Cinema

Perché dopo 60 anni James Bond continua ad affascinarci?

Pubblicato il 05 ottobre 2022 di Giulio Zoppello

James Bond compie 60 anni. I dubbi inerenti il suo futuro nel mondo del cinema odierno permangono, eppure è inutile negare che l’agente segreto più famoso di sempre, è uno di quei personaggi che paiono non invecchiare mai, al netto di rimanere comunque protagonisti della nostra narrazione.

Ma parlare di 007, significa soprattutto confrontarsi con un totem non solo della fantasia, dell’avventura, di un genere cinematografico, ma anche con un prototipo che ha saputo conquistare tanto pubblico maschile come quello femminile. E allora, forse, bisogna riconoscere che questo personaggio è qualcosa di più di un abito che è passato di mano in mano, di attore in attore.

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Un personaggio immutabile eppure mai monotono

Bond. James Bond”. Chiunque dice di non aver sognato di pronunciare questa frase mente spudoratamente, perché in quelle due parole, in questo nome, vi è una marea di significati, soprattutto il simbolo ultimo di un concetto di eroismo che oggi è sostanzialmente in estinzione, o comunque da molti ritenuto ormai obsoleto. 
Ma è davvero così? Gli eroi da sempre rappresentano un simbolo di tutto ciò che bisogna essere, ma anche di ciò che non bisogna essere. E questo vale fin dai tempi in cui i greci si riunivano attorno a un fuoco.

James Bond, creato da quel matto di Ian Fleming, è da 60 anni che bene o male si aggira nel nostro storytelling, infischiandosene di mode, rivoluzioni culturali e politiche, del cambiamento sia tecnologico che semiotico della settima arte. Ma qual è il segreto dietro una tale longevità? Dietro un personaggio che bene o male ad oggi appare per certi versi fuori dal tempo e dallo spazio
?

Occorre dire che a dispetto di quello che si può pensare delle fantasiose e per certi versi davvero inconcludente sceneggiature che sono state ammesse al suo servizio, questa spia inglese enigmatica e imprevedibile, continua ad affascinare, stregare, catturare l’immaginazione di milioni di persone.

Forse la verità è che  bene o male James Bond ancora oggi rappresenta un simbolo di libertà assoluta, di un’avventura che a ben pensarci è stata di anno in anno sempre più esclusa dalle nostre vite, mano a mano che il pianeta diventava sempre più piccolo e sempre meno connesso alla scoperta come modus vivendi.

Se si guarda un film come Operation Mincemeat, uscito recentemente, si può facilmente comprendere a chi e in che modo l’ex agente dei servizi segreti britannici si fosse ispirato, per creare un individuo più unico che raro, un mix di incredibile complessità di tutte le virtù e volendo anche tutti i difetti che ogni uomo spera sempre di avere. Ma allora perché abbiamo salutato la rivoluzione di Daniel Craig?


Il maschio alpha per definizione

James Bond che vuole mettere su famiglia, vuole lasciare in un certo senso il servizio per come è sempre stato inteso e abbracciare una sorta di modello di vita borghese, quello che in fin dei conti ha sempre in valuto allontanare da sé nella sua componente.

Perché, diciamocelo, 007 il suo fascino l’ha sempre esercitato non solo e non tanto nelle pirotecniche e sovente assurde avventure con cui salvava il mondo da organizzazioni segrete, magnati psicotici e via dicendo, ma nel suo stile di vita, nel modo in cui domina la sua esistenza senza dover mai rendere conto a nessuno. Bond è ancora oggi tutto ciò che ci veniva suggerito che un uomo deve essere da parte di altri uomini, non fa riferimento al l’immaginario femminile, a una sorta di Principe Azzurro che il più delle volte è tanto noioso quanto ripetitivo. Al contrario, ci parla di ciò che noi uomini sappiamo serve per essere nei nostri soni: non è un bravo ragazzo, ma non è neppure un individuo da disprezzare, quanto il perfetto mix tra entrambe le componenti. 
In lui vi è un gioco di sfumature che ci guida verso il miglior esempio di maschio alpha. James Bond più che bello (che brutta parola) è virile, affascinante, dotato di una fisicità di grande impatto ma senza risultare uno Schwarzenegger o The Rock. Frequenta luoghi esclusivi, si muove con una sicurezza che sconfina sovente quasi nell’arroganza, è elegante, rilassato, astuto e in grado di fronteggiare qualsiasi tipo di situazione. Tuttavia l’aspetto della sua tuttologia è sempre stato alquanto sottovalutato.

Bond non è un fusto dell’alta società, ma una spia e in quanto tale chiamata a poter essere sempre credibile in ogni ambiente. Possiede quel tipo di sapienza che piace alle donne, che rende grandi protagonisti nella vita mondana e sociale. Conosce le macchine più invidiate, i luoghi più esclusi e affascinanti, i drink più adatti per il momento più adatto, sa essere elegante senza essere pacchiano, ha la capacità di comunicare il detto-non detto con una frase. Chiedete a qualsiasi donna se a uno del genere non scriverebbero il numero di telefono persino su un fazzoletto del ristorante. Perché James Bond è il miglior antidoto al peggiore nemico delle donne: la noia.


La promessa non mantenuta

Sean Connery, Roger Moore, Pierce Brosnan, George Lazenby, Daniel Craig, Timothy Dalton, Barry Nelson e David Niven, sia all’interno che all’esterno della saga ufficiale, ci hanno sempre parlato di un uomo maturo, uno che sta nella fase dai 30 ai 40. Bond è quindi un individuo esperto della vita e delle sue problematiche. È abituato a conquistare donne che nessuno di noi “normali” avvicinerebbe, unendo materialità e charme, ironia e carisma. Ma soprattutto curando le apparenze e la prima impressione, che già Oscar Wilde sapeva quanto contasse nel mondo reale.

Col tempo, è stato identificato con quel 5% di uomini che non devono chiedere mai, al contrario degli altri poveri mortali, chiamati dal gentil sesso bene o male a fare i salti mortali per un semplice aperitivo.

Anche oggi che siamo sezionati circondati da dating app, personal trainer, diete, mode strane, il nuovo cellulare o il nuovo taglio di capelli, lui rimane lì, immutabile, quasi una sorta di archetipo di colui il quale ha sempre il numero vincente in mano. Ma sarebbe sbagliato limitarsi semplicemente alla sua dimensione di personaggio profondamente connesso il concetto di seduzione o uomo di mondo. In Bond, Ian Fleming riversò il suo grande amore per l’avventura, in particolare per l’eroe solitario, l’erede dei viaggiatori senza paura dell’epoca vittoriana. Il classismo risplende nel mondo di Bond da sempre, pur essendone lui in realtà una perfetta negazione, un parvenu che indossa una maschera. Nella sua identità di variante impazzita che si muove paradossalmente per restaurare lo status quo, vi è molto della storia inglese, di una visione del mondo piramidale.

James Bond è la libertà di andare per la propria strada sempre e comunque, di non dover rispondere a nessuno, al capo, al principale, non paga neppure le tasse e non deve mai stare 10 ore in ufficio a bersi il caffè più scadente. La sua è una fantasia esistenziale maschile, è ciò che tanti influencer o affini oggi cercano di imitare. Ma nessuno di loro è Al Servizio di sua Maestà, nessuno di loro contemporaneamente combatte per il bene. La sua rimane la promessa di una vita impossibile e per questo agognatissima.