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Torna The Walking Dead: la recensione dell’episodio 11×17, “Lockdown”

Pubblicato il 03 ottobre 2022 di Marco Triolo

The Walking Dead ha fatto il suo ritorno su Disney+ con “Lockdown”, diciassettesimo episodio della stagione 11 e primo della tranche finale della serie. Diretto dal produttore esecutivo e autore degli effetti pratici Greg Nicotero, “Lockdown” non ha regalato colpi di scena o morti sconvolgenti, servendo più che altro da ponte per lanciare la fase finale. La presenza di Nicotero dietro la macchina da presa si traduce in una dose extra di gore, quello che ci si aspetta da una serie sugli zombie ma che The Walking Dead spesso ha centellinato. Preparatevi a un sacco di poveri diavoli squartati e sbranati da orde di zombie famelici.

L’episodio inizia con una narrazione di Judith Grimes che serve da riassunto a chi avesse avuto la malaugurata idea di saltare tutte le stagioni precedenti e i primi sedici episodi di questa e “sintonizzarsi” solo per gli ultimi otto. Non tantissima gente, si suppone, ma meglio andare sul sicuro! E poi ogni scusa è buona per farci rivedere qualche volto storico della serie, da Jon Bernthal nei panni di Shane ad Andrew Lincoln in quelli dell’assente più vistoso, Rick Grimes. Un caso, quest’ultimo? Oppure un segnale del suo prossimo ritorno in vista del gran finale? Improbabile: con l’annuncio della miniserie interpretata da Lincoln e Danai Gurira, è facile supporre con non rivedremo né Rick né Michonne prima della fine. Ma la speranza è l’ultima a morire.

Per il resto, l’episodio procede su due livelli: da una parte la classica ambientazione post-apocalittica, con il gruppo guidato da Daryl e Maggie alle prese con Hornsby e i suoi nefasti piani. Dall’altra una sorta di thriller d’inchiesta che racconta le indagini su Sebastian Milton, il figlio della governatrice Pamela Milton scomparso nel nulla dopo una serie di gravi accuse che, scoperchiate da un articolo di Connie, hanno portato a una serie di manifestazioni contro la stessa governatrice.

È curioso questo accostamento: siamo ormai abituati a vedere episodi di The Walking Dead ambientati in luoghi “quasi” normali, con luce elettrica, acqua corrente, tutte le comodità della società pre-catastrofe. Ma vedere le due ambientazioni in parallelo ci ricorda quanto questa serie, nel bene e nel male, sia cambiata nel corso degli anni.

La serie ha sempre accolto suggestioni dal fumetto “remixandole” per creare storie originali. Questo arco narrativo ambientato nel Commonwealth non fa differenza: i modi in cui la serie sta raggiungendo gli obbiettivi, e i personaggi coinvolti, possono cambiare rispetto al fumetto, ma la direzione a grandi linee è quella. Si sta facendo strada, non solo tra i nostri eroi ma tra la gente comune, che il Commonwealth, con la sua forma di governo autoritaria, non sia lo strumento migliore per riportare ordine nel mondo e instaurare una nuova società. Che senso avrebbe avuto attraversare così tante sofferenze per poi tornare a commettere gli stessi errori del passato? Daryl, Maggie, Carol, Ezekiel e gli altri stanno combattendo per una società più equa, per fondere i valori delle loro comunità con la struttura del Commonwealth.

Ce la faranno? Se la showrunner Angela Kang e la sua squadra di sceneggiatori rispetteranno il fumetto, probabilmente sì. Non c’è ragione di credere che non sia così: The Walking Dead è sempre stata una serie ottimista, nonostante tutto. E dopo tutto sappiamo già che alcuni dei protagonisti della serie torneranno in futuri spin-off. Ecco, forse il rischio è che il gran finale di The Walking Dead non chiuda davvero nulla, per non disturbare i progetti che seguiranno. Speriamo che non sia così.