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La storia di Tiger King rivive nella serie Joe vs. Carole: la nostra recensione

Pubblicato il 04 marzo 2022 di Marco Triolo

Se Joseph Maldonado-Passage, alias Joseph Schreibvogel, alias Joe Exotic, alias Tiger King, avesse potuto sfruttare anche solo un’oncia della fama da lui acquisita negli ultimi due anni, da quando, cioè, la serie Tiger King è esplosa con tutto il suo fragore su Netflix nel mezzo di una pandemia, ora sarebbe ricco sfondato. Purtroppo per lui, Joe Exotic è invece rinchiuso in una struttura detentiva in Texas e da lì non uscirà per un bel pezzo. Oltretutto, è malato di cancro, beffa finale per un uomo controverso, ma che certamente quel successo lo aveva cercato e se lo sarebbe goduto.

E invece niente: un sacco di altra gente sta raccogliendo i frutti del fenomeno Tiger King, e tra questi ci sono NBCUniversal e i produttori di Joe vs. Carole, una serie che racconta ancora una volta gli eventi che già conosciamo attraverso la lente della fiction biografica. Al centro non solo le bizzarre vicende di Joe Exotic, ma soprattutto la sua faida con Carole Baskin, proprietaria del santuario per animali Big Cat Rescue, che, dopo aver scoperto le nefandezze a cui Exotic sottoponeva gli animali del suo zoo, decise di perseguitarlo per fargli chiudere bottega.

In più, la serie, creata da Etan Frankel (Shameless, Animal Kingdom) a partire dal podcast Over My Dead Body di Wondery (perché bisognava pur trovare un’altra fonte ufficiale per non tirare in ballo Tiger King), si concede il lusso di esaminare il passato dei due avversari attraverso una serie di flashback che ne raccontano sostanzialmente le “origin story”, le ragioni che li muovono e gli eventi che li hanno trasformati in ciò che sono.

Purtroppo, dopo due episodi di Joe vs. Carole, disponibile su Sky e NOW, è difficile trovare una ragione per proseguire. Gli eventi sono stati raccontati già con dovizia di particolari nella docuserie Netflix, e oltretutto questo è uno di quei casi in cui la realtà supera ampiamente la finzione. È impossibile, vedendo John Cameron Mitchell truccato da Joe Exotic, non pensare che sia un tizio vestito come Joe Exotic e non il vero Joe Exotic, che conosciamo bene e che è già un personaggio cinematografico di per sé. Il documentario era l’unico mezzo giusto per raccontare questa storia: solo Joe Exotic poteva interpretare Joe Exotic.

Joe vs. Carole è quello che si definisce un prodotto istantaneo, realizzato chiaramente in fretta per intercettare gli spettatori di Tiger King (una strategia adottata anche da Netflix con la superflua seconda stagione della docuserie). La serie non riesce a trovare una chiave di lettura interessante od originale, limitandosi a mettere in scena il duello a distanza tra Exotic e Baskin (Kate McKinnon) come se fosse sufficiente. Tutto risulta estremamente piatto e poco coinvolgente, ma soprattutto molto superficiale: si dà per scontato che chi sta vedendo la serie abbia visto Tiger King, ma così facendo i personaggi restano solamente abbozzati e lo svolgimento schematico e ridondante.

La messa in scena non aiuta: la serie ha un look prettamente televisivo nonostante gli alti valori di produzione coinvolti. Evidentemente il budget è stato speso quasi tutto per realizzare gli animali in CGI, con risultati altalenanti che, anche nella migliore delle ipotesi, trascinano lo spettatore fuori dalla finzione. È evidente che la produzione ha optato per questa soluzione per evitare il paradosso di parlare dello sfruttamento degli animali sfruttando animali. Ma è davvero difficile credere che non ci fosse una via di mezzo per evitare punte di assurdo come scimmie e persino una pecora in CGI. Gli animali realizzati al computer spesso non sono al 100% credibili neppure al cinema, con budget di tutt’altro peso, figurarsi in una serie. Il team degli effetti visivi ha fatto del proprio meglio raggiungendo, in certi casi, risultati di tutto rispetto. Ma le scene con animali sono davvero troppe per sperare che vada sempre tutto liscio.

Il consiglio, se non l’avete già fatto, è quello di andare a recuperare Tiger King, per lo meno la prima stagione. La storia di Joe Exotic e Carole Baskin non aveva bisogno di essere raccontata di nuovo, a distanza così ravvicinata e con così poco da dire. La follia dell’America è molto più impressionante quando è reale e senza filtri.