Cinema

Da Fenomeni paranormali incontrollabili a Firestarter: Stephen King tra cinema e TV

Pubblicato il 04 maggio 2022 di Marco Triolo

Il rapporto tra Stephen King e il cinema inizia molto presto nella carriera dello scrittore. È il 1976 quando esce Carrie – Lo sguardo di Satana di Brian De Palma, primo di una lunghissima serie di adattamenti di (variabile) successo della bibliografia di King. Parliamo di una distanza di tre anni dalla pubblicazione del romanzo, che, a sua volta, segnò un punto di svolta nella carriera dell’autore: fu il suo primo romanzo a essere pubblicato, e gli regalò un successo clamoroso, lanciando la sua carriera.

Da allora i suoi lavori sono stati adattati ripetutamente sia al cinema che in televisione, e la storia d’amore tra Stephen King e Hollywood non si è ancora assopita quasi cinquant’anni dopo. Lo stesso King ha persino tentato la strada della regia con Brivido, anche se le cose non sono andate a finire tanto bene. Comunque, se andate su IMDb, il più completo database di cinema e TV che la rete abbia da offrire, scoprirete non solo che King ha 343 crediti come “scrittore” (il che include sia i film e le serie da lui effettivamente scritti, sia quelli tratti da sue opere), ma anche che ci sono decine di titoli attualmente in lavorazione, o in pre-produzione, basati su suoi lavori. Vi toccherà scorrere la pagina un pochino prima di arrivare a Firestarter, il prossimo film tratto da King in uscita.

Ecco, parliamo un attimo di Firestarter: si tratta del secondo adattamento de L’incendiaria, romanzo che presenta qualche somiglianza con Carrie (protagonista femminile, poteri telecinetici o, in questo caso, pirocinetici), uscito originariamente nel 1980. Il primo adattamento fu firmato da Mark L. Lester e interpretato da Drew Barrymore, e uscì in Italia con il titolo Fenomeni paranormali incontrollabili. Oggi, Firestarter torna in una nuova versione interpretata da Zac Efron e con le musiche di, niente meno, John Carpenter (a sua volta regista di Christine, uno dei migliori adattamenti di King al cinema).

Non si tratta del primo romanzo di Stephen King a essere riadattato: è già successo con Carrie, It, Pet Sematary e L’ombra dello scorpione in tempi recenti. Ma l’uscita di Firestarter anticipa una nuova ondata di adattamenti che vanno a riprendere testi già visti al cinema e in televisione – roba tipo Cujo, Tommyknockers e The Running Man – con l’esplicita intenzione di farli meglio. Semplicemente questo.

Nulla contro L’implacabile con Arnold Schwarzenegger, primo adattamento di The Running Man, s’intende, ma la percezione in generale è che, spesso, i testi di Stephen King finiscano compressi, semplificati e infine banalizzati nella transizione allo schermo. Qualcosa finisce “lost in translation”, e a registi e sceneggiatori è spesso toccato asciugare i testi fino a renderli irriconoscibili. Questo perché i romanzi di King sono molto spesso lunghi e stratificati e hanno dei cast corali di personaggi tutti ugualmente importanti e approfonditi. È dura comprimere tutto questo in due ore. Non è un caso se alcuni dei migliori film tratti da King sono quelli ispirati ai suoi racconti: lì c’è meno da sintetizzare e si riesce a rispettare maggiormente il testo. Pensiamo a The Mist o Stand by Me, opere che aderiscono alla novella originaria in maniera fedele, riuscendo comunque a dipingere dei personaggi complessi come piace a Stephen. La serialità potrebbe essere l’ideale per King, ma quasi mai è stata sfruttata a dovere. Come ad esempio nelle miniserie anni ’80 e ’90, terribilmente “televisive” non solo in quanto a valori di produzione, ma proprio per scrittura. La “vecchia” TV aveva bisogno di semplificare le cose, e questo cozzava immancabilmente con la prosa di King.

Ecco quindi che torniamo al concetto di prima: i nuovi progetti in lavorazione mirano – non sempre riuscendoci – a restituire più fedelmente la complessità di King. Quando James Wan, regista di The Conjuring, annuncia che produrrà un nuovo adattamento di Tommyknockers, non si parla solamente dell’ennesimo film tratto da King, ma di una seconda chance per un romanzo che, pur non essendo uno dei titoli di punta nella produzione dello scrittore del Maine, in TV nel 1993 aveva sofferto. Pensiamo allo stesso It, progetto ambizioso, in due parti, per raccontare con mezzi più adeguati la storia contenuta nel capolavoro di Stephen King. Sì, la miniserie la ricordi come una cosa terrificante. No, non era nemmeno paragonabile alla vastità del romanzo. Nemmeno i film, eh? Ma ci si è provato.

Firestarter arriva dunque in un momento chiave, in cui Hollywood si sta guardando indietro. Come sempre alla ricerca di materiale, sia chiaro, ma la produzione di King è talmente vasta che non ci sarebbe bisogno di ricorrere a – usiamo questa parola in senso lato – reboot. Eppure è innegabile che, negli ultimi quarant’anni, gli effetti visivi siano migliorati, e che, grazie all’assist dei cinecomics, la cultura pop sia diventata mainstream, portando con sé un maggiore rispetto per le fonti letterarie. È in questo clima che Keith Thomas, regista di The Vigil, si è messo al lavoro al nuovo adattamento di Firestarter. Un film in cui si parla di una bambina che riesce a controllare il fuoco con la mente, venduto tramite un trailer in cui si parla di “un supereroe in carne e ossa”, parolina usata non a caso in questo 2022 dominato dai film Marvel. C’è sicuramente la volontà di zompare sul carrozzone vincente dei cinecomics, ma c’è anche che a Hollywood, oggi, si vergognano meno di una volta a mettere in luce i tratti comuni tra le opere di King e i fumetti che lo hanno svezzato.

Dietro Firestarter c’è, oltretutto, una delle forze più temibili nella moderna industria dell’horror americano: la Blumhouse di Jason Blum, che finalmente arriva a collaborare con l’altra forza più temibile in ambito horror americano. Stephen King, esatto. Un matrimonio che aspettavamo da tempo e che, se nel mix ci buttiamo anche John Carpenter con le sue musiche inconfondibili, promette grandi cose.

Hollywood non si è stancata di portare sullo schermo Stephen King. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: in arrivo c’è un sacco di roba, a partire da The Running Man di Edgar Wright, per arrivare a una nuova serie prequel di It. Staremo a vedere se la promessa di un maggiore rispetto per il materiale verrà mantenuta, sia sul grande che sul piccolo schermo.