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Il regista iraniano Jafar Panahi dovrà scontare sei anni di carcere

Pubblicato il 19 luglio 2022 di Marco Triolo

Il celebre regista iraniano Jafar Panahi, pluripremiato a diversi festival di cinema, tra cui Cannes, Venezia e Berlino (dove il suo Taxi Teheran ha vinto l’Orso d’Oro nel 2015), dovrà scontare una condanna a sei anni di carcere. Si tratta di una condanna risalente a fine 2010, ma che finora era rimasta sempre sospesa nonostante Panahi sia rimasto in patria negli ultimi anni – gli è stato impedito di viaggiare – e abbia continuato a produrre film underground su temi scottanti come povertà, sessismo, violenza e censura in Iran. I suoi film lo hanno messo da tempo sulla lista nera del governo iraniano.

Il regista è stato arrestato lo scorso 12 luglio, dopo che si era recato presso l’ufficio del pubblico ministero di Teheran per avere notizie sui colleghi Mohamad Rasoulof e Mostafa al-Ahmad. I due registi dissidenti erano stati a loro volta arrestati con l’accusa di aver messo a rischio la sicurezza nazionale, esprimendo sui social la loro opposizione alla violenta repressione governativa di alcune proteste popolari nel sudovest dell’Iran.

Da tempo, il governo iraniano sta cercando di azzittire le voci dissonanti in un clima di grande crisi economica e crescente pressione politica. Panahi e i colleghi sono solo alcune delle vittime di questa repressione.

Giorni fa, la Coalition for Filmmakers at Risk di Amsterdam ha fatto appello alla comunità cinematografica internazionale, chiedendo a tutti di dare sostegno agli autori iraniani vittime della recente ondata repressiva.

La moglie: “Questo è un rapimento”

Sulla questione è intervenuta anche Tahereh Saeedi, moglie di Jafar Panahi, che, parlando con BBC Persian, ha paragonato l’arresto del marito a “un rapimento”:

Jafar ha alcuni diritti come cittadino. Ci deve essere un giusto processo. Per essere incarcerata, una persona deve prima essere convocata. Ma incarcerare una persona che sta protestando fuori dalla prigione solleva molte questioni. Questo è un rapimento.

Fonti: The Hollywood Reporter, Deadline