Lo scorso episodio di WandaVision è stato davvero uno spartiacque nell’andamento della serie, e la quinta puntata ne è la prova definitiva. Ora gli sviluppi interni (Westview) e quelli esterni (lo S.W.O.R.D.) si avvicendano nel montaggio alternato, arrivando persino a comunicare tra loro. La conseguenza, però, è che le rispettive posizioni si radicalizzano, e gli animi si scaldano: in particolare quello di Wanda, in cui rabbia e dolore si uniscono in una miscela devastante.
Dopo la pausa del quarto episodio, il formato della sit-com ritorna di gran carriera, ma stavolta siamo negli anni Ottanta. La graziosa sigla di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez trae ispirazione soprattutto da Casa Keaton, e non è un caso che i figli di Wanda e Visione entrino a far parte della trama proprio adesso: gli anni Ottanta sono infatti l’epoca in cui le famiglie numerose (già presenti in serie più datate come La famiglia Brady) invadono l’universo delle sit-com, diventando quasi la norma.
Ritroviamo la coppia alle prese con i due neonati insonni, che però crescono all’istante e diventano bambini di cinque anni. Agnes, intervenuta per dare una mano, non si stupisce però del cambiamento. L’ambiguità del suo ruolo è molto accattivante, e potrebbe nascondere qualcosa. Nella sequenza in cui esce dal personaggio perché crede di dover rifare la scena, Kathryn Hahn è bravissima a evocare un misto di disagio e terrore, ma anche a rompere i tempi televisivi (generalmente serrati). Agnes, comunque, offre il suo supporto anche quando i piccoli Tommy e Billy adottano un cagnolino, Sparky, e crescono di altri cinque anni per potersene occupare.
Intanto, però, Visione sospetta che ci sia qualcosa di sbagliato a Westview, e che Wanda stia tenendo in ostaggio i suoi abitanti. All’esterno, Monica Rambeau, Jimmy Woo e Darcy Lewis cercano un modo per comunicare con lei, ma il tentativo non va come previsto, anche a causa del Direttore Hayward.
Si percepisce un ulteriore salto narrativo, anche rispetto al quarto episodio: WandaVision è una serie in continua evoluzione, che gioca con i formati e li mescola tra loro. Se è vero che le sit-com degli anni Ottanta lasciavano filtrare il melò nelle proprie vicende familiari, la puntata in questione procede nella stessa direzione, con repentini cambi di tono che non riguardano solo l’incubo degli abitanti intrappolati. Wanda affronta apertamente lo S.W.O.R.D., libera in modo esplicito la sua frustrazione, e per la prima volta è costretta a rendere conto di ciò che sta facendo. Visione mette in discussione il suo operato, mentre i figli evocano in lei ricordi e dubbi sopiti.
La sensazione è che il suo mondo “perfetto” stia crollando, e gli effetti si ripercuotono sullo show. Forma e contenuto s’influenzano a vicenda in WandaVision, non dimentichiamolo. All’inizio eravamo chiusi con Wanda nell’illusione di Westview, isolati dal mondo esterno; ora, invece, abbiamo squarciato il velo di Maya. Di conseguenza, il tessuto della sit-com viene lacerato molto più spesso, e si alterna con un racconto un po’ più vicino alle dinamiche del Marvel Cinematic Universe. A tal proposito, sono anche più frequenti le citazioni di altri personaggi o eventi passati, come la battaglia con Thanos e persino Capitan Marvel, il cui nome suscita disagio in Monica (il perché, forse lo scopriremo solo in Captain Marvel 2).
Certo, l’episodio si spinge ancora più lontano nelle sue battute finali. Vi rimando a questo articolo per maggiori dettagli, e per evitare troppi spoiler qui. Ma resta il fatto che l’apparizione di un certo personaggio – almeno in potenza – apra le porte per un multi-verso di nuove opportunità, dove i confini che credevamo ferrei potrebbero crollare. Insomma, WandaVision continua a stupire, spiazzare, divertire e cambiare forma, peraltro rinunciando a molte costanti dei soliti cinecomic (ad esempio, non c’è stata ancora una vera e propria scena d’azione, uno scontro di superpoteri). La serie migliora di puntata in puntata, mentre Elizabeth Olsen e Paul Bettany tengono il passo e si confermano grandiosi.