Il 23 marzo arriverà nei cinema italiani Ambulance, atteso nuovo film del re della distruzione Michael Bay. È incredibile pensare che sono passati tre anni da 6 Underground. Tre anni senza esplosioni, inseguimenti tinti di arancione, elicotteri impazziti, trame senza senso sorrette da un occhio per l’azione e la messa in scena che non hanno eguali. Tutto questo sta per tornare, meno la trama senza senso: Ambulance sembra un thriller molto più compatto rispetto ai roboanti (anche nel senso dei robot) precedenti di Michael Bay.
Al centro del film, remake del thriller danese Ambulancen, due fratelli, Will (Yahya Abdul-Mateen II) e Danny (Jake Gyllenhaal), che tramano per organizzare un colpo da 32 milioni di dollari: la più grande rapina in banca mai effettuata a Los Angeles. Danny è un criminale di professione, Will è invece un veterano decorato, costretto ad accettare per via delle condizioni di salute critiche di sua moglie. Purtroppo per loro le cose vanno per il verso sbagliato: Will e Danny sono costretti a sequestrare un’ambulanza, con a bordo un poliziotto ferito e l’esperta paramedica Cam Thompson (Eiza González). Will e Danny dovranno evitare tutte le forze dell’ordine messe in campo dalla città, mantenere in vita i loro ostaggi e cercare di non ammazzarsi a vicenda. Il tutto mentre si danno alla fuga più folle a cui la città di Los Angeles abbia mai assistito.
Bay rientra così in un filone ampiamente testato dal cinema americano e non solo: quello degli ostaggi a bordo di veicoli in fuga. Una sorta di versione distorta, violenta ed emozionante del road movie, in cui spesso ostaggi e dirottatori sviluppano rapporti complessi e controversi. In attesa dell’uscita di Ambulance, andiamo a scoprire i precedenti del film di Michael Bay che vale la pena di recuperare.
NOTA BENE: abbiamo scelto solo i film che coinvolgono veicoli di terra. Quelli sui voli dirottati fanno genere a sé e sono talmente tanti che meriterebbero un post a parte.
Mario Bava esce dalla comfort zone per far vedere a tutti come si fa, in questo tesissimo thriller che ha avuto una storia distributiva molto sfortunata (bloccato per vent’anni a causa del fallimento della casa di produzione), ma che, una volta venuto alla luce, è assurto immediatamente allo status di cult. Al centro la storia di tre rapinatori che prendono in ostaggio una donna, un uomo e un bambino e intraprendono con loro un viaggio allucinato in auto attraverso l’Italia. Un film venato di crudeltà e sadismo che non può lasciare indifferenti.
Il primo film per il cinema di Steven Spielberg (perché Duel era in realtà un film per la TV) vede Goldie Hawn e William Atherton nei panni di due genitori che, per riottenere il figlio dato in affidamento, prendono in ostaggio un poliziotto e partono in auto alla volta del confine con il Messico. Il loro rapporto si evolve fino all’amicizia, in una storia a tratti tesa, ma sempre molto toccante.
Tutti nel 1974? Ma cos’era successo quell’anno? Un’esplosione di casi di ostaggi in movimento? L’originale The Taking of Pelham One Two Three vede Walter Matthau e Robert Shaw impegnati in un duello a distanza: il primo è un tenente della polizia del trasporto pubblico di New York, il secondo il leader di una gang che prende in ostaggio un treno della metropolitana in cambio di un riscatto. I dirottatori si fanno chiamare Mr. Blue, Mr. Green, Mr. Grey e Mr. Brown, scelta che ha ispirato i nomi in codice de Le Iene di Quentin Tarantino. Il film è un grande esempio dei thriller asciutti che Hollywood sfornava negli anni ’70. È stato rifatto nel 1998, con Edward James Olmos e Vincent D’Onofrio nei ruoli di Matthau e Shaw, e nel 2009 da Tony Scott, con Denzel Washington e John Travolta (Pelham 1 2 3 – Ostaggi in metropolitana).
Come Michael Bay, Dominic Sena viene dai videoclip, e come Michael Bay si sarebbe dato all’action anni ’90. Ma prima di dirigere Fuori in 60 secondi e Codice: Sowrdfish, Sena esordì con questo thriller su quattro ruote, in cui un appassionato di serial killer (David Duchovny) e la sua ragazza fotografa (Michelle Forbes) viaggiano con un’altra coppia dal Kentucky alla California, inconsapevoli del fatto che lui (Brad Pitt) è un vero serial killer, mentre lei è Juliette Lewis negli anni ’90. E da Juliette Lewis negli anni ’90 è meglio guardarsi. Le cose precipitano quando la follia omicida dell’uomo viene a galla, e la coppia “sana” diventa ostaggio di quella “matta”. Kalifornia anticipa di un anno Natural Born Killers, anche se sembra nato sulla sua scia. Niente di spettacolare, ma un film da pomeriggio domenicale su Italia 1 tutto sommato competente.
Il classico per eccellenza quando si parla di ostaggi su veicoli che dovevano sempre andare speed-iti, il film di Jan De Bont ebbe il merito di lanciare definitivamente Sandra Bullock e confermare Keanu Reeves come eroe action della generazione X. La premessa: un pazzo ha messo una bomba su un bus, che esploderà se il veicolo scenderà sotto gli 80 chilometri orari. La scusa perfetta per correre a più non posso, come è giusto che sia in un film d’azione.
L’eroico Casey Ryback (Steven Seagal) torna in azione dopo Trappola in alto mare, per fermare un gruppo di terroristi che hanno preso in ostaggio il treno su cui – fatalità! – lui sta viaggiando. I cattivoni lo trasformano in una base mobile per controllare Grazer 1, un temibile satellite in grado di provocare sismi artificiali. Ma non hanno fatto i conti con Casey Ryback!
Il tassista Max (Jamie Foxx) viene preso in ostaggio dal sicario Vincent (Tom Cruise), che lo costringe a fargli da autista durante una notte di sangue, in cui Vincent deve eliminare cinque testimoni scomodi. Succede in Collateral, capolavoro di Michael Mann ambientato tutto di notte, in una Los Angeles spettrale e gelida. Anche in questo caso, il rapporto complesso e in continua evoluzione tra Max e Vincent elude le normali regole del genere, per cercare verità e malinconia nello sguardo dello spietato killer.
Ok, stiamo barando un poco, ma poco poco. Snowpiercer è un film in cui gli ostaggi – i poveracci che abitano i vagoni di coda a bordo di un treno che attraversa la Terra colpita da una glaciazione causata dall’uomo – sono anche gli eroi, e si ribellano allo status quo guidati da un leader (Chris Evans) meno retto di quello che sembra. Il celebre film sci-fi di quel geniaccio di Bong Joon-ho, tratto da una graphic novel di Jacques Lob, Benjamin Legrand e Jean-Marc Rochette, è una metafora della società lanciata a 1000 all’ora attraverso l’apocalisse. E non è la società stessa, dopo tutto, un film di ostaggi in movimento?