Cinema

Cinque film per scoprire il vero Rock Hudson dopo Hollywood

Pubblicato il 04 maggio 2020 di Marco Triolo

Da pochi giorni è approdata su Netflix Hollywood, la nuova serie di Ryan Murphy, incentrata su un gruppo di giovani attori e filmmaker determinati a emergere nell’industria cinematografica del dopoguerra. Una serie che mescola personaggi di finzione e reali, mettendoli al centro, come abbiamo già detto, di una trama che vuole essere una sorta di “what if”, di realtà parallela in cui le cose possono andare anche molto diversamente rispetto a come sono andate nella realtà. Il tema principale è la discriminazione, sia essa contro le minoranze etniche o i generi e le preferenze sessuali. Non a caso, tra i personaggi reali al centro della serie, c’è Rock Hudson.

Prima di diventare una delle star più amate della sua generazione, Hudson fu protagonista di molti B-movie, ed è questa fase ascendente che vediamo nella serie. Ma, soprattutto, Hudson è l’emblema di ciò che Murphy vuole raccontare nella serie. Sex symbol dalla mascella quadrata e dall’appeal spiccatamente americano, Rock Hudson nascose per tutta la vita di essere gay. O meglio, lo tenne nascosto alle masse di fan, arrivando a sposarsi per avere la perfetta copertura. A Hollywood il suo era invece un segreto di Pulcinella. La cosa divenne pubblica solo dopo la morte dell’attore, nel 1985. Hudson fu tra le prime celebrità a soccombere all’AIDS, e la sua morte servì a sensibilizzare molta gente al crescente problema.

Al di là della sua vita privata, Rock Hudson resta uno dei leading men più affascinanti di quegli anni. Se Hollywood vi ha lasciato con la curiosità di scoprirne di più sulla sua carriera, ecco cinque film fondamentali da cui potete iniziare.

Magnifica ossessione (1954)

Dopo una lunghissima serie di B-movie, Rock Hudson ottenne finalmente il ruolo che lo trasformò in una star del cinema. Alla regia di Magnifica ossessione troviamo Douglas Sirk, con cui l’attore avrebbe fatto squadra parecchie altre volte. Qui Hudson interpreta un giovane ricco e scapestrato che causa senza volerlo la morte di uno stimato medico. Dopo aver iniziato a corteggiarne la vedova (Jane Wyman), ignaro della sua identità, viene trasformato dall’amore e dal senso di colpa in un uomo nuovo. Quando lei diventa cieca per un incidente, lui farà di tutto per guarirla. Siamo nei territori del melodramma puro e della Hollywood più classica che potreste immaginare.

Il gigante (1956)

Un grande classico, in cui Hudson affianca Elizabeth Taylor e James Dean. Entrambi vennero candidati come miglior attore protagonista, ma persero contro Yul Brynner (Il re ed io), nel più classico caso di “tra i due litiganti, il terzo gode”. Il gigante, diretto da George Stevens, racconta la faida tra un ranchero (Hudson) e un suo dipendente (Dean), che si arricchisce grazie al petrolio. Innamorati della stessa donna (Taylor), moglie del primo, si daranno battaglia per decenni. La presenza di James Dean in un ruolo postumo (era morto l’anno precedente) non deve distrarre dal fatto che anche Rock Hudson è qui al suo meglio.

Come le foglie al vento (1956)

Ancora un Douglas Sirk alla regia. Come le foglie al vento vede Rock Hudson al centro di un triangolo tra un ricco playboy texano (che stavolta non è lui, ma Robert Stack), la sua bellissima moglie (Lauren Bacall) e il migliore amico di lui (Hudson). I film di Sirk erano detestati all’epoca dalla critica, ma in seguito sono stati rivalutati e hanno ispirato autori come Pedro Almodovar e Todd Haynes. Come le foglie al vento è uno dei suoi lavori migliori e fruttò un Oscar come attrice non protagonista a Dorothy Malone, che interpreta la sorella ninfomane di Robert Stack.

Il letto racconta (1959)

Brillante commedia romantica, la prima di tre interpretate da Hudson insieme a Doris Day e Tony Randall. Day interpreta un’arredatrice che ha in comune la linea telefonica con un playboy (Hudson) che lei non sopporta. Lui allora decide di fingersi – ancora una volta! – un ranchero texano per sedurla. Ma presto il gioco si trasformerà in vero amore. Se vi piacerà Il letto racconta, non dimenticate di recuperare anche gli altri due film della trilogia con Day e Randall, ovvero Amore, ritorna! e Non mandarmi fiori!.

Operazione diabolica (1966)

Concludiamo, per dirla alla Monty Python, con qualcosa di completamente diverso. Dopo i melodrammi, per i quali Rock Hudson era comunque rinomato, ecco un thriller di fantascienza diretto dal grandissimo John Frankenheimer (Ronin). Un film paranoico dal finale molto cupo, che anticipava le inquietudini degli anni ’70. Per questo, a metà dei solari anni ’60, Operazione diabolica fu un flop. La storia ruota intorno a un bancario di mezza età (John Randolph) stufo della sua vita suburbana. Quando una misteriosa compagnia gli offre l’opportunità di ricomnciare da capo mettendo in scena la sua morte e fornendogli una faccia tutta nuova (Rock Hudson), l’uomo accetta di buon grado. Ma presto si pente della sua decisione.