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7 cose che forse non sapevate su Vultus V

Pubblicato il 10 dicembre 2019 di DocManhattan

“Vortice di luce fra le stelle, col suo spirito ribelle, sta arrivando Voltus Five…” Iniziava così, con questo afflato poetico – e uno dei tanti modi in cui è stato pronunciato il nome del suo robot – la sigla di Vultus V. Anime con robottone della seconda metà degli anni 70 con tanti elementi peculiari, varie parentele meccaniche, e un passato da quasi-eroe del Marvel Universe e nemico pubblico di un intero paese…

1. I FRATELLI GO

Chōdenji Mashīn Borutesu Faibu, ossia Chōdenji Machine Voltes V (“Macchina Super Elettromagnetica Voltes V”) è un anime animato dalla Sunrise per conto della Toei, e andato in onda in Giappone per 40 puntate tra il 4 giugno del 1977 e il 25 marzo dell’anno successivo, ogni sabato pomeriggio alle 18 su TV Asahi. Diretta da Tadao Nagahama (di lui torniamo a parlare tra un attimo), la serie era curata anche da Yoshiyuki Tomino (Gundam, Daitarn 3), che ai tempi stava lavorando a Zambot 3, andata in onda negli stessi mesi su un altro network, Nagoya TV, e che qui firma soprattutto vari storyboard.

La serie arriva in Italia, come Vultus V, nel 1983, sulle frequenze di Rete A e di altre emittenti locali. I nomi dei tre fratelli Go (Ken’ichi, Daijiro e Hiyoshi) vengono occidentalizzati, diventando Michel, Ivan e Carl. Lo stesso accade per molti altri personaggi: Megumi in Sonya, Ippei in Gepi, Mitsuyo in Annabelle, il Principe Heinel in Sirius. A doppiare Michel (e un’altra mezza dozzina di personaggi) è Leo Valeriano, attore e doppiatore, che ha adattato in italiano, anni dopo, le canzoni del film d’animazione Charlie – Anche i cani vanno in paradiso. Tra i doppiatori della serie c’era anche un giovane Francesco Pannofino: era la voce di Gepi in parte degli episodi.

2. IL ROMANZO DEI TRE ROBOT

Voltes V/Vultus V è il secondo capitolo della trilogia di anime robotici di Tadao Nagahama Sunrise/Toei nota come “Robot Romance Trilogy”. Trilogia aperta nel ’76 da Combattler V (Chōdenji Robo Konbatorā Bui) e chiusa nel ’78 da General Daimos (Tōshō Daimosu). Scomparso poco dopo, nell’80, a soli 43 anni a causa di un’epatite, Nagahama portò una notevole dose d’innovazione nel mondo dei super robot con questa trilogia, puntando su storie drammatiche che secondo la sua visione avrebbero fatto breccia maggiormente tra i ragazzini più grandi, anziché tra quelli delle elementari. L’aspetto melodrammatico, ispirato anche al teatro della Takarazuka Revue, era molto importante nelle sue opere, e Vultus V si chiude con la scoperta della vera natura del Principe Sirius che guida gli invasori boazani. È pure lui uno dei figli di Kentarus e quindi fratello di Michel, ma muore tra le fiamme e le lacrime. Sue e del pubblico. Heinel/Sirius è uno dei primi esponenti di un nuovo filone di nemici, anche negli anime robotici: uomini affascinanti (bishonen) che piacciono anche al pubblico femminile, come già Malik in Combattler V e in seguito Rikiter in General Daimos. O Char in Gundam, certo.

Come Combattler, inoltre – il cui titolo era una parola macedonia formata da combine, combat, battle e dal numero 5 – Vultus V riprende lo schema a cinque piloti, ereditato da Gatchaman e in seguito sposato da una miriade di anime robotici, come Golion/Voltron, Godam, etc. Un robot componibile formato da cinque veicoli (Volt Cruiser, Volt Bomber, etc.), ciascuno dei quali con un pilota chiamato a rappresentare una certa tipologia di personaggio. La particolarità è che i titoli dei primi due capitoli della Robot Romance Trilogy si chiudono entrambi con un 5 romano, ma viene pronunciato in originale in modo diverso: “V” (bui) in Combattler, “Five” (faibu) in Vultus.

3. SABURO CHI?

Le storie di Vultus V vengono scritte, alla Toei, da Saburo Yatsude, che però è un nome collettivo che indica un gruppo di sceneggiatori e produttori che lavorano in quegli anni per l’azienda, su vari anime e serie live action del genere tokusatsu. Lo pseudonimo viene impiegato per la prima volta qualche mese prima della nascita di Vultus V, nel ’76, per il tokusatsu The Kagestar, e resta in uso fino alla fine degli anni 90, quando viene rimpiazzato da un altro nome collettivo, Izumi Todo (Magica Doremì, Pretty Cure). Alla Sunrise avevano un loro pseudonimo simile per lo staff, Hajime Yatate (varie serie di Gundam, Trider G7, I cinque samurai…).

4. QUANDO VOLTUS V È (QUASI) DIVENTATO UN EROE MARVEL

No, sul serio. La storia, per chi non la conoscesse, è andata così: a fine anni 70, la Mattel importa negli USA vari giocattoli giapponesi in plastica e metallo legati a robot e kaiju, che includono il Grande Mazinga, Godzilla, Gaiking, Danguard e vari altri, tra cui anche Vultus V. Nasce la linea di giocattoli Shogun Warriors. Nel febbraio del 1979, Shogun Warriors diventa anche una serie di fumetti Marvel dallo stesso titolo, durata 20 numeri e ambientata nel Marvel Universe, ma con solo tre dei robot giocattolo. Vultus V non c’è, ma il fratello maggiore, l’altro robot super elettromagnetico, Combattler, sì. I mech pilotati dal multietnico team di eroi del fumetto sono Raydeen (Raideen), Combatra (Combattler) e Dangard Ace (Danguard).

La serie era scritta da Doug Moench, che nel ’75 aveva creato il personaggio di Moon Knight – prossimamente protagonista di una serie live action su Disney+ ambientata nell’MCU – e negli ultimi due numeri del fumetto erano ospiti i Fantastici Quattro!

6. LA SPADA CANCELLINA

Si è detto tante volte, in questa rubrica sugli anime, come quelli robotici nascessero sempre e comunque per vendere dei giocattoli. Lo sponsor dei giocattoli non solo in molti casi commissionava le caratteristiche del robot (Jeeg) o dettava il suo aspetto (è successo con diversi robot di Go Nagai), ma metteva bocca su alcune caratteristiche degli stessi. Di Voltes V/Vultus V sono stati realizzati negli anni tanti modelli diversi, per bambini un tempo, collezionisti oggi (come il recente Soul of Chogokin Full Action). Quello che non tutti sanno è che, da principio, Vultus avrebbe dovuto avere come arma finale non lo spadone Excalibur (Tenkuuken), che il robot brandiva estraendone l’elsa da quel logo rosso sul petto, ma la pistola del robot.

Popy/Bandai decise che la spada avrebbe avuto maggiore impatto sulle vendite dei giocattoli, e impose il cambio di arma finale. Ma la decisione è stata comunicata allo studio d’animazione quando i lavori erano già in fase avanzata, a fine dicembre ’76, con il risultato che si sono dovute ridisegnare e animare daccapo le sequenze finali degli scontri realizzate fino a quel momento…

6. BRIVIDO CHE SCORRE SULLA PELLE (SENSAZIONI TROPPO BELLE)

La sigla di Vultus V era cantata da Lory & Daniele, cioè Loriana Lana e Daniele Viri, ed è stata scritta da loro su musica e arrangiamento di Carlo Maria Cordio. Gli stessi Lory & Daniele sono gli interpreti anche del brano presente sul lato B di quel 45 giri, la sigla di Chicho e Coca, serie d’animazione spagnola degli anni 70 (Chicho y Coca), trasmessa da noi sulle reti private. Loriana Lana ha scritto anche il testo di varie altre sigle anime, come Pat, la ragazza del baseball.

7. VULTUS V CONTRO LA DITTATURA (PIÙ O MENO)

Uno dei paesi stranieri in cui Vultus V ha attecchito di più, ed è ancora oggi amatissimo, sono le Filippine. A Manila e dintorni, fino al ’78, in TV va in onda solo un po’ di animazione USA. Così, quando arriva Voltes V, sconvolge tutti. Il successo è paragonabile a quello dell’arrivo di Goldrake in Italia: trasmesso al pomeriggio sulla tv nazionale, il robot arriva al 58% di share. Tanto. Anche troppo. Gli adulti si lamentano per questa serie troppo violenta e drammatica che non fa studiare i bambini, e il fatto che sia una produzione nipponica non aiuta: alcune ferite di guerra lì sono ancora aperte. Fatto sta che il dittatore Ferdinand Marcos fa sospendere il programma. In tanti diranno in seguito che lo spirito di libertà che si respirava nella serie ha avuto il suo peso, visto il contesto politico, anche se in un’intervista del 2012, il figlio di Marcos, Ferdinand Romuáldez Marcos Jr., detto Bongbong, ribadirà ai microfoni della ABC che erano state le lobby dei genitori a volere la chiusura del programma.

Fatto sta che Voltes V viene cancellato dalla TV pubblica filippina a sole 5 puntate dalla fine. Il dramma. Per sapere come finisce la storia, si sarebbe dovuto aspettare l’86, con l’uscita di scena di Marcos dopo le elezioni del 1986. Ultimi 5 episodi in TV, nuove repliche, picchi di ascolti assurdi, e un amore per la serie che lì non è mai tramontato. Sì, ognuno ha il suo Goldrake.

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