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Bob’s Burgers è arrivato su Disney+ e per fortuna funziona abbastanza, la recensione

Pubblicato il 13 luglio 2022 di Giulio Zoppello

È dal 2011 che la famiglia Belcher ci fa compagnia, con uno show televisivo tra più amati e considerati del genere, a maggior gloria di Loren Bouchard, il creatore di una sitcom che definire particolare è anche riduttivo. Ora, per la regia di Bernard Derriman, e con uno script firmato da Bouchard e Nora Smith, arriva su Disney+ il film tratto dalla sitcom Bob’s Burgers, con cui troviamo in nuove avventure i vecchi personaggi che ci hanno fatto innamorare, Bob, Linda, Tina, Gene e Louise, nella loro hamburgeria dove da sempre succede di tutto e di più. Il risultato finale senza ombra di dubbio lodevole, divertente anche se permane il dubbio su quanto funzioni per i non-fan di questa sgangherata famiglia.

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Riabbracciando la famiglia Belcher

Le cose non vanno troppo bene per la famiglia Belcher. I debiti si sono accumulati, la banca a cui avevano chiesto un prestito si è fatta da parte, e quindi ora la scadenza dell’affitto li insegue come una lupa feroce. 
A completare il tutto, davanti al Bob’s Burgers a causa della distruzione di una tubatura improvvisamente si apre una gigantesca voragine, che di fatto segna la fine dell’hamburgeria, dal momento che per i clienti entrare e sostanzialmente impossibile. 
Mentre Bob e Linda sono impegnata e capire come fare a rimediare alla situazione e come tirare avanti (con l’aiuto del solito Teddy) anche a costo di litigare con il resto della città, i loro tre discendenti scoprono infine che dentro quella voragine si nasconde un mistero connesso al parco dei divertimenti dei fratelli Fischoeder. In breve la vita di quella famiglia sarà sconvolta da una serie di avvenimenti, colpi di scena e rivelazioni, che cambieranno per sempre la loro vita e il loro destino.

Pochissimi show animati possono competere a livello di popolarità negli Stati Uniti con Bob’s Burgers, che da oltre 10 anni sul canale della FOX porta avanti bene o male quella lunga tradizione di comicità animata dedicata alle famiglie, che ha avuto in serie come I Simpson e I Griffin due perle inarrivabili e amatissime. 
La serie di Bouchard non si è mai avvicinata al loro livello di popolarità e raffinatezza, ma è sempre rimasta un prodotto di grande qualità e interesse, anche in virtù della notevole dose di fantasia che è sempre stato possibile trovarci. Bob’s Burgers come film è senza ombra di dubbio un rischio non da niente visti i precedenti ben poco coronati da successo per quello che riguarda il rapporto tra sitcom animate di cinematografia sul grande schermo. Ed è un altro punto da considerare.


Un film che cerca di far divertire senza troppe pretese


Quindi quale giudizio dare a questo lungometraggio? La sufficienza la strappa abbondantemente, soprattutto per il fatto di riuscire ad essere coerente con la serie, non solamente per ciò che riguarda l’aspetto estetico, ma quello tematico e narrativo. 
Di base mantiene la sua anima di critica alla società americana tout-court, senza però spingersi verso gli eccessi scelti da MacFarlane o dei primi anni arrabbiatissimi e caustici di Groening. 
Però permane la volontà di rappresentare l’americano medio, la famiglia media, con il suo malcelato insieme di nevrosi, delusioni, frustrazioni e desideri mai esauditi. Si ride, spesso e volentieri, anche per l’atmosfera sovente demenziale che il film sposa in pieno, così come appena può fa parodia o decostruzione della sitcom vera e propria, della serialità televisiva, del musical di brodwayiana memoria, senza per questo disdegnare anche gli altri generi cinematografici, senza fermarsi mai o risparmiare nessuno, con i soliti dialoghi a raffica. 
Ad ogni modo Bob’s Burgers funziona per buona parte dei suoi 90 minuti, benché alla lunga sia inevitabile chiedersi se veramente sia possibile passare dalla serialità televisiva lungometraggio e non pagarne dazio.

Era già successo con I Simpson, con Scooby-Doo, poi con Tom & Jerry. 
Qualcuno potrà magari ritenere i film animati dei Looney Tunes un successo, ma se si mette da parte la nostalgia, ci si rende conto che anche questi erano bene o male alquanto mediocri, o perlomeno non portarono al risultato finale che ci si poteva aspettare. 
Il motivo è semplice: medium diversi, tempi narrativi e comici diversi, la necessità di diluire e rendere comunque gradevole una narrazione che permane frenetica, ma con l’obbligo di dare qualcosa in più di una specie di episodio più lungo del solito. Pensare che tutto questo sia facile o immediato, è un errore che molte volte è stato commesso, qui invece bene o male si evitano le trappole più palesi, ma rimane l’impressione che l’insieme non sia poi questa perla irrinunciabile.

Un ritratto comunque interessante della società americana

Bob’s Burgers in ogni caso riesce a far divertire e a rendere leggera anche la sua narrativa piena zeppa di riferimenti al meglio della pop culture contemporanea e che fu, ed in questo si rende un prodotto trasversale abbastanza adatto sia al pubblico più adulto che alla Generazione Z.


Bob, Linda, la loro prole, rappresentano ognuno un modo diverso di guardare la vita e le sue difficoltà, al futuro e alla propria persona. Allo stesso tempo, il film funge anche da metafora della tragedia della classe media americana, quella che dal 2008 in poi è andata sostanzialmente sparendo, stretta d’assedio della speculazione, dalle banche, della finanza, da un paese che bene o male è sempre più spinto verso una piramide in cui valgono solo gli estremi: o molto ricchi o molto poveri.

Tra una risata e l’altra, si mostra anche la mancanza totale di una coscienza di classe, di un concetto di solidarietà reale che vada al di là del cerchio familiare nella società americana; ed è questa la più grossa differenza tra loro e il vecchio mondo. 
Ma non si vuole insistere su tale insieme di elementi, perché alla fin fine a Bouchard e Derriman interessa soprattutto far ridere, ed in questo ci riescono perfettamente, mettendo in mostra anche un’estetica tutt’altro che banale e una regia molto efficace, soprattutto quando si tratta di gestire le accelerazioni di ritmo e le scene più dinamiche.

Certo, non è un capolavoro, non è qualcosa che arriverà agli Oscar o che farà la storia del cinema d’animazione americano contemporaneo, ma Bob’s Burgers non vuole esserlo. Alla fine rimane l’impressione di un prodotto onesto, spensierato in modo quasi forzato, per quanto forse non il biglietto da visita più accessibile per un non-fan dei Belcher.