quasi considerati dei disadattati sociali, fortunatamente ciò sembra essere cambiato ed oggi le serie tv sono viste da tantissime persone, persino da coloro che prima non erano soliti farlo. C’è, però, una cosa ad essere rimasta uguale ed è la paura della cancellazione di un prodotto seriale. Se non si raggiunge un vasto numero di pubblico, il network di riferimento può decidere di non rinnovare il prodotto, lasciando il più delle volte i fan senza un’adeguata conclusione. Ancora oggi il mese di maggio è molto temuto dai fruitori televisivi, in quel periodo i network generalisti presentano i palinsesti della stagione successiva, annunciando di conseguenza quali produzioni non faranno ritorno.
Le piattaforme streaming hanno (in parte) cambiato questa liturgia, ora qualsiasi produzione può essere cancellata in qualunque momento. Ad esempio, in quest’ultima settimana sono due annunci a far molto discutere: Fate di cui Netflix non produrrà una terza stagione e Westworld, il quale non farà ritorno su HBO per una quinta stagione. I fan più accaniti del primo titolo si stanno mobilitando sui social network, chiedendo a gran voce una conclusione. I fruitori di Westworld hanno sentimenti contrastanti, c’è chi sottolinea il calo qualitativo avuto dallo show nel corso delle stagioni ed è sostanzialmente d’accordo con la sua cancellazione. Invece, altri si dichiarano delusi dal comportamento di HBO, soprattutto se si considera che la quinta stagione doveva essere l’ultima.
Sono molte però le serie tv cancellate e di cui ancora si richiede un finale, di seguito alcuni esempi.
Angel (spin-off di Buffy the vampire slayer) fu cancellato dopo la quinta stagione, lasciando di fatto i fan con il fiato sospeso e soprattutto senza una degna conclusione. La stagione cinque si chiude, infatti, con un cliffhangher che vede protagonisti Angel, Ilyria, Spike e Gunn intenti a combattere una moltitudine di demoni, mandati dai soci anziani della Wolfram & Hart; nonostante siano passati degli anni, molti dei fan della serie ancora non hanno digerito questo finale ed avrebbero preferito una chiusura più completa, come quella avuta dalla serie madre. Fu, però, lo stesso ideatore Joss Whedon a propendere per una conclusione così aperta, rivelando di non considerare la scena finale un vero e proprio cliffhangher: “Quello non è un cliffhangher. Capisco che il pubblico desideri una chiusura maggiormente chiara, ma per me sarebbe come aggiungere una nota alla fine”.
A fare chiarezza sulle reali ragioni della cancellazione fu invece il produttore David Fury, secondo cui gli unici responsabili sono i dirigenti della The WB (rete dove andava in onda la serie): “Quella fu una prova di forza tra le parti e non è finita come noi volevamo. Volevamo un rinnovo anticipato e loro no. Li abbiamo obbligati a prendere una decisione e a quel punto hanno deciso di cancellare lo show”.
Nel 2003 Tru Calling era stata presentata dalla rete televisiva FOX come una serie tv molto promettente, avere Eliza Dushku (all’epoca famosissima per il ruolo di Faith in Buffy e Angel) come protagonista di uno show di genere soprannaturale sembrava potesse essere una garanzia di successo, le cose non andarono però come sperato e la serie fu cancellata dopo due stagioni (la seconda composta da sei miseri episodi). Un vero peccato, soprattutto, in considerazione del fatto che la trama era in procinto di spiccare il volo, tutti gli spettatori erano infatti in trepidante attesa di vedere Tru (Eliza Dushku) scoprire la verità sulla vera natura di suo padre. I bassi ascolti della serie non hanno però concesso alla narrazione di arrivare a quel fatidico momento, a nulla sono servite inoltre le molteplici petizioni comparse online. Nonostante una cerchia di fan molto rumorosa, Tru calling non ha mai goduto di grande stima da parte della stampa, quest’ultima lo giudicò da subito come uno show caratterizzato da una trama troppo impegnativa. In Italia la serie ha, invece, avuto uno straordinario successo ed ancora oggi è ricordata con molto affetto dagli spettatori.
Westworld non è la prima serie tv cancellata da HBO, una delle vittime più illustri e su cui ancora ci si dispera è Carnivàle. Anche questo show è stato cancellato proprio sul più bello, lasciando i fan con un finale tutt’altro che chiuso. Lo serie è probabilmente stata una delle poche ad essersi avvicinata alla magnificenza di Twin Peaks e non solo perché tra gli attori protagonisti troviamo Michael J. Anderson, interprete del Nano nella produzione di David Lynch. Carnivàle riesce, infatti, a ritrarre perfettamente la società degli anni ’30 e lo scontro tra bene e male, rappresentato da Ben Hawking e Padre Justin, sembrava poter dare ancora tantissimo agli spettatori. HBO non la pensò così e decise di cancellare il prodotto anzitempo, secondo la rete arrivato alla sua naturale conclusione e la cancellazione fu decisa per proteggerne la qualità. Molto probabilmente, però, la vera ragione riguarda i costi elevati, la HBO in quegli anni non era ancora una grande potenza produttiva come lo è oggi. Il creatore della serie Daniel Knauf dichiarò di avere già dei piani per una terza stagione e chiese alla rete di ripensarci attraverso una lettera: “Per favore, riconsiderate questa decisione, perché penso che la prossima stagione sarà la stagione”. Ovviamente la HBO non l’ha mai fatto, ma distanza di anni sono ancora molti i fan a chiedere un revival dello show.
Una delle cancellazioni più sconvolgenti degli ultimi anni è sicuramente quella di Sense8, serie tv Netflix di genere fantascientifico ideata da Lana Wachowski e Lilly Wachowski. La base di fantascienza sottintende il vero tema della serie: dimostrare l’evoluzione della diversità in tutte le sue accezioni (etniche, sessuali, religiose). Sense8 era, quindi, un chiaro inno all’umanità nella sua concezione più pura ed è proprio questo lato ad aver colpito i fan di tutto il mondo. Eppure, nel 2017 Netflix comunicò di aver cancellato la serie, Cindy Holland (ex vide presidente della piattaforma) parlò di scelta inevitabile: “Abbiamo deciso di non produrre una terza stagione a causa del rapporto tra dimensioni del pubblico e budget. Ad un certo punto se non hai pubblico per giustificare la spesa della serie, devi concluderla”.
Sense8 era girata in ogni parte del mondo e ciò lo rendeva uno show dagli elevati costi, essi (senza un riscontro di pubblico significativo) non potevano più essere sostenuti dalla piattaforma. La seconda stagione si concluse però con un finale molto aperto, ciò spinse i fan della serie a dar vita ad una protesta senza precedenti per il mondo delle serie tv. Tra post martellanti sui social media, abbonamenti annullati e persino l’invio di ciabatte a Reed Hastings (CEO di Netflix), essi riuscirono ad ottenere un episodio in più della durata di due ore e mezza, così da permettere una chiusura degna (anche se non sufficiente) alla serie.
Nel 2019 Netflix cancellò un altro promettente show, anch’esso con dei richiami a Twin Peaks: The O.A. La prima stagione, pubblicato nel 2016, aveva avuto un discreto successo ma la seconda arrivata a tre anni di distanza (decisamente troppi) non riuscì a ritrovare il pubblico, che tanto l’aveva acclamata. La serie scritta e recitata da Brit Marling si distinse da subito per la sua complessità narrativa e probabilmente una distanza così lunga, tra le due stagioni, portò gli spettatori a disaffezionarsi. The O.A. non ebbe, quindi, un vero finale anche se sono molti i fan ad interpretare poeticamente la conclusione dello show. I protagonisti della serie nelle ultime scene approdano in una realtà in cui vedono i loro interpreti intenti a girare proprio The O.A; sicuramente un finale di enorme impatto ed oggi, nell’epoca del multiverso, estremamente significativo. La serie rappresentava però un progetto troppo laborioso, Brit Marling prevedeva almeno cinque stagioni per portarlo al termine e fu probabilmente questa la ragione (oltre agli elevati costi) che spinse Netflix a non produrre una terza stagione. La Marling provò in tutti i modi a far cambiare idea alla piattaforma e si vociferò persino di trattative per un film finale, non andate però nella direzione auspicata dai fan.