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L’action moderno ha un nuovo eroe: la recensione di Tyler Rake

Pubblicato il 22 aprile 2020 di Marco Triolo

Quello di Sam Hargrave è un nome che probabilmente non avete mai sentito, eppure è stato Capitan America e Wolverine. Da stuntman e stunt coordinator ha lavorato ai principali film Marvel, da Thor: Ragnarok ad Avengers: Endgame. Un collaboratore fidato dei fratelli Russo, ed è da questo sodalizio che emerge anche il suo debutto alla regia, Tyler Rake, film Netflix interpretato da una star Marvel, Chris Hemsworth, e scritto da Joe Russo a partire da una sua graphic novel.

Nonostante gli evidenti collegamenti con il mondo Marvel, le somiglianze si fermano qui. Per il resto, Tyler Rake rientra a pie’ pari in un altro filone dell’action contemporaneo: quello nato all’ombra di The Raid, seminale action di Gareth Evans che, partito come un cult, ha finito per influenzare in maniera indelebile il cinema d’azione occidentale. Hargrave guarda alla regia chirurgica e brutale dei corpo a corpo e agli stunt vecchia maniera, estremamente fisici, che Evans ha contribuito a far “tornare di moda”.

L’altro riferimento è ovviamente John Wick e il cinema di Chad Stahelski e David Leitch. Ossia il filone degli stuntman-diventati-registi, che proprio da loro ha preso piede. Un approccio più concreto al genere, che prende il via dall’esperienza “sul campo” di questi registi, e risulta in una regia che ha sempre un occhio di riguardo per la chiarezza espositiva delle scene d’azione. Mai buttate via, mai “contorno”, ma sempre piatto forte e principale forma espressiva e narrativa di questo cinema.

Nelle sequenze action di Tyler Rake si racconta molto più che in quelle di dialogo: rapporti che evolvono, archi di maturazione che si compiono, tutto prende la forma dell’azione, liberandosi del fardello della parola e tornando alle origini del cinema come narrazione visiva.

La trama

Al centro di Tyler Rake c’è un canovaccio in effetti ben poco originale: il protagonista (che dà il titolo al film) è il classico mercenario di buon cuore, combattuto tra le sue pessime azioni e un eroismo sopito, che oltretutto soffre per una tragedia personale che lo ha segnato (anche questa abbastanza banale). Tyler viene incaricato di “estrarre” Ovi (Rudhraksh Jaiswal), figlio di un boss della droga indiano, da Dhaka, in Bangladesh, dove è tenuto prigioniero dagli sgherri di un boss rivale. Per farlo, Tyler dovrà attraversare un inferno di fuoco che lo porterà alla redenzione. Durante la missione, si affezionerà naturalmente al ragazzo e riscoprirà il suo altruismo, ben oltre la missione assegnatagli.

Non è dunque nel plot che dobbiamo cercare le ragioni della riuscita di Tyler Rake, quanto nell’esecuzione. Hargrave dimostra un occhio notevole per un esordiente e sa tenere altissimo il ritmo dall’inizio alla fine. Non rinuncia al pezzo di bravura ormai quasi inevitabile nel moderno cinema action: un piano sequenza di dodici minuti, che, come quello di Atomica bionda, è in realtà la fusione di più piani sequenza grazie al digitale. La tecnologia di certo aiuta con comode scorciatoie, ma, anche se lo scopo di Hargrave fosse stato solo quello di flettere i bicipiti per attirare l’attenzione, l’impatto finale è innegabile.

Un protagonista magnetico

Da parte sua, Chris Hemsworth è un protagonista magnetico. Con gli anni abbiamo scoperto come sia più portato per la commedia, ma anche qui fa il suo sporco lavoro. Hemsworth si muove in scenari spesso caotici, in mezzo a strade affollate o sparatorie che assomigliano più a vere e proprie zone di guerra. Ma sembra sapere sempre quello che fa.

Un consiglio: guardate Tyler Rake sullo schermo più grosso che abbiate a disposizione. Perché merita davvero l’esperienza casalinga più vicina a quella di una vera sala cinematografica che riusciate a ottenere.

Tyler Rake sarà disponibile dal 24 aprile su Netflix. Qui il trailer.