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Un supereroe italiano afrodiscendente, calato in un contesto sociale ben definito, che lotta per salvare il suo quartiere nella periferia milanese: Zero è un altro tentativo di rileggere l’immaginario supereroistico sotto una lente nostrana, unito però all’idea innovativa di realizzare una serie con protagonisti afroitaliani.
Nonostante Menotti (sceneggiatore di Lo chiamavano Jeeg Robot) sia accreditato come creatore, l’impulso nasce da Antonio Dikele Distefano e dal suo libro Non ho mai avuto la mia età, i cui temi vengono declinati in termini fantastici. Ebbene, gli otto episodi di Zero sono ora disponibili su Netflix, e la serie è stata presentata on-line dal cast e dagli autori.
“Tutti pensavano che realizzare questo progetto fosse impossibile, perché credevano che non esistessero attori e registi neri italiani” ha detto lo scrittore di origini angolane, nato a Busto Arsizio. La sua speranza è che Zero sia una finestra per nuove opportunità di rappresentazione, in un panorama cinetelevisivo che tende a ignorare gli italiani afrodiscendenti. “Ma non bisogna pensare che Zero rappresenti tutti i ragazzi neri italiani. Contano le emozioni, non il colore della pelle” aggiunge Distefano. L’autore svela inoltre le sue fonti d’ispirazione, tra cui il manga Mob Psycho 100, dove il protagonista attinge i suoi poteri dalle emozioni represse. Anche Omar, l’eroe di Zero, deve accedere alle emozioni per diventare invisibile.
Io sono un grande amante dei manga giapponesi. Da lì abbiamo iniziato a lavorare. Il discorso dell’invisibilità è una metafora, ed è ispirata a Ferro 3. Inoltre, quando ero piccolo, tutte le scelte della mia vita dipendevano da ciò che decidevano gli altri. Ho messo insieme questo con Ferro 3, Mob Psycho 100 e altre cose del mondo orientale.
L’invisibilità simboleggia infatti tutte le esigenze e aspirazioni personali che il mondo tende a ignorare, imponendo al singolo le proprie decisioni senza tenere conto dei suoi desideri. Su questo aspetto, il protagonista Giuseppe Dave Seke commenta:
L’invisibilità in questo caso è paradossale, perché spesso ci troviamo in una situazione in cui ci mettiamo dei paletti e non riusciamo a esprimerci. Il fatto che succeda a Omar indica che potrebbe succedere a tutti noi, ma lui si rende conto che il suo potere gli permette di fare del bene, e riesce a vedere il mondo da un altro punto di vista. Un po’ mi ci rivedo, perché questa serie è la mia prima esperienza attoriale, e all’inizio pensavo di non essere all’altezza. Poi però mi hanno fatto capire che si poteva fare, bastava credere un po’ di più in se stessi.
Antonio Dikele Distefano sottolinea inoltre come la serie costringa le istituzioni a riconoscere l’esistenza degli italiani afrodiscendenti:
Con una serie come questa costringi i poteri forti a includerti. Io credo che le cose si cambiano anche anche attraverso il business. Attraverso l’economia cambi anche l’immaginario. Se Zero ha successo, costringerai anche i poteri forti a riconoscerti. Nelle serie teen italiane non vedo molti personaggi di altre etnie, ma Zero esce in 190 paesi su Netflix, e questo costringerà tutti a capire che esistono.
Lo scopo, insomma, è normalizzare la rappresentazione:
Non mi piace il termine diversity, mi piace il termine normalità. Spero che Zero sia la prima serie che racconta la normalità. La maggior parte delle domande [in questa conferenza stampa] sono basate sul fatto che i personaggi sono neri, ed è giusto che sia così, ma l’obiettivo è arrivare alla prossima conferenza con discussioni su ciò che fanno questi ragazzi, non sul fatto che sono neri. La battaglia è fare in modo che in futuro ci siano più persone inserite che possano dare un valore al sistema, perché il linguaggio cambia quando le persone si abituano a quello che hanno vicino.
Giuseppe Dave Seke aggiunge:
Credo che Zero sia una grande opportunità per le nuove generazioni, e per fare sì che vengano raccontate quelle storie che oggi non vengono raccontate. Il mondo di oggi va molto veloce, le cose sono molto cambiate negli ultimi dieci anni. Io credo che tante cose non si possano fermare. Quando tutto è più normale, non ti poni neanche il problema.
Seke, esordiente, racconta anche come ha ottenuto la parte:
Un mio amico mi ha girato un post di Antonio che cercava attori per la serie. All’inizio non mi sentivo all’altezza, poi mi sono convinto a mandare un video di presentazione, e il giorno del mio compleanno mi hanno chiamato per andare a Milano per il provino. Quando ho ottenuto il ruolo, ho vissuto 30 secondi di felicità seguiti da 12 ore di panico perché mi chiedevo se potessi farcela.
Al contrario di lui, Daniela Scattolin aveva già altre esperienze di recitazione, ma Zero le ha permesso di interpretare una ragazza “normale” (Sara, unica donna nel gruppo di amici che combattono per proteggere il quartiere):
Quando è stata pubblicato il casting, ero incredula che la mia agenzia non mi avesse proposta. Ho scritto 3 o 4 messaggi ad Antoni, anche se ero fuori di qualche mese dall’età richiesta [massimo 25 anni, ndr]. Intanto facevo meditazione, cercavo di visualizzarmi in Zero. È uno dei progetti che ho desiderato di più, e mi ha cambiato la vita. Zero rappresenta il volerci essere a tutti i costi. Per la prima volta ho potuto interpretare una ragazza “normale”. Nessuno mi definiva “afroitaliana”… io sono italiana, ed è ciò che sono questi personaggi in primo luogo.
Madior Fall interpreta un altro membro del gruppo, Inno:
Quando mi hanno girato la ricerca del cast, mi è sembrata una cosa completamente diversa dalle solite produzioni italiane. Io parto da modello, ma ho sempre voluto passare al cinema. Ho dato tutto me stesso ai provini perché ero consapevole che fosse un’opportunità unica. Siamo diventati una famiglia, è stata un’esperienza incredibile.
Anche Richard Dylan Magon, interprete di Momo, racconta come ha ottenuto il suo ruolo:
Ho visto il video di Antonio su Instagram, e al tempo lavoravo in fabbrica, così mi sono detto “Dai, ci provo, tanto non ho nulla da perdere”. Sono rimasto piacevolmente sorpreso quando mi hanno risposto, perché ero di un anno più vecchio rispetto all’età richiesta, e quando mi hanno assegnato il ruolo ero felicissimo. Io faccio musica da sempre, ma il cinema è sempre stata una mia grande passione… dentro di me ho sempre voluto fare una cosa del genere, sapevo di potermi esprimere davanti a una macchina da presa, quindi è stata un’opportunità molto importante, anche per la sua rilevanza per il nostro paese. Spero che al pubblico arrivi la forza del gruppo: se è così forte nella serie, è perché era altrettanto forte sul set.
Virginia Diop è invece Awa, sorella di Omar:
Io ero già in un’agenzia, ma non avevo una grande esperienza. Avevo fatto un film, dove però interpretavo un’immigrata. Qui invece eravamo noi stessi, e chiunque può ritrovarsi nella nostra storia. Sono rimasta emozionata perché era una cosa mai vista prima. Mi ricordo che feci una serie di provini, e ricordo che due giorni prima di un esame universitario ho ricevuto un messaggio dal mio agente, e lì ho iniziato a piangere. Ho capito che potevamo cambiare la storia del cinema italiano.
Haroun Fall interpreta Sharif, leader del gruppo di amici che scopre il potere di Omar e pensa di usarlo per salvare il quartiere:
Ho scoperto il video di Antonio mentre ero in tournée teatrale, fra l’altro per uno spettacolo che aveva un contenuto sociale. Avevo già letto i libri di Antonio, e sapevo che lui voleva andare nella stessa direzione in cui voglio andare io come persona. Sono uno dei pochi ragazzi neri a essere riuscito a entrare nel centro sperimentale di cinematografia, e mi sembrava assurdo che ci fossero così pochi attori neri in Italia. Il gruppo è stato fondamentale. Siamo stati una famiglia, abbiamo affrontato la pandemia insieme, con la consapevolezza di fare qualcosa che avrebbe cambiato la storia per sempre. Ognuno di noi è stato fondamentale in questo percorso.
Poi aggiunge:
È fondamentale avere una letteratura cinematografica con persone nere. Il punto è pensare a come i personaggi vivono all’interno della storia, ed è fondamentale avere una rappresentazione nella nostra televisione. Io prima di Zero lavoravo già come attore, ma era difficilissimo trovare dei ruoli, e Zero era il primo progetto in cui personaggi di seconda generazione erano inseriti in un contesto normale
Dal canto suo, Menotti conosce bene il mondo dei fumetti (è stato fumettista prima ancora che sceneggiatore cinematografico), quindi non c’è da stupirsi che quell’immaginario faccia parte della serie… anche perché lo stesso Omar disegna fumetti:
Io ho fatto il fumettista, e Antonio è un grande amante dei manga, quindi tutta la parte dell’immaginario fumettistico era condiviso da noi e ha fatto parte della discussione nella writers room. Fare fumetti, al contrario di fare i film, è un lavoro estremamente solitario, ed era perfetto per un personaggio che si sente escluso dal mondo esterno.
Ovviamente, l’immaginario supereroistico viene inserito in un contesto italiano:
Una delle cose su cui mi piace lavorare è prendere immaginari diversi e metterli insieme per creare qualcosa di nuovo. È così che si rende credibile in un contesto italiano una narrazione fantastica come quella di Zero. Avendo a disposizione il mondo di Antonio, con ragazzi delle periferie milanesi, l’abbiamo messa insieme all’immaginario americano per creare qualcosa di nuovo, come in Jeeg Robot.
Per quanto riguarda l’ambientazione, il produttore esecutivo Nicola De Angelis spiega che, a causa dell’emergenza Covid-19, non sempre è stato possibile girare in loco (gran parte della serie si svolge nel quartiere della Barona):
Alcune cose le abbiamo dovute ricostruire, ed è stato faticoso, ma il risultato è ottimo anche grazie a un sapiente uso dei VFX. I registi sono stati bravi a creare una continuity indolore tra ciò che è stato girato in loco e in studio.
Si tratta della prima serie Netflix ambientata a Milano, città che paradossalmente non vediamo molto spesso al cinema e in televisione. Persino la regista Paola Randi, milanese, non aveva mai girato nella sua città, ma è molto contenta del risultato:
È la prima volta che giro a Milano, e io sono milanese, quindi sono particolarmente contenta. È stato fatto un lavoro pazzesco di ricostruzione di un ambiente compatibile con quello che aveva ispirato gli autori. È stato bellissimo girare a Milano, alla Barona, un luogo di incontro culturale che traspira dai muri della città. Sono orgogliosa di come ne esce la mia città.
De Angelis spera ovviamente che la serie venga rinnovata per una seconda stagione, anche perché un’eventuale continuazione permetterebbe di espandere il franchise sul piano cross-mediale (e quindi anche nei fumetti). Staremo a vedere. Intanto, qui di seguito troverete un video in cui “Marracash, Antonio Dikele Distefano e Haroun Fall si confrontano su musica, RedBull 64Bars x Zero e temi della serie tra le strade della Barona”.
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– Il trailer ufficiale di Zero
Netflix ha svelato la prima foto del cast.
Il cast è composto da giovani talenti italiani, di prima e seconda generazione: Zero (Omar), un ragazzo con un potere speciale, è interpretato da Giuseppe Dave Seke. Tra i personaggi principali anche Haroun Fall (Sharif), Beatrice Grannò (Anna), Richard Dylan Magon (Momo), Daniela Scattolin (Sara), Madior Fall (Inno), Virgina Diop (Awa), Alex Van Damme (Thierno), Frank Crudele (Sandokan), Giordano De Plano (Fumagalli), Ashai Lombardo Arop (Marieme), Miguel Gobbo Diaz (Rico) e Livio Kone (Honey).
Zero racconta la storia di un timido ragazzo con uno straordinario superpotere, diventare invisibile. Non un supereroe, ma un eroe moderno che impara a conoscere i suoi poteri quando il Barrio, il quartiere della periferia milanese da dove voleva scappare, si trova in pericolo. Zero dovrà indossare gli scomodi panni di eroe, suo malgrado e, nella sua avventura, scoprirà l’amicizia di Sharif, Inno, Momo e Sara, e forse anche l’amore.
Antonio Dikele Distefano, stella nascente nel panorama editoriale italiano, e Menotti (Lo chiamavano Jeeg Robot) hanno scritto la serie insieme a Stefano Voltaggio (anche Creative Executive Producer di Zero), Massimo Vavassori, Carolina Cavalli e Lisandro Monaco dando forma ad una originale e unica esplorazione di Milano e raccontando un mondo ricco e variegato di culture sottorappresentate, a cui si aggiungeranno significativi contributi presi dalla scena rap.
Zero è diretta da Paola Randi, Ivan Silvestrini, Margherita Ferri e Mohamed Hossameldin.
Fonte: Netflix Italia