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L’altro pugile degli anime in TV negli anni 80. Non c’era solo Rocky Joe a sputare sangue su un ring, ai tempi, ma anche questo volitivo boxeur con il capoccione, forgiato anche lui dal dramma… ma dal tenore di vita completamente diverso. Di proposito. Dalle origini al vero finale della storia, ecco sette cose che forse non sapevate su Forza Sugar…
Ganbare Genki (“Forza Genki”) è un anime andato in onda in Giappone per 35 puntate su Fuji TV, tra il 16 luglio del 1980 e l’1 aprile del 1981. Prodotto dalla Toei, l’anime copre solo un terzo circa della storia del manga da cui è tratto (vedi punto 2). Lo slot del mercoledì sera alle 19, su Fuji TV, aveva ospitato in precedenza L’uccellino azzurro; terminato Ganbare Genki, sarebbe stato assegnato nell’aprile dell’81 a una serie di grandissimo successo, che avrebbe occupato quello spazio in palinsesto per ben 5 anni e 243 puntate, fino al 1986: Dottor Slump & Arale.
In Italia, Ganbare Genki arriva nel 1983 sulle TV private come Forza Sugar. Il giovane protagonista, Genki Horiguchi, diventa Sugar Peper, e il padre Hideki “Shark” Horiguchi prende il nome di Peter “Pugno d’acciaio” Peper. Altri nomi vengono lasciati in originale, o quasi, come il signor Mishima e la signorina Ashika (in originale Ashikawa). A doppiare lo Sugar bambino è Gabriella Andreini (Ugo re del judo), mentre la voce dello Sugar ragazzo è di Marco Joannucci (Nobita in Doraemon, Ganchan in Yattaman, Ken ne L’Uomo Tigre…).
Ganbare Genki/Forza Sugar nasce nel 1976 sulle pagine del magazine Weekly Shōnen Sunday. Realizzato da Yū Koyama (Azumi) e serializzato fino al 1981, il manga di Ganbare Genki si poneva esplicitamente in contrasto con Ashita no Joe/Rocky Joe. Folgorato dal capolavoro di Takamori e Chiba, Koyama decise infatti di raccontare una storia di boxe che pur affondando in radici altrettanto drammatiche (il padre di Sugar non è l’unico a morire nel corso della storia), pone il suo protagonista in condizioni di vita completamente diverse. È per questo che Sugar cresce con i facoltosi nonni materni: quanto di più lontano fosse possibili dalle baracche e la miseria di Ashita no Joe. Per questo motivo, Ganbare Genki viene spesso indicato come uno dei primi manga a dare una visione meno cupa e drammatica dello sport: una sorta di ponte teso tra un passato fatto di Shingo Tamai e un futuro di Capitan Tsubasa, Lotti, Slam Dunk.
Realizzato quando era ancora in corso la pubblicazione del manga, l’anime ne copre come detto solo la prima parte, concludendosi con il trasferimento di Sugar a Tokyo, per diventare un pugile professionista come promesso a suo padre. La carriera sul ring lo porterà a battere il campione Kenji Seki e ad aggiudicarsi il titolo mondiale dei Pesi Piuma, le corone unificate WBA e WBC. In un mare di lacrime, Genki porta in braccio il campione sconfitto, riceve i suoi complimenti e infine torna a casa, dai nonni. In lacrime pure loro, ovvio.
Il character design della serie è stato curato in una prima fase da Kazuo Komatsubara, storico animatore che aveva lavorato a serie come Devilman, Goldrake, Getter Robot e soprattutto a varie trasposizioni animate dei manga di Leiji Matsumoto, come Capitan Harlock e Galaxy Express 999. Komatsubara lasciò però la serie, pare per divergenze creative, e venne rimpiazzato da Takao Kozai (Moby Dick 5, Hello! Spank, Ransie la strega). Anche il regista di Forza Sugar veniva dagli anime del Leijiverso: Rintaro, al secolo Shigeyuki Hayashi, ha esordito nel settore lavorando alla serie di Astro Boy nei primi anni 60. A partire dalla fine degli anni 70 ha diretto pellicole animate come Galaxy Express 999 – The Movie, Addio Galaxy Express 999 – Capolinea Andromeda, La spada dei Kamui e Metropolis, lungometraggio tratto nel 2001 da un manga di Osamu Tezuka.
Se per Ashita no Joe si era inscenato un “vero” funerale di Rikiishi, davanti a circa 700 persone, anche per Ganbare Genki/Forza Sugar venne realizzata una rappresentazione. Per festeggiare il millesimo numero di Shonen Sunday, tra il 29 e il 31 agosto del ’77 si tenne a Tokyo uno spettacolo ispirato al manga, con l’attore Yosuke Tagawa e la partecipazione del pugile nipponico Yoko Gushiken, famoso nel Sol Levante per A) l’acconciatura afro, merito di una signora permanente, e B) l’esser stato in quegli anni, appunto, campione dei pesi mosca leggeri WBA.
Ganbare Genki ispirò anche un radiodramma: un’unica trasmissione in diretta di QUATTRO ore, il 21 maggio 1977, uno special del programma notturno All Night Nippon della Nippon Broadcasting System. La formula di questi speciali notturni di quattro ore era talmente apprezzata, nel Giappone di fine anni 70, da diventare un simbolo di quegli anni. Qualche tempo dopo, nell’86, Nintendo realizzerà una versione promozionale di Super Mario Bros. legata al programma radiofonico: All Night Nippon Super Mario Bros.
Se Ashita no Joe aveva ispirato, tra gli altri, anche dei terroristi, il successo di Forza Sugar portò a degli omaggi fortunatamente privi di aerei dirottati. È il caso di Genki Sudo, ex kickboxer e campione di mixed martial arts, chiamato così in onore del Genki del manga, visto che suo padre ne era un fan. Appesi i guantoni al chiodo, Sudo è diventato un cantante, leader del celebre gruppo World Order (sì, quelli del balletto al rallentatore a NY), e un attore. È apparso ad esempio in alcuni episodi di una serie dei Kamen Rider. Ah, sì: fa anche il politico, e lo scorso anno è stato eletto nella camera alta della Dieta, il Senato giapponese.
Genki Hitomi, invece, il cantante della band heavy metal Vow Wow (ex Bow Wow), quel nome d’arte se l’è scelto da solo, sempre in omaggio al giovane e volitivo pugile capoccione.
Le musiche originali di Forza Sugar erano di Koichi Morita e le due sigle, di apertura e chiusura, erano cantate da Kin’ya Hori. La galvanizzantissima sigla italiana “Forza Sugar!” è stata scritta da Mike Fraser, Lucio Macchiarella e Douglas Meakin, ed era cantata dai Rocking Horse dello stesso Meakin. Il 45 giri della RCA presentava “Forza Sugar!” sul lato B: il lato A di quel disco era dedicato a “Corri come il vento, Kiko”, altro brano di Meakin (e Loriana Lana), parte della colonna sonora del film omonimo diretto l’anno prima da Sergio Bergonzelli.
Sempre nell’articolo su Rocky Joe si diceva di come, ai tempi della messa in onda sul circuito di Italia 7, per errore molte puntate vennero mandate in onda precedute dalla sigla originale di Forza Sugar…
Esisteva anche un’altra sigla di Forza Sugar, realizzata dai Cavalieri del Re. Venne scartata, preferendole quella dei Rocking Horse. La band di Riccardo Zara non si perse d’animo, e cambiandone il testo la riciclò l’anno dopo come sigla di Ugo re del Judo. Ecco, in un video su YouTube, le due versioni a confronto…