SerieTV Recensioni The Doc(Manhattan) is in
Riassunto delle puntate precedenti. Da non-fan della serie Stranger Things – che ha trovato ai tempi guardabile la prima stagione, decisamente meno commestibili la seconda e la terza – mi sono divertito con il primo volume di questa stagione 4. Soprattutto perché quegli episodi erano un unico, enorme, sfacciato ma dichiaratissimo omaggio alla saga di Nightmare, con tanto di Robert Englund e la parola “incubo” ripetuta a nastro (se ne diceva qui). Mi sono avvicinato allora a questi due ultimi, interminabili episodi della stagione con grande curiosità e anche un certo livello di aspettative. E alla fine, è andata. Nulla di sensazionale, per i miei gusti, ma neanche nulla di davvero tremendo: è solo che non tutto funziona al meglio. Seguono spoiler, occhio.
Ecco, cominciamo da qui. Dalle tante voci di corridoio della vigilia, un fuoco su cui i gemelli Duffer si erano messi a soffiare a pieni polmoni in prima persona (parlando di “una o più morti tragiche”), ché oggi se non dici “Oh, raga, va’ che questo sarà un episodio importante, eh, attenzione”, pare che il pubblico non sia in grado di accorgersene da solo. O hype o morte, in questi casi entrambi. E insomma, era certo che qualcuno avrebbe tirato le cuoia, e il povero Eddie Munson, ottima new entry di questa stagione, era l’indiziato principale. La sua dipartita non era neanche quotata, e quando vive il suo momento eroico ci siamo detti tutti Ok, ciao, Eddie, è stato bello. Vai a insegnare agli angeli quello che ti pare, con quegli occhi spiritati, ma soprattutto qual è lo scopo di questo gioco di ruolo guidato da un master senza scrupoli.
Il vero salto della fede, senza manco il carretto con la paglia sotto, sarebbe stato far morire anche Max, con ogni probabilità uno dei personaggi migliori di tutta la stagione, se lo chiedete a me, ma pure se lo chiedete al commercialista di Kate Bush. Oppure Steve, per capitalizzare il drammone subito dopo il possibile riavvicinamento con Nancy. Ma Max e Steve fanno ormai parte del nucleo, membri già veterani della cumpa: serviranno anche loro per il gran finale, e quindi niente, diludendo. Se ne riparla con la Stagione 5, quella che se tanto mi dà tanto uscirà non prima di fine 2023/estate 2024, quando Lucas, Dustin e Mike avranno tutti 22 anni o più, e Nancy sarà alle soglie della trentina. Il che ci porta a un primo problema, riassumibile nel fatto che questi dannati ragazzini hanno il brutto vizio di crescere.
Pensavo e speravo che la fine di questa stagione 4 di Stranger Things rendesse possibile uno stacco temporale. Un salto di qualche anno per la trama, in modo da rendere un attimo più credibili i suoi ex ragazzini nella Stagione 5, quella conclusiva, ed evitare il sempre più evidente effetto Andrea di Beverly Hills 90210. E invece Hawkins sprofonda come l’anima di Golconda, e il cliffhangerone finale riporterà tutti – tra almeno un anno e mezzo, più verosimilmente tra due – nel 1986. Del resto, questa città era talmente dannata, così tanto la più sfigata e mortale di tutto l’Indiana, che farci una croce su (da giù, in effetti, ma è uguale) era la soluzione migliore. Un bel cataclisma apocalittico, fuoco e fiamme, come antipasto dello scontro finale tra le forze del bene (i Goonies da GdR) e quelle del male, che sono state sempre e comunque, abbiamo scoperto, roba di Vecna. Tipo.
Nel senso che anche se gli impallinati della serie sono già andati a caccia di rintocchi da orologio a pendolo nelle prime stagioni (risultato: pare ci siano, ma non proprio uguali a quelli di Vecna), che i Duffer Bros. avessero in mente questo colpo di scena sin dalla prima stagione mi sembra altamente improbabile. È un retcon bello grosso, che va più o meno al suo posto, e prova a dare un senso a tutti i casini del Sottosopra, ripartendo come sempre dal laboratorio di quella sagoma del Dr. Martin Brenner. Il ritorno alle (sue) origini di Undici, intrecciato con la trasformazione di Henry Creel / Numero 1 in Vecna, è stato il colpo di scena un attimo telefonato, ma comunque godibile del primo blocco di episodi, e in queste due puntate finali avrebbe dovuto spingere ancora sulla sottotrama legata a Undici. Problema: quella è una sottotrama piuttosto fiacca e troppo, troppo, troppo lunga.
La suddivisione dell’ampio cast in una serie di party da GdR, ciascuno con una sua missione ma parte di un’unica campagna, sulla carta era utile per far fare qualcosa a tutti, tenere in movimento i vari personaggi, non ammucchiarli tutti a Hawkins. Peccato che la gita in Russia sia solida quanto un mochi – con non una, ma ben due spalle comiche – e, con tutto l’affetto per Jim Hopper, alla fine priva di una reale utilità. “Sconfiggiamo le particelle per aiutare i ragazzi” è il nuovo “Commento i post di mio figlio su FB per fargli fare bella figura”.
Va leggermente meglio alla squadra di Jonathan – nonostante lui sia carismatico come un vaso di gerani, con quell’espressione da cane bastonato – perché la loro spalla comica è un pizzaiolo fuori di testa, e perché Will finalmente ha un ruolo che non sia solo piangere, ma anzi è protagonista di una scena piuttosto toccante. Le avventure condite da epistassi di Undici / Eleven / Jane la tirano invece per le lunghissime, continuando a ruotare per, beh, ore attorno agli stessi flashback e agli stessi concetti. Giuro, lì arrivati allo scontro con i soldati scudati e lentissimi nel tornare fuori non ce la facevo davvero più, e quando la ragazza si è riunita con i suoi salvatori con il furgone da Tartarughe Ninja ho tirato un sospiro di sollievo così deciso da far tremare lo schermo della TV.
La parte migliore, non solo di questi due episodi ma di tutta la stagione 4 di Stranger Things, resta di conseguenza per me quella che segue la banda di Steve, Robin, Nancy e gli altri. Per la loro missione impossibile nella terra dei pipistrelli, con tanto di scazzottata extra con dei bulli armati: sono gli eroi di qualsiasi slasher degli ultimi cinquant’anni, che a un certo punto prendono però l’iniziativa, e anziché cadere come mosche, passano al contrattacco. Armati di tutto punto – buongiorno, America – con un camper rubato a due poveri cristi e la maschera da Capitano Kirk bianca, che potrebbe tornare di nuovo comoda a Halloween. Se ci arrivano tutti vivi, certo.
Delle reali motivazioni della divisione in due blocchi di questa stagione abbiamo già detto in abbondanza: al di là di quelle ufficiali, Netflix sta sperimentando con le formule utilizzate dalle altre piattaforme, per evitare che le sue serie di punta arrivino tute in blocco e scivolino via dai social in due giorni di furioso binge watching. Quello che però non è ben chiaro non è tanto perché nel secondo blocco, questo volume 2 della stagione 4 di Stranger Things, ci siano solo due episodi, ma perché questi non siano diventati almeno tre. Qual è il senso di fare due puntate finali che in totale durano quasi quattro ore, quando la nona poteva benissimo essere spezzata in due per portare il totale degli episodi a dieci? C’era anche un punto a mio modo di vedere perfetto per farlo, il momento in cui Eleven sfida Vecna.
L’unica spiegazione che mi viene in mente, per un unico episodio lungo due ore e mezza, è l’aver voluto dare, oltre che un po’ troppo spazio a Eleven, la dignità quasi di un film a questo finale di stagione. Solo che, ammesso sia questo il caso, non funziona così: un film non è una serie TV (e viceversa), per giusto quelle 3.000 ragioni diverse. E considerando a sé questo episodio 9 non gli faremmo neanche un gran favore, visto che interi fili del suo ordito narrativo hanno un colore pacchiano e sono un po’ sfilacciati.
Prendendo invece tutto nel suo insieme come è giusto fare, e cioè tirando le somme di un’unica stagione formata da sette episodi convincenti e un finale decente, per quanto forse inutilmente troppo lungo, confermo l’impressione del volume 1. È stata nel complesso una stagione divertente, decisamente con più pregi che difetti. E magari questo non mi spingerà a ordinare su Internet uno zerbino con il logo di Stranger Things, d’accordo, ma è stato tempo ben speso, dai. Di questi tempi, e con tutti i frullatoni allungati con troppa acqua in giro, hai detto niente.