ScreenWEEK Originals Animazione
“Vola, sulle ali del vento, in sella a un cavallo, a cercare il papà…” dopo La principessa Zaffiro, la scorsa settimana, un altro anime sbarcato in Italia all’inizio degli anni 80 e dalle atmosfere particolari. Un ragazzino in cerca di suo padre (a sua volta partito per trovare El Dorado), affidatosi alla visione in cielo di un condor dorato. Poi naturale gliene capitino di ogni, tra anaconde e giaguari…
Andesu shōnen Pepero no bōken, cioè “L’avventura di Pepero, il ragazzo delle Ande”, è un anime di sole 26 puntate, andato in onda in Giappone sul network NET (Nihon Educational Television, l’odierna TV Asahi) tra il 6 ottobre del 1975 e il 29 marzo del 1976. Pepero viene trasmesso nello slot del lunedì alle 19, che per molti anni è stato affidato da NET alla Toei. Almeno fino a Bia, la sfida della magia tra l’aprile del 1974 e il settembre del ’75. Prodotto da un altro studio (vedi punto 5), Pepero spezza così il dominio Toei sugli “anime del lunedì sera su NET” che andava avanti sin dal ’65 con Uchuu Patrol Hopper.
Il giovane Pepero, partito alla ricerca del padre insieme al vecchio Titicaca e ritrovatosi in compagnia di un’eterogenea banda (Kana, Azteco, Chu Chu, il cavallo bianco Giove) arriva in Italia nell’81. Prima su Canale 5, poi, l’anno dopo, sul circuito delle altre TV private, come Euro TV. Da principio non ha una sigla italiana, ma solo quelle originali giapponesi. Il brano per cui oggi in tanti ricordano questo anime, “Vola bambino” (vedi punto 6), viene usato dapprima come sigla di coda, e diventa anche la sigla di testa solo a partire dal ritorno sulle reti Fininvest, a Bim Bum Bam, nell’84. La voce italiana di Pepero era di Daniela Fava (Remy Barberin in Remy la bambina senza famiglia, Katy ne Le avventure della dolce Katy e tanto altro), quella di Chu Chu di Donatella Fanfani (Yu ne L’incantevole Creamy, Licia in Kiss Me Licia…). A doppiare Azteco era invece una giovane Veronica Pivetti.
Nel 2017 la serie è stata pubblicata in DVD da Sanver Production, come Pepero il ragazzo delle Ande. Il cofanetto contiene alcune scene tagliate nella vecchia edizione e una nuova sigla, cantata da Santo Verduci. Proprio questa edizione di Pepero, mandata in onda l’anno dopo nel contenitore Contactoons su CafèTV24, è quella oggi presente nel catalogo Prime Video di Amazon. Peccato per la risoluzione infima.
Scorrere l’elenco degli autori di Pepero significa leggere i nomi di persone che hanno fatto la storia dell’animazione giapponese, negli anni 70 e non solo. Pepero era del resto una serie scritta molto bene, che al suo pubblico di bambini raccontava una grande avventura piena di sorprese e personaggi interessanti. Frutto del lavoro di sceneggiatori come Masaki Tsuji (Supercar Gattiger, Lamù, Golion), Yu Yamamoto (Mobile Suit Gundam, Capitan Gorilla, Nanà Supergirl), Shun’ichi Yukimuro (Babil Junior, Bia, Hello! Spank)…
Tra i responsabili dell’animazione e del character design dell’anime, invece, troviamo Nobuhiro Okasako (Lupin III, Arrivano i Superboys, Conan il ragazzo del futuro, Holly & Benji) e Moriyasu Taniguchi (Votoms, City Hunter, Samurai Champloo). Tra i registi figura anche Yoshiyuki Tomino (Gundam, Daitarn 3), che ha diretto e curato gli storyboard di tre episodi di Pepero.
Dicevamo della concorrenza che, a partire dagli anni 70, prova a fare alla Toei lo studio d’animazione che ha realizzato Pepero, la Wako Production. Studio nato nel quartiere culla degli anime a Tokyo, Nerima, nel ’64, e che dopo vari lavori svolti in subappalto per altre compagnie realizza proprio con Pepero il primo anime tutto suo. Al ragazzo delle Ande seguiranno altre serie come Mechander Robot (1977), il cagnolino Bun Bun (1980) e l’anime di Calimero del ’92. Oggi l’azienda esiste ancora, ma ha cambiato nome in Wako Pro. e si occupa unicamente di gestire i diritti dei suoi vecchi anime.
Pepero colpì l’immaginazione dei suoi giovani spettatori, tra gli anni 70 e gli anni 80, nei vari paesi in cui la serie è stata trasmessa, anche e soprattutto grazie all’inusuale ambientazione. In anni di serie fantascientifiche e di grandi classici della letteratura per l’infanzia europei trasformati in serie d’animazione, il viaggio di Pepero, Azteco e gli altri tra le grandi bellezze della terra degli Inca (Machu Picchu, Nazca, Cusco) era suggestivo. Pepero riprendeva tanti elementi di quelle culture sudamericane, dagli abiti agli animali delle Ande. Gli stessi nomi dei personaggi si rifanno a culture e usanze precolombiane: il che è piuttosto evidente per Azteco, ma forse meno per Kana, il cui nome probabilmente deriva da quello del flauto delle Ande, chiamato quena o kena.
Ma proprio durante la programmazione di Pepero va in onda su Fuji TV un’altra serie incentrata sul Sud America e su un viaggio alla ricerca di uno dei genitori del giovane protagonista: Marco, la trasposizione curata dai futuri fondatori dello Studio Ghibli, Isao Takahata e Hayao Miyazaki, del racconto Dagli Appennini alle Ande contenuto nel Cuore di De Amicis. Del 1982 è invece Esteban e le misteriose città d’oro, co-produzione franco-giapponese realizzata dallo Studio Pierrot e tratta da un romanzo per ragazzi dello statunitense Scott O’Dell.
Incisa sul primo LP di Fivelandia, nel 1983 (dove faceva compagnia ad alcune canzoni dei Puffi e di Sbirulino), e sul 45 giri che divideva con “New five time”, “Vola bambino” è la sigla italiana storica di Pepero. Il testo era di Paola Blandi (“Il paese dei Puffi”) e Alessandra Valeri Manera, la musica di Beppe Cantarelli (“Sei forte Lassie”). A cantarla era… Pepero. Non è noto chi fosse il bambino dalla voce acuta celato dietro questo pseudonimo. Nel 2017, si diceva, arriva la nuova sigla del cantante e doppiatore calabrese Santo Verduci, che in quanto classe ’78, ai tempi della prima messa in onda di Pepero aveva solo due anni.
Sempre a proposito di musiche. Quelle originali di Pepero sono di Takeo Yamashita (Lupin III). Le due sigle giapponesi – “Pepero no bōken” (l’avventura di Pepero) e “Kaze yo Tsutaete” (porta il mio messaggio, vento) sono state scritte da un poliedrico artista noto sia come musicista che come mangaka, soprattutto nel genere horror: Kazuo Umezu. A cantarle era invece Mitsuko Horie, cantante e doppiatrice, nota in Giappone per aver prestato la voce a decine di personaggi e aver cantato sigle di anime come Hello! Sandybell e Judo Boy (quando aveva solo 12 anni). La sigla di testa di Pepero riprendeva una celebre zarzuela peruviana di inizio Novecento, ispirata alla musica tradizionale andina: “El Cóndor Pasa”. A rendere famosa in tutto il globo questa canzone era stata la versione di Simon & Garfunkel, inclusa nel loro album Bridge over Troubled Water. Paul Simon era convinto fosse un brano di pubblico dominio, liberamente utilizzabile, ma una causa intentata dal figlio dell’autore che l’aveva incisa, Daniel Alomía Robles, dimostrò che non era così…
Proposto da tanti altri autori (in italiano da Gigliola Cinquetti, come “Il condor”), “El Cóndor Pasa” è stato riconosciuto patrimonio dell’umanità, tanto da rappresentarci presso eventuali popoli extraterrestri: è una delle tracce incise sul Voyager Golden Record, il disco d’oro spedito nello spazio a bordo delle due sonde Voyager, nel ’77, quando Pepero aveva concluso da una manciata di mesi la sua avventura in TV. Due sonde che nel frattempo sono finite nello spazio interstellare, al di fuori del nostro sistema, ad alcune decine di miliardi di chilometri da noi. Altro che condor dorato, Pepero: con tutto l’affetto, ma scusa un attimo.