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The Doc(Manhattan) Is In – Storie di guerra e di magia, il Game of Thrones dell’83 (più o meno)

Pubblicato il 26 giugno 2020 di DocManhattan

Fermatemi se la conoscete già. Ci sono alcuni principi che combattono per assumere il controllo di un regno (in questo caso chiamato Camarand, ma non è importante). Ci sono complotti, macchinazioni, giganti, mostri e donne discinte. Ma non è Il trono di spade. Questa è la storia di Wizard and Warriors, cometa televisiva che ha attraversato l’etere USA per una sola stagione, nel lontano ’83. Otto sole puntate, da un’oretta scarsa l’una. Tanto è bastato però per vederla anche da noi, prima su Canale 5 e Italia 1, da fine 85, come Storie di maghi e di guerrieri, e poi su Italia 7 nove anni più tardi, come Storie di guerra e di magia. Più didascalico di così, il titolo, dice che non era possibile…

Siamo all’inizio degli anni 80. Magari il nome di Don Reo non vi dirà nulla, ma si tratta dello sceneggiatore e produttore che ha creato serie come Blossom – Le avventure di una teenager (1990) e qualche anno fa The Ranch per Netflix, con Ashton Kutcher e Danny Masterson. Negli USA i ragazzi impazziscono per Dungeons and Dragons, non a caso il gioco a cui si dedicano il fratello di Elliott, Michael, e i suoi amici in E.T. l’extra-terrestre. Si pensa allora a una serie avventurosa dall’ambientazione medievale e leggermente fantasy. Qualcosa, per andare sul sicuro, che unisca due elementi da mondo fantasy con un bell’and al centro del titolo. Wizards and Warriors? Wizards and Warriors.

La serie di Don Reo, prodotta da Warner Bros. Television, viene lanciata negli USA il 26 febbraio del 1983. È il rimpiazzo per il prime time del sabato sera sulla CBS di un’altra creatura sfortunata della TV fagocitatutto degli Eighties, L’uomo di Singapore (Bring ‘Em Back Alive), clonazzo de I predatori dell’arca perduta partito nell’82 con due attori del film Tron, Bruce Boxleitner e Cindy Morgan, e fatto a pezzi dalla programmazione dei network rivali: A-Team, Happy Days, Laverne e Shirley.

Anche Wizards and Warriors non aveva alcuna possibilità di uscirne con le ossa intere.

Non che fosse di suo questo capolavoro. Tutt’altro. Fa tenerezza riguardare oggi questo mix di avventura televisiva anni 70, con quegli sbrilluccichii da costumini del primo Battlestar Galactica e quelle luci soffuse da cugino povero e precursore, tutto in uno, di Legend di Ridley Scott. Il primo episodio, “L’unicorno della morte”, lo dirige Bill Bixby, l’ex David Bruce Banner de L’incredibile Hulk, che cura la regia anche del quarto e del quinto. Gli altri registi, come Richard A. Colla, James Frawley, Paul Krasny e Kevin Konnor, avevano diretto di tutto. Galactica compreso, appunto.

Il principe Erik Greystone, eroe della serie, era Jeff Conaway, che è apparso tra le altre cose in Grease e per un po’ è stato il cognato di Olivia Newton-John. Se n’è andato nel 2011, a 60 anni, per overdose. Marko, l’aiutante di Erik, era Walter Olkewicz (Jacques Renault di Twin Peaks); il malvagio principe Dirk Blackpool, cavaliere nero a partire dal nome, Duncan Regehr, lo Zorro della serie TV del ’90; la principessa Ariel era Julia Duffy, il mago Vector Clive Revill. Nel cast figuravano anche il supercaratterista Ian Wolfe, oltre 400 film e serie TV in curriculum, Thomas Hill (La storia infinita) e Tim Dunigan. Cioè Sberla nell’episodio pilota dell’A-Team e poi Capitan Power in Capitan Power e i combattenti del futuro. Randi Brooks era la strega Bethel, praticamente sempre in bikini.

Dicevamo: sì, fa tanta tenerezza rivedere oggi Storie di maghi e di guerrieri/Storie di guerra e di magia. Un po’ lo faceva già all’epoca, nei suoi primi passaggi sulle reti dell’allora Fininvest, a metà anni 80. Tempo di traghettarne le repliche sulla succursale Italia 7, nel ’94, ed era già un prodotto televisivo supervintage, nella meravigliosa povertà di una vicenda teoricamente epica, fatta di castelli e cavalieri, sempre senza cavalli e con gli sfondi rimediati alla meno peggio su un set della Warner lì in California. Ma non è che ci fosse del resto molto altro, negli anni 80, per chi amava il fantasy, tanto più sul fronte del live action (quello animato era coperto dal coevo, e decisamente più riuscito, adattamento di Dungeons & Dragons – guarda caso – prodotto dalla Marvel e animato dalla giapponese Toei). Il che spiega perché venga ricordato comunque con affetto, Wizards and Warriors, soprattutto negli USA.

Non è, insomma, che ci fosse un Game of Thrones da seguire, amare e poi odiare correndo a firmare le petizioni su Internet. Anche e soprattutto perché nessuno aveva ancora Internet.

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